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Fantascienza
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Fascia 16-19
Utopia

«Vite ! Apportez-moi une seringue et un flacon d’APTX49 dans le troisième refroidisseur.»

«…. a chi appartiene questa voce?»

Dopo alcuni minuti d’attesa. «Vous avez finalement fait.»

«Che debolezza, non mi sento le gambe, non riesco a muovermi, sto per morire?! Sono ancora troppo giovane per morire. Per favore qualcuno, Dio, salvatemi!»

Il ragazzo d’un tratto inizia a scuotersi, come fosse in preda alle convulsioni; viene avvolto da un paio di braccia che lo costringono a fermarsi. A quel punto il ragazzo, ormai immobilizzato, inizia a inspirare e a espirare lentamente fino a calmarsi completamente. Una volta tranquillizzato si accorge di riuscire a muovere le dita delle mani, poi quelle dei piedi e infine gli arti. Con un piccolo sforzo apre gli occhi e ciò che gli viene mostrato va oltre le sue aspettative.

«Tu t’es enfin réveillé. Vous devez savoir que vous et les autres patients de votre plan, étant donné que vous êtes en phase terminale, avez été mis en hibernation avec l’intention de vous réveiller une fois qu’un traitement efficace a été trouvé.»

«Che stai dicendo? Non ti capisco. Io sono Alessandro, sono italiano, ho diciannove anni, riesci a comprendermi? Dove mi trovo?»

Il dottore, vista la differenza linguistica, prova a ripetere il discorso in inglese sperando di essere capito.

«Ma io… , come? Mi sta prendendo in giro? Dove sono i miei genitori? Mia sorella? Quanto tempo è passato?» Il ragazzo inizia a fare domande a raffica senza concedersi nemmeno il tempo di respirare.

«Sir, please calm down.» -«I have some bad news. His family has been dead for decades; it’s been fifty-seven years since he underwent the hibernation procedure.»

Alessandro è attonito, il suo volto è pallido, si sente il mondo crollargli addosso. Tutto ciò che conosceva è perso, questo è il suo unico pensiero. Ma poi, ecco che risuona una voce.

«Ale, ti sei svegliato finalmente!» La voce commossa di una ragazza che si lancia ai piedi del letto.

«Tu? Sei forse Sofia?» E lei, in preda alle lacrime di gioia, risponde con un cenno. Sofia, come Alessandro, era una del reparto. Cinquantotto anni prima, nel dolore della malattia, si erano conosciuti ed erano diventati amici, capaci di capire l’uno il dolore dell’altro.

Durante i due giorni di ricovero per gli ultimi accertamenti, Sofia ha fatto il possibile per aggiornare Alessandro sul mondo in cui stava per ricominciare a vivere.

Gli ha descritto nei minimi dettagli come nei cieli della città in cui si era risvegliata avesse visto per la prima volta un drone, uno vero, che si impegnava a fare il fattorino. A ripensarci, le scappava un sorriso. Come quando aveva visto auto capaci di volare grazie a sistemi innovativi che eliminavano l’utilizzo dei carburanti inquinanti. Gli ha raccontato poi di quando, insieme ad altri ragazzi e adulti del loro reparto, per ricordare insieme il passato, si erano dati appuntamento in un parco nella periferia della città. Quando erano arrivati lì si erano trovati davanti a piante rigogliose e ad alberi giganti, grandi quanto i Baobab del racconto che i ragazzi avevano letto per dimenticare il loro esilio nel reparto.

Alessandro gioisce per le avventure di Sofia, si rallegra nel vederla finalmente in salute, con le gote non più scavate come in passato, bensì di un rosa vivace.

«Sono contento che tu sia guarita, al tempo credevo non avremmo mai avuto la possibilità di vivere una vita normale, credevo l’ospedale fosse il solo confine entro cui ci fosse possibile vivere. Il sorriso che mi stai mostrando ora, invece, è la prova che possiamo vivere davvero. Com’è stato possibile? Come ci hanno salvato la vita?» Chiede il ragazzo, commosso.

«Devi sapere che dopo gli anni della pandemia, poco dopo la nostra ibernazione, sono state fatte varie ricerche basate sui vaccini RNA. Da lì alcuni scienziati hanno iniziato varie sperimentazioni e sono riusciti a raggiungere una cura definitiva efficace contro tutte le forme di cancro. Dopo essermi svegliata, anch’io come te ero piena di domande, così ho iniziato a documentarmi sul sito dell’OMS. Questa nuova vita, questa possibilità ci è stata data dai governi che hanno deciso di finanziare le ricerche mediche, dai medici che hanno votato la loro vita al benessere altrui, dagli scienziati che hanno perseverato nei loro studi. Noi abbiamo il dovere di vivere queste vite a pieno.»

Alessandro, non riuscendo più a trattenersi, scoppia in lacrime. Sofia si poggia al bordo del letto ospedaliero e lo accoglie in un caldo abbraccio, entrambi singhiozzano. Il loro è un pianto liberatorio, il pianto di chi abbandona al passato il dolore e si prepara al futuro.

«Ale» — Lo richiama Sofia. — «Viaggiamo insieme, esploriamo questo nuovo mondo, questa utopia che ci è stato concesso di vedere. Questo universo di possibilità, in cui le persone sono amiche tra loro, in cui siamo cittadini di un verde mondo in salute, privo di discriminazioni, di uomini liberi e felici. Viaggiamo! Andiamo in Africa ad osservare le antilopi e i dromedari, in Antartide a guardare i pinguini, nella giungla dell’Amazzonia a guardare i giaguari!»

«Sai, quando eravamo piccoli e ci parlavano dell’agenda 2030 non credevo fosse possibile per gli uomini risanare il mondo che avevano distrutto, eppure eccoci qui, ce l’hanno fatta davvero. E ora voglio esplorarlo con te. Voglio vivere ogni esperienza che mi sarà concessa, voglio morire un giorno consapevole di aver vissuto ogni mio battito, ogni mio respiro al massimo. Lo giuro.»

«Questa è una promessa allora. E io la manterrò insieme a te, noi vivremo le nostre vite al massimo.»

Pubblicato: 8 Maggio 2023
Fascia: 16-19
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