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Fantascienza
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Fascia 13-15
Reina e il guerriero delle onde

«Ehi! Guarda laggiù!»
«Però!!! Il loro vascello è così grande!»
«Sarei tanto felice se anche il nostro fosse così bello!»
«E perché mai? Perché ha cento vele? Questo vascello ci ha fatto superare molte tempeste, forse non sembra un granché… ma ha qualcosa che il loro non avrà mai…»
«Cosa!? Legno marcio e ratti dappertutto?»
«Non è chiaro… d’accordo, sedetevi lì. Credo sia arrivato il tempo di raccontarvi la storia di Reina, Jack, le onde e la scintilla! Una storia magica! »
«Forse se canti…»
«Sì, è meglio quando canti! »
Jack “il capitano” non fece in tempo nemmeno a salire la scala che congiungeva alle vele che iniziò a cantare:
«C’è una magica terra;
dove il mare è speciale e le vele vanno su e giù.
C’è un oceano immenso
e un calore intenso… ehi! È afoso lì!
Io ci vivo laggiù…
Tra i sentieri scoprirai
Il profumo ti inebrierà!
Troverai ciò che vuoi,
degli alberi di Ambrabà…
e nei mari in tempesta andrai!»

«Ehi guarda qui! Ho catturato una rarissima specie di pesce, ma ha qualcosa che non va. Non l’ho mai visto così! Sembra intossicato!»
«Ma no Nick! Ti stai facendo tu un’idea sbagliata! Forse è una nuova specie!»
«Sì, forse! Ma non ne sono convinto!»
Da lontano, una nave era ferma lì da giorni.
«Loro sanno dove si trova la Scintilla».
«Che facciamo?»
«Mandiamo un Tulkun a distrarli, gli inviamo un messaggio di evacuare la zona perché il terribile popolo degli Antios ha ripreso a cavalcare l’onda; a quel punto raggiungiamo l’isola dell’Hakabi a perlustrare la zona. E pum!!! Il gioco è fatto! La pietra sarà nostra. Avvisa tutto l’equipaggio di farsi venire un’idea! Muoversi!»
Nel frattempo il popolo dei Jaftus stava iniziando a sospettare:
«Ehi Lisa, guarda lì! Ci sono degli umani, una nave spaziale nella Via del Mare. Non ti sembra che stiano spiando?»
«Ho un brutto presentimento».
«Già, dai, corriamo ad avvisare il capo!»

ECCO, MI PRESENTO: IO SONO JANNIFER E SONO UNO SCRITTORE, UN COMPOSITORE E UN DOPPIATORE DEI PIÙ GRANDI FILM DI IMPORTANZA E FINALMENTE HO RICEVUTO I DIRITTI D’AUTORE. BEH, CAPIAMOCI, QUEI DIRITTI CHE OGNI AUTORE HA PER RENDERE PIU SEMPLICE LA SUA STORIA, IN MODO TALE DA NON STARE A PERDER TEMPO CON QUELLE VIRGOLE E VIRGOLETTE CHE… DETTO TRA NOI NON HO ANCORA CAPITO LA LORO POSIZIONE e…QUINDI IO AVENDO QUESTI “DIRITTI D’AUTORE”, IO, IL SOTTOSCRITTO, POTREI ANCHE INVERTIRE LA FABULA DELLA STORIA E INIZIARE CON :«E VISSERO TUTTI FELICI E CONTENTI” E, E, E, FINE!»

Un bosco, sì, un bosco. Il bosco dell’Hakabi, quella magica foresta che custodisce tanti segreti. Esso è custode della scintilla nonché quella pietra che è passata di generazione in generazione. Da miliardi di anni. Sin dai Greci, sin dai Babilonesi e Sumeri, sin dai tempi egiziani, anzi, cosa dico: dall’età della pietra. Questa pietra, comune al popolo dei Tulkun “Scintilla” è una leggenda e si narra che quando nascerà una dolce e coraggiosa bambina, la pietra la sceglierà e se compirà un gesto d’amore verso gli altri, pur trasgredendo alla legge del mare, farà scatenare Madre Natura. Mentre la caverna, dove è stata nascosta, è buia con lucciole di ogni tipo, inoltre stelle, liane, piante, laghetti con sfumature di colore dal grigio più tetro all’azzurro brillante quasi a sembrare galattico come lo spazio e l’universo. Il popolo dei Jaftus, invece, vive nella foresta dove un tempo vivevano i loro antenati.
Il popolo dei Jaftus è ormai da secoli che non naviga più. Prima, loro erano abili navigatori, poi hanno smesso di andare in mare aperto e oggi vivono nella foresta, ma, ahimè, gli adulti sanno il pericolo che l’isola incombe: perdere la pietra. Sarebbe una catastrofica catastrofe.

«Pahì, devo riuscire a trovare la caverna che contiene la Scintilla, così gli umani vedranno che non ce l’abbiamo e la consegnerò alle onde, che sono nostre amiche. Dopo ciò saremo liberi e potrò insegnare al mio popolo il vero senso di amicizia. Potremo ricominciare da zero. Mi farò valere, non è vero Pahì?»
« … »
Reina era giunta finalmente all’orizzonte
«Guarda l’orizzonte Pahì è la prima volta che lo vedo da così vicino. Ecco l’isola dell’Hakabi. Guarda qui Pahì, pesci d’ogni tipo! Le meduse, plastica, ma, ma, ma cosa è questo liquido nero? No non è possibile cosa cavolo è quella cosa?»
«Una nave spaziale, ovvio, no?»
«Che cosa? Chi sei?»
Reina si voltò di scatto e sulla riva proprio accanto alla sua barca vide un ragazzo che indossava fogliame per coprirsi e corde che tenevano unite le foglie, arco in spalle corredato da frecce.
«Io sono un umano, un ragazzo per precisione, ho sedici anni. Tu invece?»
«Oh! Io mi chiamo Reina, tu? E appartengo al popolo dei Jaftus ho tredici anni»
«Come mai qui? Il tuo non è quel popolo che non naviga in mare aperto da non so quanto tempo perché è fifone?»
«Non definire così il mio popolo! Comunque sì, sono scappata perché il mare ha scelto me, per una missione!»
«Ah, davvero?! E quale?»
«Devo consegnargli la Scintilla della caverna dell’Hakabi».
«Quindi, ricapitolando, tu sei Reina, hai tredici anni e te ne vai in giro per l’oceano, con una barca e con sopra come ciurma, un camaleonte e un grillo, perché convinta che il mare abbia scelto te per una missione?»
«Non c’entra il grillo! Sarà salito a bordo dalla foresta e poi il camaleonte si chiama Pahì ed è addomesticato. Comunque sì … afferrato?»
«Okay»
«Mi devi aiutare!»
«Coosa! Forse non ti è chiaro. Tu mi hai incontrato per caso!»
«Non mi hai ancora detto il tuo nome, come ti chiami?»
«Jack»
«D’accordo Jack, un’ultima cosa: proprio quando sei comparso, ho visto un liquido nero e plastica».
«Petrolio e rifiuti vuoi dire!»
«Sì, certo! A cosa servono?»
«A inquinare, ovvio! No aspetta! Io ho visto proprio qualche giorno fa che quella nave spaziale laggiù voleva usufruire di questo posto come discarica. Pollution … it’s mean!»
«Ah, bene! Sei americano?»
«Per la precisione, I’m British!»
«Wow! Allora mi aiuti?!?»
«Okay, ti ci porto io nella caverna»

In un battibaleno si ritrovarono all’interno.
«Eccola lì la Scintilla, prendila e mettila in questa sacca!»
«D’accordo».
«Forza, usciamo da qui prima che la caverna si accorga che le abbiamo rubato la pietra che proteggeva!»
«Sali sulla mia barca! Forza, issate le vele!»
«Subito, capitano!»
«Togliete l’ancora!»
«Ma che brava che sei! Adesso ho capito perché il mare ha scelto te!»
«E tu, in tutti questi anni sei sempre stato solo? »
«Sì, ricordo che fui allevato dai lupi. Dopo un po’ mi abbandonarono Lu e Po, i miei fratelli lupacchiotti. Forse non sono come loro, come voi, insomma, non mi vogliono bene, non sono c’è mai stato nessuno che mi abbia voluto bene, perché mi manca il quinto dito, mi vedono diverso. Sono nato con una malattia!»
«Allora siamo in due anch’io non ho il quinto dito!»
«Ma per te è normale, vieni dal popolo dei Jaftus!»
«E quindi? Guarda, essere diverso non significa non amabile, essere diverso è un pregio, vuol dire che l’onda che è in te è più alta e possente, sei diverso non perché hai un problema ma perché sei forte. Sei capace di rispondere alle tue incertezze, sei un guerriero e oggi di veri guerrieri buoni come te non se ne trovano così facilmente, se ti va, potresti essere uno di noi».
«Dici davvero?!?»
«Certo!»
«Che gentile che sei! Grazie ma non posso accettare, io sono un guerriero e devo vivere in solitudine!»

Proprio in quel momento si sentì un tonfo; erano vicinissimi alla nave e avevano colpito la prua.
«Issa l’ancora, Jack!» disse Reina
Così salirono sulla nave. Era deserta. Jack si diresse subito ai comandi e spense l’interruttore dei motori. La botola di accesso dei rifiuti, si chiuse e il tasto di spegnimento del veicolo divenne rosso. Suonò un allarme e si iniziò a sentire puzza di rifiuti bruciati. Si sentì un boato talmente forte che la nave scoppiò in mare.
Scapparono, remavano ma non ce la facevano. Remavano e la tempesta aumentò. Un’onda, grande quanto un grattacielo, travolse la barca; con le loro braccia riuscirono a giungere sull’isola; si appollaiarono lì sulla riva e aspettarono che la tempesta finisse. C’era un oceano scuro, perché specchio di quei pensieri. Arrivata la notte i pesci guizzavano liberi nel mare, luminosi di tanti colori. Sembravano giocare a chi saltasse più in alto. Mentre le meduse nuotavano libere; ora che il petrolio non dominava più l’oceano. «Guarda quella stella! Quella sono io e l’altra sei tu … ci siamo incontrati per caso ma come ogni stella … beh loro splendono, ma non sempre, solo una notte, raramente, se gli è concesso. Dalla mattina alla sera non brillano, come noi, ma forse non abbiamo mai brillato perché non ci siamo mai sentiti capaci di brillare, forse eravamo convinti di non brillare mai ed è proprio questa convinzione la ragione per cui non ci siamo mai sentiti capaci di splendere».

E la notte passò così: un po’ a confidarsi, un po’ a ridere dei propri problemi (perché si sa: la vita è come una fotografia se sorridi, è meglio).
E FORSE FU LA PRIMA VOLTA CHE RIUSCII A SCRIVERE LA PIU’ BELLA STORIA D’AMORE E AMICIZIA MAI SCRITTA PRIMA D’ORA. ERO PROPRIO LI’ DAVANTI A QUESTO “SPETTACOLO”: GUARDAI LE STELLE E IMMAGINAI DI INCONTRARE ANCHE IO UNA GRILLETTA COSI’.
«Casa!» gridò Reina.
«Reina ma dove sei stata?» dissero i suoi genitori abbracciandola forte e andandole in contro.
«Mamma! Papà! Ho trovato la pietra e l’ho consegnata al mare, abbiamo attraversato il mare in tempesta e ho avuto paura, ma è grazie a lui che sono arrivata fin qui! Vi presento Jack!»
«Hello! Nice to meet you!»
«E tu, signorina, sei stata imprudente ma, in fondo, hai realizzato il tuo sogno, anche grazie al giovanotto che ti è stato accanto».
«In realtà io ho fatto solo ciò che veniva dal mio cuor ed è lei che mi ha fatto capire cosa siano l’amicizia e l’amore, mi ha fatto assaporare per la prima volta il vero senso di voler bene il prossimo, anche se apparentemente diverso».
«Mamma! Papà! Lui adesso è uno di noi!»
E COSÌ FU: IL CAPO INCORONÒ JACK “GUERRIERO UFFICIALE DEI TULKUN”. E IO TROVAI LA GRILLETTA DEI MIEI SOGNI, GLI UMANI ERANO STATI SCONFITTI E L’INQUINAMENTO ANCHE. ADESSO IL POPOLO DEI TULKUN/JAFTUS PRENDEVA LEZIONE DA REINA SUL VIAGGIO NEL MARE APERTO.

REINA E JACK: LA LORO NON ERA SOLO AMICIZIA, SIN DALL’INIZIO ERA “SOMETHING” IN PIU’ .
E COME IN OGNI STORIA CHE SI RISPETTI: SE DEGNO AUTORE SONO STATO, I VOSTRI APPLAUSI GLI HO MERITATI!
E VISSERO TUTTI FELICI… E CONTENTI.

questo racconto ha partecipato al concorso Fictionforfuture
Pubblicato: 8 Maggio 2023
Fascia: 13-15
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