Una ragazza sta leggendo un libro seduta accanto alla finestra. La storia la prende tanto che non riesce a staccare gli occhi dalle pagine. Mentre segue con attenzione la vicenda che assorbe tutta la sua attenzione, sente un improvviso rumore che sale dalla strada. Sarà stato un incidente, si dice. E riprende a leggere. Ma subito dopo ecco un altro colpo. Il vetro della finestra trema. Perfino il libro trema fra le sue mani. Ma lei non vuole a nessun costo staccarsi dalla pagina. Che mi importa di quello che succede in strada!, si dice. Al terzo colpo però è la casa intera che si scuote e traballa. E lei non può fare a meno di alzarsi e avvicinare la faccia al vetro. Quello che vede le fa cadere il libro dalle mani…
Il mondo si è rivoltato, si dice. Le strade sono piene di gente ammassata intorno a manifesti con strane figure.
Ma quanto tempo è passato da quando ha iniziato a leggere? Effettivamente è arrivata alla fine del libro in un solo pomeriggio, ma è strano che in poche ore il mondo possa essere cambiato così tanto. Non se lo spiega, è una cosa troppo strana.
Uomini con inusuali cappelli a cilindro si dirigono verso un ingente gruppo di soldati, o almeno così sembra. Che tornino da una guerra? Ma quale? C’è una guerra? Allora forse gli spari erano per questo, forse festeggiano una vittoria.
La ragazza decide di scendere in cortile per chiedere di persona che cosa stia accadendo, ma non vuole separarsi dal suo amato libro e decide di portarlo con sé, mettendo un segno sul punto dove era arrivata a leggere.
Una volta in strada viene travolta dalla folla manifestante. Sembra essere tornati in un’altra epoca, indietro di più di cent’anni. Il clima è secco e arido, ancor più a causa della polvere sottile che, sollevandosi dalla strada sterrata, sferza la pelle dei passanti fino a penetrare nei vestiti, come fosse composta da aghi sottili, lasciando addosso quella sensazione spiacevole di prurito e secchezza. La ragazza comincia a camminare contro il flusso delle persone, venendo spinta e trascinata dalla massa impetuosa. Ma vuole capire ciò che succede e per farlo deve assolutamente raggiungere la piazza principale. Ancora poco, manca veramente poco. Ma che maleducati, neanche guardano davanti!
Finalmente raggiunge la piazza. Che disastro!
Niente più parcheggi, niente automobili, solo volantini colorati sparpagliati ovunque per terra, raffiguranti delle bandierine tricolori. Tutto intorno è desolazione. Ma cosa c’è lì? Una gallina? Ma questa è la fine del mondo o cosa? Da quando una gallina, nel XXI secolo, gira libera in una pubblica piazza? Probabilmente è scappata da qualche fattoria e per puro caso è giunta fin qui, o forse è scappata dal coltello del macellaio. Comunque, a parte il caso della gallina, è bene chiarirsi un po’ le idee. Ecco un gruppo di uomini. La ragazza va a chiedere spiegazioni. Ma loro la guardano e si mettono a ridere. Ma oggi sono tutti così maleducati?
Improvvisamente la ragazza si accorge di non aver più il libro tra le mani. Dove lo avrà dimenticato? Forse le è caduto tra la folla. Sarà difficile ritrovarlo. Ah no! Eccolo, sul bordo della fontana. Qualcuno lo deve averlo visto a terra e lo ha lasciato lì.
Sente vagamente lontani schiamazzi, forse si tratta di un bar. Decide di seguire quelle voci, che alla fine la conducono in un localetto stretto e puzzolente: “Locanda del vino buono”. In quella specie di bugigattolo l’oste è indaffarato a versare del vino in grosse caraffe, colmandole fino all’orlo. Tutti i tavoli sono circondati da uomini simili a quelli che aveva visto dalla finestra. Che ci sia stata per caso una svendita di quei buffi cappelli a cilindro?
Affamata e stremata dall’afa di agosto, decide di tornarsene a casa. Chiederà spiegazioni ai suoi genitori, sicuramente più informati di lei.
Ma non fa in tempo a raggiungere il portone che una folata di vento le strappa il prezioso libro dalle mani, facendolo roteare in aria e gettandolo lontano da lei, che nel frattempo è stata accecata dalla polvere pungente. Si riprende quasi subito, ma improvvisamente si ritrova in un altro ambiente: il suo palazzo non c’è più, anche la piazza e la strada sterrata sono scomparse, lasciando il posto a un’enorme distesa di sabbia dorata, fronteggiata da un mare sconfinato, tanto azzurro da confondersi con il cielo.
Questo è veramente il colmo, si dice. È un sogno, altrimenti non è possibile. Ma la consapevolezza della sua corporeità le fa prendere coscienza dell’errore: non è un sogno. È forse diventata Alice nel Paese delle Meraviglie? Eppure lì c’è già stata, non sa quando, ma c’è già stata. Ha come un improvviso déjà-vu: forse ha visto quel luogo nei suoi frequenti sogni, o lo ha immaginato nelle fughe spaziali che la colpiscono quando è stanca della realtà che la circonda. O forse, più semplicemente, è simile a un posto di mare in cui l’avevano portata i suoi genitori quando era piccola. Quanto ama andare al mare! Desidera tanto tornarci, ma ormai la sua famiglia ha optato per le vacanze in montagna.
Questi pensieri, però, sono interrotti bruscamente dal vociare di una folla che si avvicina. Meglio nascondersi dietro ad un cespuglio, potrebbero avere cattive intenzioni! Dopo poco tempo appare un gruppo di uomini vestiti con delle camicie rosse. Marciano sulla spiaggia in fila, dietro un uomo robusto che probabilmente è il loro capo. Forse sono appena sbarcati da un lungo viaggio, pensa la ragazza. Forse sono dei soldati senza la solita uniforme. Ma che ci fanno tutti quei soldati in spiaggia, per di più in un periodo di pace?
Passato il gruppo di uomini in camicia rossa, esce dal suo nascondiglio per cercare un altro segno della presenza umana. Di certo in quella spiaggia così deserta è difficile trovare qualcuno con cui parlare, ma ciò che inaspettatamente ritrova è il suo libro, sulla riva, lambito dalle placide onde del mare. Come avrà fatto a seguirla? È un libro magico? Le facoltà dell’uomo non possono certo spiegare tutto, ma fatto sta che lei e il libro sono ancora insieme, su una spiaggia deserta, lontano da casa.
La cosa più naturale e spontanea in una situazione del genere sarebbe stato piangere e disperarsi. Ma non è così per la nostra ragazza! Lei adora avventurarsi in posti sconosciuti, ama scoprire nuove cose, è intelligente, astuta e coraggiosa. Ora è eccitata come un bambino al parco quando scopre nuovi luoghi dove rintanarsi e giocare con gli amichetti, o quando capisce di avere le manine mettendole in bocca. Del resto questo è un viaggio troppo strano ed entusiasmante per non esserne eccitata.
Mentre sta per raccogliere il libro, un’altra improvvisa folata di vento gira le pagine e lei rimane nuovamente accecata dalla sabbia negli occhi. Appena riesce ad ottenere un po’ di sollievo dal dolore, ed è in grado di aprire gli occhi, si vede immersa in un altro paesaggio, questa volta montano, circondata da alberi altissimi che proiettano la loro lunga ombra sulle vallate circostanti. Il sole sta per tramontare, presto farà freddo e probabilmente arriveranno i lupi. Inizia a girovagare anche lì ma, poi, non sapendo più cosa fare in un posto così aspro e desolato, avendo capito il meccanismo del suo viaggio, gira a caso le pagine del libro e si ritrova prima a Napoli, poi a Roma, poi di nuovo in spiaggia… Vede cose meravigliose: città che non aveva mai visitato, antichi palazzi, musei, uomini importanti, addirittura il re in persona, scrittori famosi, politici del tempo, ma anche le piazze e le strade dei mercati cittadini, persone umili, poveri contadini stremati dalla fame, bambini malnutriti che fanno l’elemosina per comprare un pezzo di pane.
Da questi suoi viaggi riesce a comprendere molte cose che prima non riusciva a capire; è diventata donna, si è creata un’idea critica della realtà. Ora si sente più autonoma e più responsabile. È cresciuta. È incredibile un tale cambiamento in così breve tempo. Improvvisamente però…
«Amore, è pronto! Vieni a cena? Ma stai ancora leggendo quel tuo libro sulla storia d’Italia?» le chiese sua madre avvicinandosi amorevolmente per baciarla.
«No, mamma, non sto semplicemente leggendo! Sono appena tornata da un viaggio meraviglioso, un po’ strano, ma meraviglioso!».

