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Fantascienza
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Fascia 13-15
Quello stupido pezzo di plastica

INTRODUZIONE

Penso che a nessuno piacerebbe vedere la propria casa in condizioni disastrose, vedere i rubinetti che perdono acqua, i ventilatori e condizionatori che non funzionano, la temperatura che non permette di trascorrere in serenità una semplice giornata oppure assistere a litigi dalla mattina alla sera. La parola “casa” deriva dal latino, che intende una capanna, un luogo coperto; possiamo immaginare una casa come un senso di protezione interiore, un posto in cui è presente una fiamma che emana allegria e produce immaginazione senza limiti, proprio come le sensazioni che provavano gli uomini primitivi alla vista del fuoco.

La casa come luogo che emana vivacità, calore, come ciò che si prova quando si riceve un sentito abbraccio dai propri genitori o da un parente a cui vogliamo molto bene. Ovviamente in famiglia e nel mondo nessuno è uguale, tra fratelli o genitori e figli si possono avere i capelli diversi, gli occhi diversi, ma specialmente il carattere, ed è ciò che ci rende completamente unici, ma tutti noi abitanti di questo pianeta abbiamo una cosa in comune: la stessa casa, e non intendo la struttura composta da un tetto e dai muri…

Al pianeta serve un aiuto, sta soffrendo molto a causa nostra, per l’ inquinamento, lo spreco delle risorse ecc… Quando ne abbiamo occasione dobbiamo prenderci tutti la responsabilità di agire , facendo del bene , e ne saremo ripagati . Ricordate, si tratta della nostra casa, non dell’inferno… Resta il fatto che se ne parla sempre ma non cambia nulla, la situazione va solo a peggiorare, riuscirà mai qualcuno a fermare tutto questo?

 

QUELLO STUPIDO PEZZO DI PLASTICA

La finestra sbatteva ripetutamente e la luce se ne andava e ritornava nel giro di qualche secondo, faceva molto freddo, la sveglia suonava le 06.00, e il cielo era riempito da nuvole tenebrose che coprivano l’intero cielo di Galway, città portuale sulla costa occidentale irlandese. Come già accennato, nella piccola casa affacciata al mare, regnava la confusione e nessuno se ne accorgeva, perché era un edificio abitato da una sola persona, da Edwin Landwell, un noto commissario di polizia, sulla trentina d’anni, completamente solo, senza moglie e figli, che svolgeva con regolarità, ogni giorno, il suo lavoro, dando il meglio di sé, anche se era molto avaro, poco rispettoso dell’ambiente e di carattere molto scontroso, e questo favoriva la sua solitudine…

Il commissario, di origine inglese, dopo essersi svegliato aveva difficoltà a capire cosa stesse succedendo intorno lui… la sua casa era sommersa dal caos, infatti, una volta in piedi il giovane uomo, andò a sciacquarsi velocemente la faccia con acqua gelida, per accelerare il risveglio completo, così successivamente chiuse tutte le finestre aperte dalle quali proveniva la maggior parte del rumore e provò a sistemare le lampadine che si accendevano e si spegnevano che però lui non si ricordava di aver acceso…

Edwin decise di fare in fretta, quel giorno si sentiva molto stanco e strano e sentiva ancora molto sonno, perciò decise di dormire ancora per un po’ di minuti, o almeno questa era la sua idea, ma subito dopo aver chiuso gli occhi, cadde in un sonno profondo. Mentre dormiva profondamente, Landwell si svegliò all’improvviso, dopo aver sentito dei rumori provenienti da sotto il letto, così dopo aver aperto bene gli occhi e risvegliato i propri muscoli, decise di controllare che cosa provocava quei rumori, non molto forti ma strani.

Dopo aver controllato eseguendo movimenti molto lenti , il commissario di Galway capì che si trattava del suo telefono che stava vibrando e fece un gran sospiro di sollievo. Diede uno sguardo… sul telefono era visibile una chiamata però il numero non era visibile al destinatario e ciò era un po’ strano, soprattutto per una persona come Edwin Landwell che amava pensare, fare ragionamenti; tutto ciò non aveva nulla di razionale, a meno che non si trattasse di un raro errore del telefono, ma il commissario ne dubitava altamente.

Insomma, Edwin decise di rispondere, ma non ricevette alcuna risposta, si sentì solo una lunga risata che accompagnava la frase: «Lo scoprirai presto». Questa volta a ridere fu il commissario Landwell, era abituato a scherzi del genere e sembrava proprio una tipica telefonata da film horror o thriller… L’orologio segnava le ore 10.00, così Edwin aprì la porta di casa, e prima di mettere piede fuori, prese in mano, come sempre, la foto che lo ritraeva con suo padre, scomparso da un anno per un tumore celebrale, e la guardò, con rabbia e malinconia, stanco della sua vita travagliata da intimi dolori, dopo la scomparsa della sua figura maschile principale, e anche dopo la lontananza da sua madre e il resto della famiglia.

Così, Landwell uscì e fece un giro, un’idea molto efficace per liberare un po’ la testa, e non c’era modo migliore per farlo che bevendo una bottiglietta d’acqua, a temperatura ambiente, sotto il cielo di Galway. Dopo aver bevuto tutta l’acqua Landwell buttò la bottiglietta in una spiaggia vicino al mare, e dopo aver compiuto questo gesto usuale, sentì una forte scossa agire su tutto il corpo, il telefono squillava un’altra volta, perciò l’uomo, estraendo con velocità il telefono dalla tasca rispose alla solita strana chiamata di poche ore prima, sentì sempre la stessa voce che questa volta pronunciò diverse parole, questa volta però molto più importanti per Edwin, ovvero: «Caro Edwin Landwell, non importa chi sono, importa chi sei e chi sarai tu, guardati intorno, neanche il cielo sorride più e siamo in piena estate, le persone si fanno la guerra tra di loro e il pianeta chiede aiuto, soffre e nessuno lo aiuta, pensi davvero di risolvere tutto questo buttando una bottiglietta d’acqua, “quello stupido pezzo di plastica”?»

Il commissario di Galway chiuse immediatamente la chiamata e dopo aver udito quelle parole iniziò a preoccuparsi, guardandosi intorno per vedere chi lo stava spiando, ma attorno a lui c’era solo spazzatura, rifiuti, e il povero mare che sembra soffrire davvero. Ad un tratto, quando stava per recarsi al supermercato per fare la spesa, Edwin passò davanti agli occhi di un povero signore, sulla settantina, coricato su un cuscino in pessime condizioni, avvolto in una coperta, appoggiato col corpo sul marciapiede, e a questa visione Landwell scoppiò a ridere, prendendo in giro anche il povero uomo.

Entrò nel supermercato ridendo, sul telefono del commissario inglese spuntò un messaggio su WhatsApp, e il mittente non aveva né foto né numero di telefono, l’unica cosa che si vedeva scritta era: “Ancora ne devi imparare di cose caro Landwell, mi sa che ti devo dare una mano”.

Dentro il supermercato, le luci iniziarono a spegnersi e ad accendersi in continuazione, gli scaffali crollarono tutti e le persone facevano assolutamente finta di niente, continuavano a parlare in tranquillità, Edwin era l’unico a notare tutta la catastrofe, gridando come un matto, ma nessuno lo sentiva, e piano piano notò che la sua vista era in una fase di dissolvenza, incominciò dopo qualche minuto di terrore e sofferenza a non vedere più nulla e a perdere completamente i sensi.

questo racconto ha partecipato al concorso Fictionforfuture
Pubblicato: 5 Maggio 2023
Fascia: 13-15
Commenti
Il testo è molto bello, ed è fatto bene, però in certe fasi non era, per il mio parere, scritto benissimo, poteva essere migliorato, la fine è coinvolgente e rappresenta i miei gusti.
07 maggio 2023 • 10:58
Il racconto è scritto molto bene. La Suspense nella parte finale è molto bella e la descrizione del momento dove il commissario viene chiamato da un utente anonimo e lui impaurito chiude subito la chiamata è fantastica. Veramente Complimenti 😄
07 maggio 2023 • 09:13