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Fantascienza
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Fascia 13-15
Quello stupido pezzo di plastica

L’acqua era stupenda, trasparente, tanto che faceva intravedere dall’esterno ogni singolo dettaglio che si trovava sotto di essa, gli alberi erano alti più di dieci metri e emanavano allegria e spensieratezza, mentre una dolce, ma anziana mano, accarezzava con delicatezza assoluta la testa del commissario Edwin Landwell, che sembrava con lentezza riprendere a comprendere ciò che accadeva intorno a lui, e così si svegliò completamente, ma era sbalordito: il supermercato, il terremoto e tutto ciò che stava vivendo pochi istanti prima era tutto sparito, adesso intorno a lui c’era solo la pace assoluta, una grande isola che confinava con l’immensa bellezza dell’oceano, ma era uno spettacolo mai visto, qualcosa che sulla terra non poteva decisamente esistere viste le tragiche condizioni attuali del mondo. Edwin si impaurì quando vide una mano accanto il suo corpo, e piano piano, seguendo il collegamento tra mano e braccio e braccio e corpo vide che quelle cinque dita appartenevano a una figura incappucciata, ricoperta da una lunga tela di color marrone, senza scarpe, dall’altezza non molto elevata, di poche parole, anzi, zero.

Il commissario si ripeteva tra sé e sé che quello era solo uno stupido ma bel sogno, che si sarebbe svegliato e avrebbe ricominciato a vestirsi, andare a lavoro ecc … Non sapeva davvero cosa fare, e dopo un minuto, capì che si trattava di pura realtà, incominciò ad accelerare subito il passo, per poter seguire il tragitto che stava compiendo la strana figura incappucciata. Così, dopo venti minuti di lunga camminata, alla vista di Landwell apparve una piccola città. A vista si capiva che lì regnava la pace, il cielo sotto di essa era di un azzurro immenso, che pareva il colore che un bambino delle scuole elementari usa per interpretare il cielo limpido e senza nemmeno una nuvola! I due umani, dopo essersi addentrati in città raggiunsero per prima cosa una piccola piazzetta in periferia, dove erano poste al centro tre panchine in cui erano seduti due anziani, tre ragazzini e un signore dalla cinquantina d’anni, i quali erano evidentemente di etnie diverse, chi aveva la pelle scura, chi aveva la pelle chiara, ma erano tutti felici e allegri, neanche per un istante regnava la malinconia in quella piazzetta e, come poté notare in questa circostanza, guardando la gente camminare per strada, a nessuno importava assolutamente nulla del tipo di vestito che si indossava per uscire di casa, o, per alcuni, della propria disabilità fisica, in ogni via c’era un cartello con l’unica regola della città, che a sua volta abbracciava tutte le altre: «Siamo tutti fratelli». Nessuno comandava qui, nessuno aveva il controllo di qualcun altro, solo questa regola doveva stabilire lo stile di vita che permetteva concretamente di trascorrere tutti i giorni con il sorriso stampato sulla faccia, rispettando animali, umani e piante. L’uomo dal cappuccio alzò le mani come segno di appartenenza a questa città e si avvicinò sempre di più a Landwell, prendendolo dalla mano e sussurrandogli all’orecchio: «Adesso la mano te l’ho data, caro mio, questa è la lezione più importante a cui tu abbia mai assistito, non è una lezione, è la lezione». Edwin dopo aver risentito quella solita voce delle chiamate precedenti era ancora più stranito di prima, ma, pieno di orgoglio non disse una parola, era ancora convinto che si trattasse tutto di uno scherzo, questa città non poteva esistere, nella sua vita lui aveva sofferto molto, non capiva il motivo di tutta quella allegria, la felicità non è qualcosa che si compra, ma che si guadagna, sapendola sfruttare, capendo il vero senso della vita, ed evidentemente al giovane commissario Edwin Landwell serviva proprio una grande lezione di vita. L’uomo incappucciato assolutamente non intendeva terminare qui il proprio lavoro, iniziava proprio ora il bello, voleva mostrare a Landwell come ogni parte della città era in perfetta armonia con tutti, accoglievano con amore ogni persona che arrivava in cerca di aiuto: si trattava di una forma speciale di umanità, che invece di fare un passo indietro ne aveva fatti cento avanti, mostrando i risultati nella conduzione della vita.

In città a un certo punto arrivò un signore dagli abiti indecenti, che zoppicava e teneva in mano una bottiglietta d’acqua quasi ormai finita, la portava con sé e andava alla ricerca di un posto dove buttarla, preferiva rovinare le sue gambe che rovinare casa sua, e anche se si trattava solo di «uno stupido pezzo di plastica» ciò significava molto in questa città, infatti tutti lo guardarono e lo applaudirono, creando ancora altre scie di energia positiva, che sembravano davvero trasformarsi in energia per far funzionare tutto ciò che c’era da muovere, come pedalare una bici, dato che qui la gente, per questioni strettamente ambientali, aveva eliminato tutte le macchine rimpiazzandole con bici e lunghe passeggiate all’aperto, contemplando la grande bellezza della natura. Edwin non si sentiva parte di questa città, perciò decise di andarsene, e andò a sedersi sotto un albero ai confini di questo meraviglioso posto, pensando a tutte le sue cattive azioni sbagliate che, anche se considerava poco importanti, non riusciva ancora a capire come potessero influire veramente sulla sua vita molto triste e difficile… non credeva al karma, né a scaramanzie, ma stava iniziando a credere nel senso di inclusione, di cura, di amore verso il prossimo, verso ogni tipo di animale e di piante, necessario per la sua Casa, che in fondo è la casa di tutti noi, la Terra.

All’improvviso scese dalla chioma dell’albero il solito uomo, silenzioso, di poche parole, sempre usate nel modo giusto per spiegare concetti assolutamente corretti, che offrì a Landwell una mela rossa, di un colore così acceso che emanava un forte senso di energia e felicità… nella sua vita, quella di tutti i giorni, sarebbe stata vista solo come una banale mela e nulla di più. Dopo aver addentato anche lui un frutto, l’uomo dal cappuccio marrone iniziò a parlare, sedendosi accanto al giovane uomo che stava iniziando a comprendere la parola «vita». Le parole sussurrate a Edwin furono le seguenti: «Caro mio, non importa quando, importa come, aver compreso di aver commesso degli errori fino a poco tempo fa è la cosa più corretta che tu abbia mai potuto compiere in vita tua fino ad adesso; questa città, di nome Energy Heart City ha preso un posto nel tuo cuore, e rimarrà sempre qua, in modo tale che tu potrai sempre trasmettere l’energia positiva che hai ricevuto dopo aver fatto il primo passo in questo posto meraviglioso». Edwin sorrise, ora finalmente vedeva la vita in modo diverso, e anche una singola bottiglietta d’acqua, quello «stupido pezzo di plastica», non poteva essere messo in un posto qualunque, qualcuno poteva risentirne, magari proprio lui stesso un giorno…Tutto torna, pensò a voce alta, e non si stava parlando di karma, era la vita… tutto è collegato, qualunque cosa, la cosa più giusta che si possa fare è avere nel cuore quell’energia in grado di far funzionare qualunque cosa si ha attorno, perché ognuno di noi nel nostro piccolo contribuisce a rendere casa nostra un posto migliore, dove chiunque può alzarsi la mattina ed essere orgoglioso di viverci e desiderare di sorridere e di avere la voglia dentro al cuore di tendere la mano a chi è in difficoltà e non tirarla indietro… L’uomo incappucciato dopo aver sentito tutte le riflessioni di Edwin non era affatto sorpreso, ma era soltanto orgoglioso, non del suo lavoro, ma di quello del giovane uomo, che non era solamente riuscito a cambiare se stesso, ma sarebbe riuscito a cambiare anche la vita degli altri! «Il mio lavoro è terminato, in realtà non è mai iniziato, caro Edwin, è stato tutto merito tuo, sei riuscito in poco tempo a voltare pagina, decidendo di non tornare più a quella passata» disse l’uomo dal volto coperto prima di andar via una volta per tutte, «Ciao figliolo, mi hai reso sempre orgoglioso e l’hai fatto di nuovo!» e così scomparve nel nulla, lasciando a Edwin una piccola bottiglietta d’acqua vuota, «quello stupido pezzo di plastica».

questo racconto ha partecipato al concorso Fictionforfuture
Pubblicato: 5 Maggio 2023
Fascia: 13-15
Commenti
In questo racconto è bellissima la descrizione che viene fatta della città perfetta, dove l'unica regola è considerarsi tutti fratelli.
19 maggio 2023 • 13:28