Il sole era ormai calato, quando Gabriele capì che qualcosa nel suo esperimento non andava, nonostante avesse seguito le istruzioni. Avrebbe preferito non andare a scuola il giorno successivo. Cosa avrebbe raccontato al professore? Qualunque cosa gli avesse detto, il docente lo avrebbe umiliato davanti a tutta la classe, come era già capitato. «Stupido aggeggio!» esclamò esasperato il ragazzo. Nel mentre, diede un calcio al macchinario; perché si sa, quando una cosa non funziona, va presa a calci. L’oggetto, dopo essergli caduto addosso, emanò una strana luce blu, la quale lo risucchiò. Quando riprese conoscenza, si svegliò in una stanza colorata, davanti a una ragazza che lo fissava preoccupato. Aveva un aspetto strano, pensò. La fanciulla aveva i capelli biondi, legati in una coda. Gli occhi erano grandi, chiari, quasi trasparenti. L’abbigliamento era di sicuro molto eccentrico. Indossava dei pantaloni a zampa di lycra, i quali stranamente brillavano nella penombra della stanza. Le scarpe avevano una punta talmente tanto ampia, da far dubitare a Gabriele, il quale era un appassionato di scarpe, che esistessero in commercio. La felpa pareva essere fatta di cotone, ma aveva la particolarità di essere trasparente, cosa che confondeva molto il fanciullo. Sulla maglietta c’era una scritta in uno strano italiano, cui il ragazzo non riusciva a comprendere.
«Da che anno vieni?» chiese la giovane. Gabriele era parecchio confuso, però rispose lo stesso «2023». Lei esclamò sorpresa: «2023? Non pensavo si potesse viaggiare nel tempo nel 2023…» «Aspetta, viaggi nel tempo? Ma di che parli?» La ragazza scoppiò a ridere, poi rispose «Scusa, non mi sono ancora presentata. Sono Irina, studio al liceo Carlo Alberto Rossi, indirizzo turistico–intertemporale. Probabilmente non sai cosa sia, poiché i viaggi nel tempo si sono diffusi nel 2350». Gabriele ci mise un po’ a capire ciò che la fanciulla avesse detto. Per questo Irina dovette spiegargli ogni cosa nei minimi dettagli. I viaggi del tempo, almeno quelli ufficialmente registrati, si erano iniziati a compiere intorno al 2330, per poi diffondersi nel 2350. Ciò era possibile perché Carlo Alberto Rossi, da cui prendeva il nome il liceo di Irina, era riuscito a capire come spostarsi da una linea temporale all’altra. «Per capire meglio il concetto, immagina le linee temporali come linee continue, ognuna parallela all’altra. Ecco, ognuna di queste è sfasata di qualche secolo rispetto a quelle vicine». Ciò che fece aggiudicare a Rossi il Nobel fu proprio la scoperta di tale teoria e, soprattutto, la creazione di un macchinario capace di passare da una linea temporale all’altra. Irina aggiunse che, con la diffusione dei viaggi nel tempo, si era sparsa l’abitudine di mostrare alla gente degli altri tempi come fosse il proprio. Ciò però era possibile solo nel caso in cui nelle altre epoche ci fossero macchine del tempo. Questa diffusione portò alla creazione del lavoro di Guida Cronologica, ovvero una persona incaricata di spiegare alle persone di altre epoche tutte le caratteristiche del periodo che stavano visitando. Tale lavoro divenne così popolare che venne aggiunta come materia scolastica, nei Paesi in cui ogni studente sceglieva le proprie materie, oppure, come in Italia, venne creato un indirizzo specifico. «Una domanda – fece Gabriele – ma a che serve spiegare alle persone di altre ere le particolarità della propria?». «Tante persone vogliono conoscere le caratteristiche di epoche più avanzate della loro per far progredire prima quella in cui vivono» rispose la ragazza «altre persone invece vogliono farsi una vacanza e hanno bisogno di una guida turistica– aggiunse – noi ragazzi del liceo possiamo fare da guida solo ai turisti». Spiegò anche che per diplomarsi dovevano aver svolto il lavoro almeno sessanta volte e dovevano essere stati giudicati sufficienti dai turisti, i quali recensivano la propria visita. Gabriele, dopo tutte queste informazioni, era scombussolato e in parte confuso. Bisogna sapere che nel 2972, l’anno dalla quale proveniva Irina, le persone parlavano la propria lingua natia mista all’inglese. Per questo motivo la ragazza passava dall’italiano, che non va immaginato come il nostro poiché come era mutato nel corso dei secoli, all’inglese. Dopo questa lunga spiegazione, fece un breve questionario a Gabriele, per segnare le generalità su una scheda. «Puoi dimostrarmi che vieni dal 2023? Perché se lo scrivo penseranno che me lo sia inventato». Il ragazzo le diede la carta di identità, sperando che bastasse e per fortuna fu così. All’improvviso al ragazzo tornò in mente che il giorno seguente doveva andare a scuola, perciò doveva tornare nel 2023, altrimenti sua madre si sarebbe preoccupata. Per questo chiese come si poteva tornare indietro. Irina, la quale non aveva mai incontrato una persona proveniente da un’era senza macchine del tempo, non lo sapeva. Perciò decisero di andare a chiedere al Centro di Assistenza Viaggi Inter-temporali.
Gabriele non poteva credere che la città in cui era capitato fosse proprio la sua Roma. Ad eccezione dei parchi, il fanciullo non aveva mai visto tanto verde in città. I balconi di ogni palazzo erano decorati con piante, facendoli sembrare dei giardini pensili. Nonostante ci fosse traffico, non c’era tanta confusione, poiché le auto erano silenziose. Passeggiando sui marciapiedi, mai visti nel 2023 così puliti, Gabriele notò una proiezione di un cartello di propaganda elettorale. «Irina, ma è un robot quello sul cartello?» la giovane annuì. Successivamente iniziò a raccontare come i robot, intorno al 2100, iniziarono a entrare in politica. Furono i robot a intraprendere una politica a favore dell’ambiente, con l’appoggio dei giovani umani. All’inizio ci furono state molte proteste, soprattutto da parte di molti anziani, poiché erano state emanate leggi molto rigide a sfavore del consumo di carne ed energie non rinnovabili. Nonostante ciò, divennero molto popolari poiché incorruttibili, inoltre erano abilissimi nell’analizzare dati di ogni tipo. Così, nel giro di cinquant’anni, il pianeta fu meno inquinato. Gabriele lo notò quando passò vicino al Tevere: si poteva vedere il fondo grazie alla sua limpidezza. Irina aggiunse che nel 2972 i robot vivevano in simbiosi con gli umani: essi, infatti, svolgevano principalmente i lavori troppo pericolosi per l’uomo, migliorando la condizione di vita di quest’ultimi. Negli ultimi vent’anni però, non era raro vederli svolgere lavori tipicamente umani, come il segretario, il netturbino o, raramente, il consulente aziendale.
Ad un certo punto dovettero prendere l’autobus. Quando salirono origliarono la conversazione di due anziane. Una raccontava all’altra di una notizia letta quella mattina: la popolazione sarebbe arrivata a 5,5 miliardi l’anno successivo. «Com’è possibile che moriranno tutte queste persone?» domandò preoccupato il giovane. «Morire? La popolazione ci deve ancora arrivare a 5,5 miliardi. Tranquillo, che non muore nessuno, al massimo nasce qualcuno». Irina poi spiegò che la popolazione intorno all’inizio del 2000 stava iniziando a invecchiare. Poco prima del 2100, le persone con più di novant’anni erano l’85% della popolazione mondiale, con la conseguenza che l’umanità si decimò nel corso di qualche anno. All’inizio sembrò una catastrofe, poi la gente si rese conto che era un’opportunità di rinascita. Le risorse che qualche decennio prima erano esigue, intorno al 2100 erano diventate più che sufficienti.
Scesi dall’autobus, i due fanciulli ripresero il cammino. Ad un certo punto Gabriele notò che non c’erano auto. Irina gli spiegò che passavano sottoterra, in modo da lasciare tranquilli i pedoni. Questo modo di costruire i quartieri era stato introdotto a Roma solo da qualche secolo, quando ampliarono e ricostruirono le zone intorno ai confini della città. «I primi a farne un largo uso furono gli Ucraini, dopo la guerra iniziata nel 2022 – esclamò la ragazza – però dopo il conflitto si è ripresa benone: adesso è tra le nazioni più potenti al mondo. È all’avanguardia nel campo della tecnologia e per quanto riguarda i diritti civili». Dopo un po’ il giovane le chiese dove fossero, poiché non riusciva a orientarsi. «Siamo in periferia.» Gabriele non se lo aspettava. Irina aggiunse che dal 2560 era iniziato (dapprima solo in Ucraina, successivamente in tutto il mondo) un progetto di riqualificazione delle periferie. Nel 2678 il progetto fu concluso. Nello stesso anno si raggiunse l’obbiettivo mondiale di azzerare le disuguaglianze sociali all’interno degli Stati e tra gli Stati stessi.
I ragazzi arrivarono davanti al Centro di Assistenza Viaggi Inter-temporali. Irina spiegò il problema ad uno dei robot dell’assistenza, che non sembrò preoccupato, seppur sorpreso. Spiegò ai ragazzi che per far tornare Gabriele nel 2023, bisognava usare una macchina del tempo “monouso”. Questo tipo di macchinari funzionavano in qualsiasi epoca, però erano poco resistenti: poteva affrontare un solo viaggio. Venivano usate se, durante un viaggio nel tempo tradizionale, avveniva un incidente e le persone si ritrovavano in un’epoca in cui le macchine del tempo non c’erano. In questo modo ogni individuo poteva tornare nel proprio periodo storico in tranquillità. Erano molto piccole, della dimensione di una pila AA, perciò molto agevoli. Era consuetudine che ogni passeggero se ne portasse una. Il robot ne diede una a Gabriele. Il ragazzo fu un po’ triste di tornare nel 2023, però dall’altra parte sapeva di non poter restare nel 2972. Prima di andare però, fece un favore a Irina: le lasciò una recensione molto positiva, scrivendo che la ragazza aveva svolto il suo lavoro di guida in maniera eccellente. Il giovane attivò la macchina e un fascio di luce lo avvolse.
Gabriele si svegliò sul pavimento. Guardò l’ora: erano le 2.34 del mattino. Si domandò se avesse sognato. Nella sua tasca c’era qualcosa. La estrasse: era la macchina “monouso” rotta. Il ragazzo sorrise. Era contento di non essere pazzo. Di fianco a lui giaceva il suo progetto di fisica. Non era venuto come voleva il professore. Sarebbe stato inutile raccontargli che aveva realizzato qualcosa di meglio: il docente non gli avrebbe creduto. Per questo, Gabriele andò a dormire tranquillo, come se non avesse inventato per errore uno dei macchinari più importanti dell’umanità, molto prima che lo facesse Carlo Alberto Rossi.
