«Grazie per il report, S’Lanxys, è sempre un piacere ricevere notizie dal Pianeta X-139b.»
S’Lanxys si inchinò fra i pacati e lieti applausi del Congresso. Quando lo scroscio si placò, il presentatore raccolse il folto fascicolo che aveva appoggiato al leggio, compattò i fogli, lanciò un’ultima occhiata al pubblico e scese i gradini della piattaforma con incedere trionfale. Alle sue spalle, si dissolse l’ologramma che aveva accompagnato la sua felice presentazione.
«E ora, diamo un caloroso benvenuto a Pilinnjel, che ci fornirà il report ventennale del Pianeta…», il presidente del Congresso avvicinò al viso il foglio che reggeva fra le mani e strizzò gli occhi. Messo a fuoco il nome, fece una smorfia quasi di dolore: «…del Pianeta KJ-404c».
Pilinnjel si alzò di scatto, imbracciò con non poche difficoltà la risma di fogli che si era portato appresso e percorse rapidamente la distanza che lo separava dalla piattaforma. Dal Congresso si levò un sommesso borbottio. Il presidente si schiarì la voce.
«Un caloroso benvenuto, grazie» ripeté al pubblico. Il Congresso si riscosse e concesse a Pilinnjel un breve e titubante applauso.
Il reporter salì i gradini, si accostò al leggio, depositò la risma di carta e aggiustò l’inydiget (una sorta di microfono, solo molto più ganzo). Poi fece cenno a Boholl, l’addetto agli ologrammi, di far apparire il suo, così da iniziare la presentazione. Boholl avrebbe voluto risparmiare all’amico la figuraccia di attirare ancor di più l’attenzione sul suo report, tuttavia eseguì e si tappò gli occhi per l’imbarazzo. L’ologramma apparve alle spalle di Pilinnjel: le lettere fluttuanti scandivano «Pianeta KJ-404c: anno 2084».
«Halet, gentile Giuria, egregi co-reporter e illustre presidente» salutò Pilinnjel sorridente: «Sono lieto di presentarvi il report ufficiale del Pianeta KJ-404c, comunemente detto “Terra”».
Dal pubblico si levarono le sommesse risate di chi aveva preso le sue parole come ironiche e gli ooh di sgomento di chi invece non aveva percepito alcuna nota sarcastica. Molti si portarono le mani al viso, altri il viso alle mani.
«“Lieto” di presentarci?» ridacchiò il membro 158 della Giuria.
«Dev’essere impazzito durante il suo soggiorno sul pianeta, povero caro» mormorò il membro 189 al vicino.
«Questo non è un posto in cui far battute» rimproverò severo il membro 277, puntando uno dei suoi cinque indici contro al reporter.
«Nessuna battuta, sono serissimo» rispose Pilinnjel. Una certa compiaciuta fierezza gli si dipinse sul volto.
Stavolta, nessuno rise e nessuno disse ooh. La folla era ammutolita. Attonita. Paralizzata. L’unico rumore proveniva da un tale che alle parole di Pilinnjel si era soffocato con la sua stessa saliva e stava tossendo incontrollabilmente.
«Un-un solo appunto, Pilinnjel» ruppe il silenzio il presidente, titubante: «nell’ologramma riporti “anno 2084 ”: questa è la datazione umana, non quella galattica».
«Oh» Pilinnjel si voltò verso la scritta alle sue spalle: «ha ragione, che sbadato, correggerò al più presto. Mi scusi, deformazione professionale».
«Si figuri,» replicò il presidente, tentando di recuperare la fermezza perduta. «Prego, proceda.»
«Grazie» sorrise Pilinnjel, e si rivolse al pubblico. «Come voi tutti sapete, il Pianeta Te- ehm, KJ-404c, ha avuto una storia tortuosa: nato appena qualche migliaio di anni dopo il nostro, eppure, fino alle ultime rilevazioni, ancora così arretrato. Il compito di stilare il report ventennale del KJ-404c è sempre stato un lavoro disgraziato, quello di ascoltare il report ancora di più. Sentire di come la specie umana stava lentamente logorando quel suo pianeta, quel suo bellissimo pianeta, non era mai piacevole. Report dopo report, la situazione sembrava solo peggiorare. Il KJ-404c sembrava spacciato.»
Pilinnjel fece una pausa per girare il primo dei fogli sul leggio. La platea pareva esser fatta di marmo, tanto era fredda e muta.
«La lunga serie di delusioni del KJ-404c, però, finisce qui e oggi,» continuò Pilinnjel mentre le lettere alle sue spalle mutavano forma. «Il Pianeta, per la prima volta nella sua storia a partire dalla comparsa degli esseri umani, è infatti nella zona verde per tutti i parametri.»
Il Congresso esplose (figurativamente).
«Tutti i parametri?» domandò il membro 034 senza fiato.
«Tutti i parametri» confermò Pilinnjel.
«Nella zona verde?» chiese il membro 103, sul punto di svenire.
«Nella zona verde.»
I membri della Giuria e gli altri reporter iniziarono a parlare l’uno sopra l’altro, deliranti, tanto che divenne impossibile distinguere le parole dei loro concitati quesiti.
«Balaleth, balaleth» li richiamò al silenzio il presidente.
Gli ci vollero parecchi minuti per riuscire nell’impresa, ma finalmente l’aula si acquietò, anche se da qualche angolo della sala ancora si udivano mormorii infiammati.
«Pilinnjel, ne è sicuro?» domandò il Presidente. La voce ferma e tonante dissimulava a malapena il suo entusiasmo.
«Vedere per credere» rispose il reporter, indicando l’ologramma alle sue spalle.
Ora, le lettere leggevano dati, grafici e parametri, tutti avvolti dall’aura di una calma, rassicurante luce verde, come trasudanti di speranza. La sala si riempì ancora una volta di un brusio sbalordito.
«Non ci avrei scommesso uno zint…»
«Ma è tutto vero?»
«Non ci posso credere.»
«Com’è possibile?»
«Ma come hanno fatto?»
«Fino a ieri erano spacciati!»
«Il merito è delle nuove generazioni, infatti» spiegò Pilinnjel. «I giovani umani erano stanchi di stare a guardare mentre gli altri della loro specie distruggevano la loro casa. Così hanno agito.»
«Pilinnjel» si fece sentire una voce fra le tante: «Pilinnjel, tu che sei stato lì, dicci: com’è?».
«Sì, ti prego, racconta!»
«Racconta, Pilinnjel!»
«Va bene, va bene» accettò il presentatore, che in realtà non aspettava altro. «Sono stato lì solo qualche mese, niente di più, sotto copertura ovviamente. Ho visto città di nuovo alleate con la natura, così integrate nel mondo animale e vegetale da esserne di nuovo parte, senza alcuna stonatura. C’erano rampicanti su ogni muro e pannelli solari su ogni tetto; c’erano posti di car sharing con auto elettriche, silenziose e sicure; c’erano millemila mercati a chilometro zero che offrivano cibo economico e genuino. Ma soprattutto, non c’erano più rifiuti sui marciapiedi, per le spiagge, nei boschi; non c’erano più le fabbriche che emettevano uno spesso fumo bianco o nero; non c’erano più i confini fra le nazioni.»
La platea lo guardava con occhi sognanti. Qualcuno, da qualche parte, si soffiò il naso.
«E l’umanità?»
«L’umanità com’era?»
«L’umanità ha raggiunto un inedito livello di unione. Ribellarsi al disastroso futuro a cui il pianeta stava andando incontro ha avvicinato i suoi abitanti, l’alleanza forgiata per riscrivere il loro destino li ha uniti, la vittoria ha sigillato la neonata intesa. Ogni barriera che le loro diversità avevano eretto in millenni di storia è stata abbattuta dall’obiettivo che ora li accomunava. E dopo aver sperimentato l’euforia della collaborazione, non sono più voluti tornare indietro. Ora non esistono più cittadini di una nazione, solo abitanti di un pianeta.»
«Credo proprio che i terrestri si meritino un applauso» intervenne il presidente.
Un commosso fragore invase l’aula. Alcuni sollevarono i pugni in aria, altri abbracciarono il vicino, altri ancora scoppiarono in lacrime. Il Congresso era in visibilio: dopo tutti questi sconsolatissimi anni, dopo tutte le guerre, le catastrofi, le sciagure che lo avevano colpito, il Pianeta KJ-404c stava finalmente bene.
Pilinnjel terminò la presentazione circondato da occhi scintillanti ed esclamazioni di meraviglia.
«Colgo l’occasione per far presente una questione importante» concluse il reporter. «Vedete, sono sicurissimo che quando noi reporter andiamo in ricognizione sotto copertura su un pianeta, siamo tutti estremamente attenti a ciò che facciamo. Tuttavia, chissà quando, un reporter distratto deve aver reagito a qualcosa applaudendo, senza pensarci. Alcuni umani devono aver assistito alla scena e assunto quel gesto come proprio: ve lo dico perché ho visto alcuni di loro battere le mani esattamente come facciamo noi! Vi prego di rimanere sempre concentrati e consapevoli di voi stessi, gentili colleghi, al fine di evitare contaminazioni culturali. Grazie.»
Il presentatore si inchinò fra gli ormai stanchi applausi del Congresso.
«Grazie a lei per il monito e per il lieto report, Pilinnjel,» gli sorrise il presidente. «Quanto a voi, Giuria, direi che il Pianeta KJ-404c ha finalmente le carte in regola per… beh, sapete tutti per cosa.»
«Presidente, sta dicendo che il KJ-404c è… pronto?» chiese il membro 199.
Un mormorio emozionato serpeggiò fra i presenti.
«Ai voti,» decretò il presidente.
E la Giuria votò.
«La maggioranza dei membri votanti ha deciso,» dichiarò il presidente alla fine del conteggio. «Il Pianeta KJ-404c, anche conosciuto come “Terra”, a quattro miliardi e mezzo di anni dalla sua nascita, a diverse centinaia di migliaia di anni dalla comparsa dell’uomo, è pronto.»
La folla esultò. Il presidente si alzò in piedi. Sul ripiano davanti a lui, con un movimento simile a quello delle porte di un ascensore, si aprì una fessura, dalla quale uscì il pulsante rosso.
Il presidente lo premette.