Tutti abbiamo giocato a tris almeno una volta: a scuola col compagno di banco, attenti che il professore non ci veda, su una gru a cento metri da terra, sulla Stazione spaziale internazionale o anche da soli, se siete particolarmente asociali. Questa è la storia di due ragazzini molto amici che abitano in una piccola cittadina sperduta nella campagna. La loro più grande passione è giocare a tris: non passando la fibra da casa loro è lo svago migliore che possono permettersi. Ci giocano sempre, dal giorno alla notte. Si chiamano Gino e Pino, Gino è il più basso dei due. Una mattina, Nino, il padre di Pino, sveglia il figlio nel cuore della notte. Pino si sveglia di soprassalto e gli chiede cosa stia succedendo. Nino risponde che proprio il giorno prima era stato assunto da una piccola cartoleria in America, più precisamente nell’Ohio, come «piegafogli». Gli dice di vestirsi e di fare i bagagli velocemente, perché manca poco alla partenza. Pino con le palpebre ancora attaccate dalla sabbietta si alza dal letto e alla cieca si lava e si veste. Esce di casa di corsa, con indosso delle scarpe col tacco della madre, un pantalone a zampa del padre, il tutù rosa della sorella e una canotta beige. Che stile. Il padre lo lancia in macchina dal finestrino, che però era chiuso e si infrange in mille pezzi. Il rumore dei vetri rotti si aggiunge alle blasfemie fantasiose e colorite del padre molto stressato. Riescono ad arrivare all’aeroporto e in una corsa degna di Mamma ho preso l’aereo si catapultano sull’aereo. Fortunatamente Pino, prima di perdere il telefono al check-in, è riuscito ad avvisare l’amico Gino dell’inaspettata partenza. Gino è spiazzato dalla notizia, ed è molto triste. Nella tristezza di perdere un buon amico, e un ottimo giocatore di tris, Gino ha un’idea abbastanza folle. Pensa di poter giocare a tris via posta. A ogni lettera si segna sulla griglia di gioco una mossa, poi si spedisce e si aspetta la lettera con la mossa dell’avversario. Inizia lui, mette una croce nel quadratino in alto a sinistra. Piega il foglio, scrive su un piccolo pezzo di carta le brevi regole del gioco. Chiude la busta con una leccata vigorosa alla colla e porta la lettera all’ufficio postale. Dopo tre ore, quattro pustole sotto i piedi e un morto riesce a spedire la lettera. Il commesso allo sportello prende la lettera e la butta in un grande sacco, pieno zeppo di lettere. Le lettere poi vengono smistate ai vari postini. Agostino è il postino che si occupa delle lettere che vanno negli USA. Prende il suo pacco di lettere e le mette nel suo piccolo camioncino. Dopo essersi assicurato di aver preso tutto parte in direzione autostrada. Arriva all’aeroporto, mette tutto nella stiva dell’aereo e recupera le lettere che vengono dall’America. L’aereo attraversa l’oceano e dopo qualche ora la lettera arriva a casa di Pino trasportata da Bob, un simpatico postino americano. Finalmente Pino apre la lettera e legge entusiasmato le parole di Gino. Legge le regole e inizia a guardare con attenzione la griglia tre per tre. Essendo un professionista si prende tutto il tempo per segnare la sua mossa, riflettendo sulle varie strategie e sulle strategie di Gino. Dopo qualche ora segna la mossa sul pezzetto di carta. Abbastanza soddisfatto chiude la lettera con la colla attaccando dietro la busta una cartolina di New York, dato che non ce n’erano con la scritta «Ohio». Va alle poste e spedisce la lettera a Gino. Parte un via vai di lettere e di partite, di mosse azzardate e difese prodigiose, di vittorie schiaccianti e di pareggi inaspettati. Nel frattempo gli anni passano, trenta per l’esattezza, e cambiano molte cose. Gino è sposato con Pierina e ha un bambino, ovviamente lo hanno chiamato come il nonno, Lino. Pino è un pollastrello sempre sulla piazza, un festaiolo che si diverte ad animare le conversazioni con aneddoti sulle sue partite a tris. Il giorno del decimo compleanno di Lino al TG1 passa una notizia assai curiosa. È stato organizzato un torneo mondiale di tris, il TMT. Le iscrizioni sono aperte a tutti e immediatamente Gino e Pino si iscrivono. Partono le qualificazioni, Gino vince molte partite, il vecchio Tino alla fine è scoppiato a piangere quando ha perso. Anche Pino se la cava molto bene, quel cerchio messo in basso a destra ha totalmente disorientato l’avversario facendogli sbagliare la mossa successiva e perdere così la partita. Passano alcuni giorni e i nostri due amici raggiungono gli ottavi, poi i quarti. La semifinale è molto combattuta da entrambe le parti. John, l’avversario di Pino, scaglia con la penna un colpo poderoso. Pino però riesce a difendersi con un’ottima difesa portandosi sul pareggio, un risultato sufficiente per passare alla finale. Anche Gino riesce a superare le semifinali a fatica ma alla fine porta a casa una vittoria molto importante. Il giorno della finale Gino, il più basso dei due amici, si siede al tavolo e avvicina la sedia. Vede arrivare il suo amico d’infanzia. I due si guardano un po’ commossi dopo tutti quegli anni a scambiarsi lettere. «Non avevo dubbi che ci saresti stato tu dall’altra parte di questo tavolo di fronte a me» dice Gino. Sta a lui la prima mossa. Segna una croce nel quadratino in alto a sinistra, la stessa mossa della loro prima partita via lettera. Pino accenna una piccola risata, pur mantenendo una grande concentrazione e segna un pallino al centro della griglia. Gino parte all’attacco con una croce in alto a destra, il classico attacco «ginese», dal nome del suo inventore. Pino stoppa l’attacco di Gino con un cerchio tra le due croci. Gino con una difesa prodigiosa ferma il tris di Pino. Pino però non demorde e prova ad attaccare sul lato destro della griglia ma Gino interrompe l’attacco riproponendo la stessa mossa usata prima. La partita si avvia verso la fine, mancano due mosse. Un ultimo cerchio e un’ultima croce e la partita finisce. Entrambi, dopo il furioso scontro, guardano la griglia che mostra un pareggio. Si alzano con le lacrime agli occhi e si abbracciano. Dato che entrambi hanno mostrato un grande valore al tavolo, i giudici optano per dare la vittoria a entrambi. Così si conclude il primo TMT, sul podio ci sono entrambi sul gradino più alto. Sventola la bandiera italiana e risuona l’inno.
