Nel Satyshire esiste una città piena di colori e allegria: Happycity. Qui bambini, adulti e anziani vivono in armonia e fraternità. Chiunque può venire in questa città: non esistono barriere né differenze di razza, colore, sesso. Tutti contribuiscono a rendere la loro città, un posto migliore. Il mondo vegetale vive in simbiosi con gli uomini. Ogni balcone, ogni strada, ogni parco, ogni piazza, è stracolmo di fiori, alberi da frutto, e ogni genere di piante, arbusti e cespugli. Qui la scuola è per tutti e c’è lavoro sufficiente per ogni uomo e donna. L’immigrazione è costante. Tutti vogliono venire a Happycity, poiché sono accolti con tutti gli onori. La discriminazione non esiste né nei confronti degli stranieri, né nei confronti dei quartieri in periferia.
In questa città tutti gli uomini si aiutano a vicenda. Gli abitanti non conoscono l’invidia, il dolore e la paura. Le famiglie vivono felici in armonia e gli animali crescono liberamente e sono accuditi dai propri padroni come figli. Happycity è una città sostenibile poiché, in questo posto verde, le automobili non esistono e sono sostituite da salutari passeggiate all’aria aperta. Sparse nella città, ci sono biciclette che chiunque può utilizzare per spostarsi da una parte all’altra. Inoltre non esistono industrie che potrebbero inquinare e rovinare la città.
In questa realtà urbana abita il signor P e la signora M, che hanno due gemelli, la signorina G e il giovanotto B. Ogni giorno il signor P e sua moglie, accompagnano i due figli a scuola, un posto magico dove tutti imparano divertendosi e nessuno si annoia. Vicino alla scuola, prendono le biciclette si dirigono verso Greenstreet. Qui si trova un negozietto molto carino dalla vetrina tutta colorata e dai balconi fioriti. Il signor P la signora M vendono dolciumi: caramelle, biscotti, cioccolatini, tortine e ogni genere di leccornie. I bambini tornano da scuola all’ora di pranzo, e i genitori li aspettano per mangiare tutti insieme. Nel pomeriggio la famiglia si riunisce in giardino per chiacchierare e giocare all’aria aperta. Le televisioni non esistono, e spesso i bambini invitano i loro amici per giocare a calcio e a nascondino. La sera i gemelli vanno a letto presto, e i genitori chiacchierano nel salone. In questa, come in tutte le famiglie che vivono a Happycity, regna la felicità, la serenità e l’armonia.
Ma anche una città solare e felice come Happycity, può vivere momenti bui che minacciano di distruggere quel paradiso terrestre. Un giorno, nella città, comparve un giovane incappucciato e ammantato di nero. Fin dal primo momento, egli catturò l’attenzione dei passanti che, benché un po’ diffidenti nei confronti dell’aria sinistra del nuovo arrivato, ma ben consapevoli del motto della città di accettare chiunque indistintamente, gli chiedevano chi fosse. Ma lui non rispondeva a nessuna delle loro domande, e proseguiva silenzioso e a passo svelto. Si fermò soltanto un attimo di fronte alla fontana della piazza, unica fonte di approvvigionamento dell’intera città. Le donne e gli uomini che, con secchi pieni d’acqua, stavano già infilando la strada di casa, videro quella strana figura sporgersi alla fonte, per poi dileguarsi subito dopo. In un attimo scomparve alla vista degli abitanti. Uno di essi, qualche anno dopo, rivelò di aver visto, per un solo attimo, il volto di quell’uomo, e un ghigno gli illuminava la faccia mentre abbandonava la piazza.
Una cosa era certa: quell’uomo, sempre ammesso ch’egli fosse un uomo, non si fece più rivedere in città, ma apportò un cambiamento radicale nella vita degli abitanti di Happycity. Da quel giorno nulla fu più come prima. La città, che un tempo era stata un paradiso terrestre, si trasformò ben presto in un inferno! Qualcosa, o qualcuno, aveva alterato l’equilibrio che rendeva quel luogo perfetto, e aveva danneggiato una città che forse non sarebbe più stata la stessa! Quel giorno nacque un sentimento che non sarebbe mai più stato eliminato, un sentimento che avrebbe portato morte e distruzione negli anni a venire: l’ODIO! L’odio causò litigi irrimediabili che portarono, in pochi anni, a una guerra civile tra cittadini, i quali non sapevano più di chi fidarsi. L’odio generò persino fratture nelle famiglie di Happycity e coppie, che prima vivevano felici e in armonia, cominciarono a separarsi. La comunità, prima disponibile e generosa, era ora impregnata di egoismo e corruzione. Ognuno pensava al proprio tornaconto personale; questo causò una netta distinzione tra ricchi e poveri. Da quel giorno l’estraneo non fu più il benvenuto, e il razzismo e l’intolleranza crebbero a dismisura, portando alla fuga molti degli stranieri che erano arrivati negli anni precedenti e accolti a braccia aperte. A Happycity avevano trovato una casa e la felicità.
Solo pochi mesi dopo quel fatidico giorno, nacque la prima industria, e a Happycity iniziarono a proliferare fabbriche di ogni genere. I poveri della città, pur di portare a casa anche solo un pezzo di pane, lavoravano fino a 14 ore al giorno in questi luoghi malsani pieni di macchine infernali. Esse, a causa dell’inquinamento che producevano, provocano malattie incurabili ai poveri operai. Il cielo, prima di un azzurro luminoso, era ora grigio e nuvole di smog avvelenavano i cittadini.
In questo modo, trascorsero dieci lunghi anni, e la popolazione, ormai dimezzata, rimaneva spesso rintanata in casa per paura della guerra che continuava imperterrita, senza avere nessuna intenzione di cessare. Ormai in città rimanevano soltanto donne, vecchi e bambini, poiché molti uomini erano stati chiamati alle armi o si erano arruolati volontari. Ma una sera di luna piena, uno strano evento cambiò le sorti di Happycity. Nella piazza della città, dove in genere si disputavano le battaglie, un uomo sulla cinquantina si era nascosto dietro la fontana, pronto a sparare al primo nemico che capitava a tiro. Proprio in quel momento vide un giovane di spalle con la divisa dell’altro colore. Era un nemico! Carica il fucile, lo punta verso l’altro uomo. Stava per premere il grilletto quando un bagliore rosso catturò la sua attenzione! La luna si specchiava nell’acqua della fontana e, al centro del chiarore, un bagliore rosso risplendeva come fiamma viva. Si sporge per osservarlo meglio. Ed ecco: l’intuizione, arriva come un fulmine. Come aveva fatto a non pensarci prima? Ora tutto ha un senso! Quella guerra inutile era tutta colpa sua! Era talmente felice per la sua scoperta, che non si era reso conto che il giovane di spalle si era accorto della sua presenza. Un proiettile lo raggiunse al petto e gli mozzò il respiro. Il giovane si stava avvicinando per controllare se fosse morto. No, era ancora vivo, ma gli restavano pochi minuti ormai. Doveva però dire a qualcuno della sua scoperta. Quella tragedia doveva finire! E quando quell’uomo era ormai sopra di lui, riconobbe il capitano dello schieramento opposto. Egli, accortosi che il nemico era ancora vivo, stava caricando il fucile per finirlo, quando, quest’ultimo, raccolte tutte le forze che gli rimanevano, iniziò a raccontare al capitano ch’egli era presente il giorno in cui comparve l’uomo misterioso, e solo in quel momento, aveva finalmente capito che la ragione della rovina della città era proprio lui, a causa dell’oggetto che si trovava ancora nel fondo della fontana e del quale, solo allora, aveva visto il riflesso. Pregò quindi il capitano di cessare la guerra e recuperare l’oggetto di tanti dolori, per il bene della città. Rassicurato dalla promessa del nemico, spirò serenamente.
Il capitano fece quindi interrompere l’avanzata delle proprie truppe. Anche l’esercito avversario si fermò, non capendo la causa di quella interruzione. In quel momento tutti vennero a conoscenza della causa dei loro mali e cittadini e militari, aiutarono il capitano ad estrarre l’oggetto dalla fontana, non per la vittoria di uno degli schieramenti, ma per il bene dell’intera città. L’oggetto in questione era una gemma rosso sangue dai poteri inimmaginabili, che da quel giorno fu chiamata “La pietra della discordia”. Essa fu immediatamente distrutta e, quanto rimasto, sotterrato ai piedi di una vecchia quercia. Proprio in quel momento i disaccordi cessarono, industrie e fabbriche crollarono e svanirono nel nulla, le famiglie tornarono unite e coloro che in quel periodo si erano arricchiti, donarono i propri averi ai più poveri.
Tutto tornò alla normalità, o quasi, perché le ferite di quei terribili dieci anni, rimasero nella memoria delle generazioni a venire.