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Romance
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Fascia 16-19
Uno sguardo, «lo sguardo»

Occhi marroni e riccioli d’oro.

«Io non vorrei qualcosa di già scritto, visto e banale. Vorrei essere l’artefice di emozioni e di sensazioni nuove, non lasciandole scaturire dalla mia mente, ma diventandone io la protagonista.»

Il rumore della campanella stonata interrompe la danza dei miei pensieri, e mi rigetto tra la folla. Con sorrisini, scarpe e vestiti di marca mi faccio strada verso la classe dell’ora successiva. Le ore scorrono via, come fa il mare una volta toccata la riva, ma i miei pensieri rimangono lì. Cerco tra volti sconosciuti uno sguardo, «lo sguardo» capace, nella sua piccolezza, di farmi sognare… Ma anche oggi si sogna domani. Riconosco la Ford Focus grigia di papà, solito posto, solita ora, con papà e i suoi vestiti di lavoro.

Mi lamento della monotonia, della giornata, ma brillo quando sento una sua parola. Il traffico segue il movimento dei miei tormenti e il ritmo dei miei pensieri. La macchina si ferma e assieme a lei anche il mio respiro.

Occhi scuri penetrano nei miei e in così poco tempo riescono a toccare il fondo della mia anima, labbra carnose si socchiudono come per dire qualcosa, quando i nostri sguardi si incontrano, riccioli d’oro ricadono sui lineamenti marcati del suo volto. Ed io lì, senza nemmeno accorgermi di non stare respirando, mi sono sentita, anche se per un attimo, il centro del suo universo. Se solo avessi potuto avvicinarmi e non limitarmi a guardare la sagoma rossa della sua auto allontanarsi.

*

Un tuffo verso Wendy.

Erano solo parole quelle che accarezzavano le sue orecchie, solo bugie quelle che colmavano il suo animo. Aveva imparato a farsi strada oltre il crepuscolo nero, con ferite che spesso si sarebbero potute infettare.

Aveva raccolto i suoi sogni infranti, provato a rallegrare le serate più dolorose. Ma quando si trovava lì, tra il rumore dell’auto in corsa, sua mamma al volante, e il vento che scompigliava i suoi capelli, una barriera d’emozioni lo proteggeva, perché era Peter Pan nella sua isola che non c’è, ma non aveva Wendy, senza la quale anche le nuvole più soffici potevano oltraggiare il suo percorso. Osservava i raggi di sole che padroneggiavano la città, senza, però, riscaldare il suo cuore. I segni di tante turbolenze si fecero sentire e chiuse i suoi occhi.

Sognò un mare in tempesta su cui si rifletteva l’immagine di un faro bianco, lui lo possedeva dalla sua cima, senza nasconderne la possanza.

Le mani si poggiavano sulle ondate di vento, e i suoi occhi non erano abituati a una tale bellezza accompagnata da un disordine stranamente rincuorante.

Dalla cima si vedevano gabbiani, nuvole e un’isola dai contorni sfocati, che sembrava tanto distante, perché semplicemente separata da una tempesta di blu. La salsedine si poggiò sulle sue labbra, con un sapore che lasciava un brivido proveniente dai più profondi sentimenti. Si tuffò… tuffò se stesso e tutte le sue emozioni nel mare, che iniziò a cullarlo e ad annebbiare la sua mente. Aprì gli occhi, ed era ancora lì nella sua isola che non c’è a cercare la sua Wendy, che si celava sotto occhi blu come quelli visti in sogno.

Una volta ritornato alla realtà, lui stava nuotando nel blu dei suoi occhi e ammirava quelle labbra rosate; i capelli emanavano sfumature ramate, se baciati dal sole, e i suoi lineamenti… i suoi lineamenti… oh, se erano belli, ma se solo avesse avuto il coraggio di parlarle ora li avrebbe potuti accarezzare e non contornare solo con la sua immaginazione. Aveva finalmente trovato la sua Wendy.

*

Le ore passavano,  ma la mia mente rimaneva incastrata nell’immagine di quegli occhi marroni, sapevo che potevo rimanere aggrappata solamente a quelle sensazioni senza aspettarmi altro, eppure il mio cuore continuava, imperterrito, a crederci.

L’ultimo motivo per sperarci, era la convinzione che un giorno mi sarei potuta perdere tra lo splendore di quel volto.

Quella sera sarei dovuta andare a una di quelle feste organizzate dal consiglio scolastico, a cui tutti partecipavano, tutti ma proprio tutti, e nella speranza che tra quei volti avrei trovato quello della mattina precedente, mi preparai.

*

Sapeva che poteva essere un’illusione, che l’avrebbe tormentato, lasciandolo senza fiato, torturandolo, ammaliandolo, segnando il suo cuore con cicatrici di un blu elettrico, come il colore di un mare in tempesta. L’avrebbe trovata, toccata, vissuta e respirata.

Lasciandole nell’anima il suo nome, come lei aveva fatto nella sua che ormai stava per affogare in un mare di sensazioni che urlavano solo il nome di un’emozione che presto si sarebbe tramutata in qualcosa di forte.

L’ultima speranza era una di quelle feste a cui non aveva mai partecipato.

*

Le macchine sfrecciavano accanto alla mia, più mi avvicinavo, più qualcosa mi riportava indietro, all’immagine della mattina precedente, qualcosa che mi toglieva il fiato, mi strattonava il cuore, per poi rifarlo più forte di prima. L’odore del mare accarezzò i miei pensieri, e capii che era il momento di scendere.

L’aria a contatto con la mia pelle risultava più fresca, come se la mia calda corazza si fosse allontanata.

Superato il vortice di persone, le mie emozioni attirarono l’attenzione del mio cuore, e con un movimento lento e attento mi voltai, scrutando volti, e fissando occhi nel tentativo di trovare quelli che tanto mi avevano tormentata. Quando la brezza del mare scompigliò i miei capelli, nel tentativo di rimetterli al loro posto, gli occhi furono catturati da capelli color paglia, e da uno sguardo meravigliosamente magnetico.

Era lì, tra la folla, con gli occhi fissi nei miei, come nel nostro primo incontro, era lì, ero lì, eravamo solo noi.

*

In mezzo alla tempesta di persone l’aveva trovata.

Gli occhi color notte.

Labbra carnose.

Pelle che rifletteva la luce delle stelle.

Dei movimenti lo riportarono alla realtà, si muoveva leggiadramente, a ogni passo il suo cuore si sbriciolava, diventando polvere che fu soffiata via da una voce penetrante, che sussurrava: «Piacere, Wendy».

Pubblicato: 10 Giugno 2022
Fascia: 16-19
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