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Romance
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Fascia 16-19
Storia di un uomo che ce l’ha fatta

Sogno da quando sono piccolo di diventare un cantante famoso, una grande celebrità in grado di arrivare al cuore delle persone, in grado di poterle cambiare. E oggi mi si è presentata davanti la più grande occasione per poter raggiungere questo mio obiettivo: qualche mese fa decisi di fare un provino per un talent show americano e mi dissero che mi avrebbero fatto sapere; erano passati due mesi da quel giorno e ormai non ci speravo più.

Oggi però, mentre studiavo (quinto anno di liceo), mi ha chiamato Mike, il mio migliore amico, dicendomi che aveva una cosa urgente da dirmi, possibilmente dal vivo. Iniziavo a preoccuparmi, pensavo si fosse cacciato in uno dei suoi soliti guai; sono andato di corsa a casa sua e appena sono entrato le sue prime parole sono state: «Ce l’hai fatta. Fai parte del talent».

«Come no!», gli ho detto con tono ironico.
Poi, però, mi ha fatto vedere il sito del talent dal suo telefono e sulla lista dei partecipanti c’era anche il mio nome.

Devo sbrigarmi a fare le valigie perché il treno che ci porterà a New York parte alle 7:00 di domani mattina; ci, perché non sarò solo in questa esperienza, ma mi accompagnerà Mike.
Arriviamo a New York e ci dirigiamo subito verso l’hotel che la produzione del talent ha messo a disposizione per noi partecipanti: qui ci sono tantissimi ragazzi della mia età, che come me sognano di diventare, un giorno, delle celebrità. Tra tutti, però, incrocio lo sguardo di una ragazza che mi guardava come se dalla porta fosse entrato chissà quale essere vivente: era uno sguardo sorpreso; non so, però, se lo fosse in modo positivo o negativo. Decido, allora, di avvicinarmi a lei e presentarmi:
«Pia-ce-re, Toni» le dico.
«Piacere Grace.»

Fortunatamente non c’è bisogno di parlare in inglese o di scandire le parole come avevo appena fatto: capisce l’italiano e lo sa parlare anche abbastanza bene.
«Sei nata qui?» le chiedo.
«Sì, scommetto, invece, che tu vieni dall’Italia» risponde lei.
«Sei molto intuitiva vedo. Come mai sai parlare l’italiano allora?»
«Sono stata diversi anni in Italia; purtroppo mia madre è morta sei anni fa e mio padre dopo qualche anno ha deciso di farsi una nuova vita con un’altra donna, lasciando tutti i suoi figli da soli; siamo cinque figli e io sono la più grande. Non potevo lasciarli patire di fame, non me lo sarei mai perdonata, e allora decisi di lasciare la scuola e trovare un lavoro – anche più di uno contemporaneamente – che mi permettesse di mantenere tutti i miei fratelli aspettando che si facessero grandi. In America ho lavorato per due mesi in tre pub diversi; gli uomini bevevano tanto e ogni tanto volava qualche insulto sul mio colore della pelle.»
«Ti dava fastidio immagino.»
«Sì, mi dava fastidio; ma, vedi, quando ti trovi a dover soddisfare delle esigenze non pensi all’ignoranza della gente, pensi solo a portare a termine la tua “missione”. Il problema è quando il colore della tua pelle inizia a essere un problema, e non per la gente comune, ma per chi sta al di sopra di te. E mi riferisco ai proprietari dei locali: iniziavano a cacciarmi dai loro pub per rimpiazzarmi con altre ragazze bianche. Decisi, allora, di andare in Italia, per cercare lì un nuovo lavoro. Lo trovai, anche se mi pagavano molto di meno rispetto agli altri ragazzi che lavoravano lì. Ma in quel momento mi interessava solo ricavare qualcosa per poter dare da mangiare ai miei fratelli e questo mi ha spinto a non mollare.»
«Come mai sei qui allora?» le chiedo incuriosito.
«Sai, fin da piccola ho questa passione per la musica. Dopo anni e anni di sacrifici mi si è presentata davanti quest’opportunità; non potevo rifiutarla. Può aiutare me e i miei fratelli ad avere un futuro migliore.»
«Capisco.»
«Ora devo andare. Mi ha fatto piacere conoscerti.»
«Il piacere è stato tutto mio. Ci si rivede.»
Grace se ne va e io per un momento resto impassibile: è come se la sua storia mi avesse lasciato un vuoto dentro, come se io ne fossi il protagonista. Gli autori del talent ci hanno chiesto di scrivere una canzone per un’eventuale finale.

Non so cosa scrivere; chiedo a Mike di suggerirmi qualche idea, ma neanche lui sa come aiutarmi. Poi mi ricordo della storia di Grace, che in realtà rispecchia la storia di tante ragazze che si trovano nella sua stessa situazione: quale tema più attuale e vero di questo!

Inizio a scrivere la canzone e in cinque giorni è pronta.
Inizia il talent e per chissà quale miracolo riesco ad arrivare in finale; ultimo step: vincere.
«Toni sei tu il vincitore», queste le parole del presentatore.
Non ci posso credere, ce l’ho fatta.

Nei giorni successivi alla finale la mia canzone risuona in tutte le strade della città e mi contattano diversi giornalisti per rilasciare delle interviste; ho raggiunto il mio primo obiettivo, ovvero quello di diventare un cantante famoso, ora tocca raggiungere l’altro: arrivare al cuore delle persone e cercare di cambiarle. Ho deciso, sceglierò il programma più noto per rilasciare quest’intervista.

Le prime domande sono quelle più comuni: «Come ti senti dopo la vittoria?»; «hai dormito la notte dopo quella magica serata?»; «A chi dedichi questa vittoria?». Poi, però, arriva quella più importante, quella che più mi interessava, quella che aspettavo più di ogni altra: «Quale messaggio vuoi lanciare con questa canzone?».

«La canzone parla della storia di questa ragazza, Grace, che ho avuto la fortuna e l’onore di conoscere: mi ha raccontato alcune vicende della sua vita e allora ho deciso di scriverle su carta e di inciderle nella testa e nel cuore delle persone ,attraverso ciò che mi riesce meglio: fare musica. Con questa canzone vorrei sensibilizzare il maggior numero di persone possibile, vorrei che per un attimo si mettessero nei panni di questa ragazza e di tutti quelli che si trovano nella sua stessa situazione, perché purtroppo non è l’unica; vorrei che alcuni elementi della società in cui viviamo iniziassero a rendersi conto degli errori che continuamente commettono, di quanto male rechino attraverso delle semplici parole o gesti; vorrei che iniziassero a capire i veri problemi e veri valori della vita; vorrei che non si rispettassero solo le persone con cui si vive, sebbene anche questo si stenti a fare, ma anche l’ambiente in cui si vive; vorrei che tutto il mondo cambiasse, in positivo ovviamente, e spero che queste parole aiutino a far sì che ciò accada. Non ho nient’altro da aggiungere», finisce così l’intervista.

Il giorno dopo le mie parole sono su tutti i giornali, se ne parla in molte trasmissioni televisive e sono anche oggetto di dibattito nei più noti bar della città: sono molto felice di tutto ciò, ma ciò che mi riempie di più il cuore sono le numerose manifestazioni (pacifiche) che sono state organizzate in tutta New York, e non solo: sì, perché da quel giorno la notizia si è diffusa anche a livello continentale e intercontinentale. È scoppiata una vera e propria rivoluzione pacifica, che ha spinto anche le persone che si trovavano agli apici delle società ad agire in questa direzione. C’è voluto tempo ovviamente, è passato qualche anno, ma attraverso le numerose proteste che ci sono state (ovviamente sempre con tono pacifico) e le parole di altre celebrità che sicuramente hanno un’influenza maggiore della mia, siamo riusciti a raggiungere il nostro obiettivo. Siamo, perché è stata un’iniziativa voluta non solo da me e da qualcun altro, ma da tutti.

Ad oggi mi sento finalmente parte di una comunità, in cui nessuno parla più di migrazione perché tutto è di tutti, dove non esiste un centro o una periferia, dove nessuno è al di sopra degli altri, dove tutti vivono in simbiosi, dove non si parla più di pregiudizi, di indifferenza, di diversità, di guerra. Non si parla più nemmeno di inquinamento, perché fortunatamente la comunità si è resa conto che per salvare sé stessa c’era bisogno di salvare in primis il luogo in cui viveva; è bastato fare ciò che ormai si diceva da anni e che solo pochi fino a questo momento avevano fatto: non gettare rifiuti per terra, rispettare anche il mondo vegetale, utilizzare solo oggetti ecosostenibili, fare la raccolta differenziata: insomma, vivere all’interno di un ecosistema in modo da favorire anche il miglioramento di un clima ormai impazzito (a causa, ovviamente, degli errori che l’uomo ha commesso in passato).

Qui tutti i ragazzi vanno a scuola perché hanno sempre più voglia di conoscere cose nuove. Tutti gli adulti lavorano, perché tutti sostengono e contribuiscono allo sviluppo della comunità: persino Mike lavora e forse questa è una delle più grande imprese che ho realizzato!
Non è una società perfetta ovviamente, sarebbe sbagliato pensare che lo fosse: continuano a esserci discussioni, continuano a esserci alcuni elementi che cercano di rompere quest’equilibrio che si è creato, si continua a commettere degli errori. La mentalità, però, è diversa rispetto al passato: le discussioni vengono chiarite con il semplice uso della parola, con quegli elementi che cercano di spezzare gli equilibri si parla e si cerca di far capire loro i vantaggi di questa situazione e non vengono zittiti per sempre come si faceva in alcuni casi nel passato e, soprattutto, dagli errori ora si impara e si va avanti.

Ciò che mi rende più orgoglioso della mia persona è essere riuscito a far nascere e crescere i miei tre figli in una società completamente diversa da quella in cui sono nato e cresciuto io, una società che al me ragazzo poteva sembrare solo un’utopia. Sono riuscito ad assicurare loro un futuro migliore, lontano da quello apocalittico che tutti quelli della mia generazione, me compreso, si aspettavano.
Sì, la madre dei bambini è Grace, se è questo quello che vi stavate chiedendo. Io e lei siamo ormai sposati da cinque anni.

Mai sono stato così fiero di me: sono riuscito a far mutare il mondo e questo è sempre stato il mio più grande desiderio, prima ancora di quello di diventare un cantante. Forse è stato anche il mio senso di responsabilità, che ormai è la caratteristica principale di tutti in questo mondo, a spingermi a intraprendere questa missione: ero diventato un personaggio noto, avevo il dovere di provare a cambiare qualcosa e dovevo essere io il primo a darne l’esempio.

Questa è la storia di un uomo che attraverso la propria passione è riuscito ad entrare nella mente e nel cuore delle persone e che non ha mai cessato di credere di poterlo fare; certo, forse non si aspettava tutti questi risultati, ma sicuramente non ha mai smesso di sperarci. I sogni sono la principale fonte di energia di un uomo e oggi, all’età di trenta anni, lontano da quel ragazzino di diciannove, ma sempre con le stesse ambizioni e la stessa determinazione, posso dire di non essere l’unico a crederlo.

Pubblicato: 31 Gennaio 2023
Fascia: 16-19
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