Bentornato!
Non fai ancora parte della nostra community?
Fantascienza
  |  
Fascia 13-15
Storia della buonanotte

«Nonno!» Lisa letteralmente saltò sulle ginocchia del vecchio signore, Giovanni. Lui gemette piano per il dolore e si sistemò meglio sotto il peso della bambina.

«Dimmi tesoro, cosa c’è?» Il nonno sedeva sul divano, vicino al fuoco che scoppiettava nel camino, già addobbato per Natale. Nastri dorati e rossi pendevano ovunque, e le luci sull’albero si riflettevano sulle palline e illuminavano il resto della stanza. Fuori era quasi buio, anche se era ancora pomeriggio. Sui capelli castani della bambina e su quelli canuti del nonno risplendeva la luce calda del fuoco.
«Mi racconti ancora di quando hai incontrato la nonna?» Mentre parlava, gli occhi della bambina splendevano di curiosità ed eccitazione. Amava quando il nonno le raccontava quella storia, ancora, ancora e ancora.
Giovanni ridacchiò.
«Non ti stanchi proprio mai di sentirla?»
«Come posso stancarmi? Sei troppo bravo a raccontarla!» Lei gli sorrise.

«Dai, per favore! Solo un’altra volta» l’uomo sospirò sorridendo.
«E va bene, solo un’altra volta.»
Strinse gli occhi, cercando di ricordare come iniziava a raccontarla di solito. Lisa nel frattempo fremeva di impazienza.
«Inizia tutto per colpa del futuro. Anzi, meglio dire grazie al futuro» iniziò Giovanni.
«Sì, proprio quel futuro che tutti immaginavano come un disastro. Appena ne sentivano la notizia alla televisione impazzivano e dicevano subito “Dobbiamo fare qualcosa!”. Ma poi un secondo dopo si erano già scordati di tutto.»
«E poi cosa succede?» Lo interruppe la bambina.
«Lisa, dammi almeno il tempo di raccontare!» Il nonno ridacchiò piano.
«Lo sai già cosa succede, poi.»

«Va bene, ora sto zitta» fece il gesto di chiudersi la bocca con una cerniera.
«“Ci penserà qualcun altro” dicevano» riprese l’uomo «“Cosa possiamo fare noi? Siamo cittadini come gli altri” si ripetevano. Nessuno faceva nulla. Tutti si erano rassegnati pigramente alla catastrofe che era l’avvenire. L’avvenire dove i loro figli avrebbero vissuto, tra caldo che scioglieva l’asfalto, onde anomale considerate fenomeni ordinari e conflitti giornalieri solo per la volontà di uomini più potenti. Un domani senza tutto ciò appariva un’utopia, cioè un sogno bellissimo ma irrealizzabile, e proprio per questo quasi nessuno si impegnava per migliorare il mondo.»
«Menomale che ci hai pensato tu…» commentò la piccola.
«Ho fatto solo quello che dovevo» lui sorrise.
«Come me c’erano altri che davvero volevano una società migliore. E sicuramente non erano gli adulti, per esempio i miei genitori, che ormai non avevano più forza e voglia di sistemare quello che loro avevano sbagliato nel passato, soltanto godersi la loro vecchiaia in pace senza doversi preoccupare di un futuro dove loro non ci sarebbero nemmeno stati. I giovani si impegnarono. Io, tua nonna,» diede un buffetto sul naso della piccola, che rise, «e i nostri amici. Noi giovani, con la nostra grande – e devo dire inaspettata – energia e volontà di migliorare la comunità. Noi dovevamo vivere in quel domani definito apocalittico, in quel domani pieno di dolore, disagio e disastri. E non avevamo intenzione di viverci» sospirò piano, al riemergere di tutti quei ricordi. «Fu un lavoro enorme, davvero faticoso, così sbalorditivo e inaspettato che alla sua conclusione noi stessi ci dichiarammo piacevolmente sorpresi. Mettemmo in atto vari concorsi, iniziative, sfilate per strada… Alla fine riuscimmo a diventare noi i capi, quelli che comandavano, e a mettere in atto i nostri piani.»
Lisa aveva sorriso tutto il tempo mentre il nonno raccontava, con gli occhi splendenti come due stelle ad ascoltare ancora quella storia che le piaceva tanto.
«E grazie a quello incontrai tua nonna, Sofia. Eravamo così giovani al tempo… Lei era bellissima, di una bellezza impossibile. Però non era solo bella: aveva un carattere forte, una grinta che non avevo mai visto in nessun’altro. Era spontanea e ambiziosa. Me ne innamorai non appena la vidi, nel momento stesso in cui lei varcò la porta del mio ufficio presentandosi come vicepresidente del governo. Quelli importanti, sai. Si era inventata una posizione sua per stare accanto a me, che ero nella posizione più importante di tutte. La verità è che voleva prendere il mio posto, e infatti provò in tutti i modi a farlo. Alla fine fu abbastanza gentile da lasciarmi l’incarico, ma non si arrese così facilmente. Era disposta a fare di tutto per spodestarmi. Nel frattempo iniziai a mettere in atto il mio progetto per salvare il mondo. Incontri con le più grandi potenze straniere, leggi per limitare l’inquinamento e contro le discriminazioni e la violenza di ogni tipo. Non fu facile, devo ammetterlo, ma io e tua nonna ci impegnammo davvero tanto. Era il nostro sogno migliorare il mondo, un pezzo per volta. E lo facemmo insieme.»
Giovanni ripensò a quei momenti con un sorriso nostalgico.

«Durante una manifestazione, ancora me lo ricordo, le dichiarai il mio amore, e contro ogni previsione, lei ricambiava i miei sentimenti. Quello fu uno dei giorni più belli della mia vita.»

Lisa sorrise: «E poi siete andati a vivere insieme, giusto?»

Il nonno annuì: «Proprio così. Andammo a vivere insieme, in una di quelle città che noi avevamo migliorato. Passeggiare nei viali colorati di verde senza venir soffocati dai gas di scarico delle macchine e con la consapevolezza che era un po’ anche merito nostro rendeva perfino il cielo più azzurro. Ci piaceva passare i pomeriggi al parco, immersi in una macchia di verde circondata dalla frenesia cittadina a discutere un po’ del nostro futuro e un po’ dell’energia rinnovabile. Era tutto così pacifico… Le persone vivevano in tranquillità, le case alimentate da energia rinnovabile, i veicoli elettrici non inquinavano, non c’erano disuguaglianze di reddito, le città pullulavano di mezzi pubblici, biciclette, pedoni… Le persone si riunivano nei parchi, discutevano, si allenavano insieme, fondavano associazioni e centri ricreativi, aiutavano le persone in difficoltà e non gettavano rifiuti in mezzo alla strada. Ormai il genere umano e il mondo vegetale erano in simbiosi, convivevano pacificamente affidandosi l’uno all’altro. Io e tua nonna eravamo così fieri di quello che noi e i nostri colleghi avevamo fatto, non ci stancavamo mai di sorprenderci davanti a ogni iniziativa che i cittadini prendevano. Era una comunità in movimento. Continuava a girare e girare, non si fermava mai, con il solo obbiettivo di migliorare sempre di più la loro vita. In realtà fu tua nonna a fare il primo passo: durante uno di quei pomeriggi al parco mi chiese di sposarla. E io, ovviamente, risposi di sì. Qualche anno dopo, nacque tua madre, Agata. Crebbe in una di quelle città sostenibili, in quelle città che sarebbero sembrate utopiche solo cinque anni prima.»

Lisa sorrise al nome di sua madre. «Io e tua nonna avevamo costruito quelle città perché le future generazioni potessero viverci in pace e in armonia, senza doversi preoccupare di un futuro dove vivere sarebbe stata una sfida tutti i giorni. E anche tu sei nata in questo mondo, per fortuna. Ti assicuro che non ti sarebbe piaciuto vivere come vivevano i miei genitori, al tempo.»

«Grazie di aver salvato il mondo per me, nonno» disse Lisa sorridendo e abbracciando l’anziano signore.

«Oh, non c’è bisogno di ringraziarmi» rispose lui stringendo la piccola: «Ho fatto solo quello che dovevo fare.»

«Lisa, è l’ora di andare a letto, dai! Veloce che altrimenti la mamma non ti lascia più venire qua» esclamò Sofia, entrando in salotto e sorridendo alla scena di suo marito che abbracciava la nipote.

Lisa sospirò e saltò giù dalle ginocchia del nonno. «Va bene, arrivo» la nonna le lasciò un bacio tra i capelli e poi la lasciò andare in bagno per lavarsi i denti.

Sofia si sedette accanto a Giovanni: «Le hai raccontato ancora quella storia di come ci siamo conosciuti?»

«Sì, non potevo negargliela» sorrise guardandola negli occhi azzurri, ancora vivaci come un tempo.

Lei ricambiò il sorriso e appoggiò la testa sulla spalla di Giovanni.

E se li guardavi quasi si potevano vedere i loro volti giovani e innamorati, determinati nel migliorare il mondo non solo per i loro figli, ma per i figli di tutti gli altri.

Pubblicato: 8 Gennaio 2023
Fascia: 13-15
Commenti
Non ci sono commenti per questo racconto.