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Fantascienza
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Fascia 16-19
Lo spiraglio

Atene 2255

Nessuno sapeva cosa era stato e com’era stato il vecchio mondo, tanto che veniva definito Buco nero.

Tutti conoscevano i propri avi ma non la storia del loro mondo, perché dopo l’ultima guerra si era deciso di non raccontare più come l’uomo avesse distrutto la propria casa, così alla fine della conferenza del Mondo Amico, ricevute le dimissioni di politici, economisti e avvocati, furono istituite delle norme universali.

L’ultima guerra non si era servita di armi, quel concetto di guerra non esisteva più poiché il mondo fu raso al suolo e nonostante si tentava di ricominciare tutto da capo finiva sempre con qualcuno che voleva prevalere sull’altro.

Fu guidata tutta dalla natura che si ribellò con piogge, trombe d’aria e continue scosse di terremoto e solo quando gli uomini nascosti nei bunker uscirono e si arresero essa si fermò.

Nacque così Fuga Bianca, il nuovo mondo, un’utopia, l’emblema di un mondo che per gli adulti non poteva mai funzionare tanto che sembrava essere stato istituito con le idee dei bambini.

Valuta e denaro non esistevano più, la politica abolita, esisteva solo l’etica morale e una volta tolto di mezzo il denaro la maggior parte dei reati si estinsero, tuttavia fu omessa e nascosta tutta la cultura e soprattutto la storia del mondo passato per la smisurata paura che tutto potesse ripetersi.

Il pianeta aveva riottenuto i suoi colori, un cielo azzurro su distese di girandole rileva inquinamento che smettevano di girare con 0,0001 nm di particolato nell’aria e valli di biomasse permettevano la produzione di energia da batteri. Ma il vero cambiamento radicale, nonostante l’uomo in precedenza ci aveva provato incessantemente, avvenne nella molecola più importante, il DNA, con precisione nei cromosomi 14 e 6. Queste mutazioni portarono l’uomo pian piano a rispettare il mondo e gli altri, definiva tutti cittadini del mondo, abitanti di una grande casa dove si poteva decidere di cambiare stanza e rimanerci.
Sembrava che il male non esistesse più.

Nel sobborgo della Glifada, periferia dell’Attica ad Atene, Artemisia detta Misia, una bambina di dodici anni solare e ribelle viveva lì, era cresciuta con gli altri bambini nel parco centrale giocando a Lematro un gioco basato sulla totale casualità ,consisteva in questo: un primo bambino doveva scegliere uno compagno e trovare qualcosa che ricordasse quest’ultimo da dargli, poi insieme avrebbero ripetuto il tutto scegliendo un altro e così via.

Alla fine si sarebbe consolidato un gruppo e l’ultimo scelto non perdeva affatto ma era colui che ricominciava il gioco.
Adorava questo gioco, le piaceva molto ingegnarsi su come stupire il prossimo con qualcosa che lo ricordasse, e proprio così aveva conosciuto una delle persone più importanti per lei, Raphael, suo coetaneo che dalla Spagna si trasferì in Grecia con la sua famiglia.

Misia lo adocchiò subito e visto che doveva cominciare lei prese un bicchiere con dell’acqua mescolò del gesso azzurro e glielo porse; Raphael rimase esterrefatto, Misia gli alzò la manica della maglia e disse: «CuSO4, solfato rameico! Ti piace la chimica».

Rafy, come lo chiamava lei, era sensibile e buono, sapeva tutto di lei nei minimi dettagli: il segreto di un ramo della sua famiglia esiliato a causa della conoscenza la storia del vecchio mondo, ma anche tutte le sue paure e a volte discutevano proprio per queste ultime, però mai si dicevano addio. Erano l’uno la spalla dell’altro e tra loro trovavano la forza di sostenere i propri sogni.
Nella loro scuola c’era un maestro, il maestro Ilugi che viveva quasi da eremita, considerato da nessuno perché era l’unico a conoscere tutta la storia. Ma per Misia era una guida, con lui sentiva un legame che non riusciva a spiegare.
Era una giornata normale finché Misia mentre Rafy le spiegava chimica gli chiese: «Ma tu ti sei mai chiesto come sono riusciti a scoprire la chimica?»
«Si, non si sa nulla, ma per me è impossibile, perché mi fai questa domanda?»
Misia restò in silenzio.
«Misia.»
«Rafy la chimica non si sa da dove viene, il nostro mondo e neppure quello che ci è intorno.»
«Misia, anche se vorremmo, meglio non sapere, lo sai.»

La giornata continuò, ma Rafy sapeva che in fondo Misia non si era data pace, soprattutto quando la vide in biblioteca.
Il giorno dopo a scuola infatti tutta spensierata gli raccontò che si era messa d’accordo con il maestro per distrarre la sorveglianza ed era andata nella sezione proibita della biblioteca dove scoprì proprio un mondo. Gli parlò dell’Iliade e dell’Odissea, ma Rafy sembrava apprezzare poco dati gli sbadigli frequenti. E allora gli raccontò di Democrito che fece nascere la chimica, di corpuscoli chiamati atomi, citando nomi come Dalton, Thompson così nacque in lui il desiderio di sapere.
Diventò essenziale fuggire in biblioteca per poi ritirarsi soddisfatti come pirati con il loro bottino.
Dopo qualche mese durante una lezione, Leo, un loro compagno di classe prese dallo zaino di Misia il libro Antica Grecia e disse: «Alla fine ci siete riusciti».
Entrambi capirono che qualcuno li seguiva quotidianamente.
Scoppiò un putiferio: Leo non lasciava il libro che Misia cercava invano di riprendersi prima dell’arrivo dell’insegnante. Fu per via delle urla insolite che all’arrivo dell’insegnante i due si staccarono, il libro fu scoperto e Leo in un istante con un oggetto affilato fece un taglio sull’avambraccio di Misia.

Alla vista del sangue tutti rimasero attoniti, lei si fece avanti e alzò velocemente il braccio, Rafy corse subito a fermarla, ma lei riuscì a sporcare di sangue Leo mentre a voce bassa lo ammonì: «Ricordatelo». L’insegnante mandò subito Misia e Rafy dal maestro per la ferita, con la promessa che dopo ne avrebbero parlato.
Mentre la ferita veniva medicata il maestro disse :«Devi fuggire».
«No! No! »
«Devi andare via, o ti faranno andare via loro.»
Misia si girò e l’attenzione cadde su una foto appesa, dove c’era un bambino che le somigliava e affermò: «Maestro, ma quel bambino è mio padre…»
«Nossignore, quello sono io: hai notato la somiglianza, stesso sangue non mente.»
Tutto fu chiaro: il maestro era uno dei suoi parenti che erano stati esiliati. Ecco perché sentiva un certo legame con lui.
«Partirai stasera per l’isola di Alonissos, lì nessuno ti cercherà, i tuoi genitori sanno tutto.»
Arrivò la sera, Misia salutò i suoi genitori, il maestro e Rafy. Ma prima doveva dargli una cosa.
«Rafy custodisci questo libro. È il libro sulla chimica scritto da Primo Levi, un chimico e scrittore italiano, l’ho ricoperto con la copertina del libro di greco.»
«Misia, tieni questa collana. È calcanite, CuSO4 .»
Si abbracciarono e si augurarono il meglio per entrambi.
Arrivata sull’isola l’aspettava una ragazza, Calliope, che aveva l’incarico di prendersi cura di lei, anche se il suo volto non sprizzava la stessa gioia che spiccava negli altri abitanti.
Mentre camminava, Misia era incantata: l’Isola immersa nel verde in tutte le sue sfumature, alternate ai colori sgargianti dei fiori; enormi prati di girasoli producevano energia, l’Escolzia come barometro naturale, il mare così limpido da poter vedere il fondale pieno di Posidonia oceanica.

Passarono alcune settimane, Misia si sentiva rinata perché tutti erano depositari di cultura e ogni persona con cui parlava le dava in dono una piccola nozione su tutto. Iniziò a scrivere storie che raccontava ai bambini o che inscenava con loro, leggeva libri su qualsiasi cosa, febbricitante di sapere.

Un giorno sulla riva del mare era in compagnia della taciturna Calliope, la quale all’improvviso le disse: «Ti vedo triste».
Misia rimase in silenzio, poi esordì con tono serio: «Voi qui vi volete tutti troppo bene ma ci sono delle persone a cui tenete di più?» Liope non rispose, ma Misia continuò: «Io tengo tantissimo a due persone, il maestro e Rafy, non vederli più…».
«Ma sono sempre con te.»
«Il maestro sì, ma Rafy ho paura che diventi una presenza di passaggio.»
Le raccontò che era una roccaforte: sapeva tutto di lei, le sue paure, l’angoscia di perderlo e che alcune volte le sembrava di dargli fastidio tanto che aveva cercato di sostituirlo non riuscendoci, perché si era sentita un peso.
«Ti sei mai chiesta lui come si possa sentire?»
«Si, ma…»
«Ora te lo spiego.»
Calliope le chiese di correre e poi iniziò a rincorrerla, d’istinto Misia corse di più, ma quando Liope si fermò, tornò indietro pensando le fosse successo qualcosa.
Iniziarono a camminare e Liope iniziò: «E se in realtà mi stessi prendendo in giro? Se volessi farmi del male o uccidermi?»

Misia negò tutto fermamente, chiedendo la motivazione di tali accuse, ma Liope si mise di fronte a lei e fece finta di strangolarla. Quando la lasciò stare, le disse: «Anch’io ho avuto una persona importante, ma ero come te e lui perse la pazienza. Cercai di rimediare ma non volle più vedermi».
«E ora?»
«Ora lui non c’è più, ma sono convinta che ha capito il bene che gli voglio.»
Liope continuò: «Il timore di perdere qualcuno e fare di tutto per tenerlo con sé sono due mani che strangolano e chi è impegnato a liberarsi non noterà mai quanto gli vuoi bene. Rafy te ne vuole, ma tu vivresti in una casa rivestita di impalcature anche se sicura, perché hai paura che crolli? Io andrei solo a visitarla per vedere quando sarà pronta, pensaci».

Passò tanto tempo da quel giorno ma Misia capì finalmente che le paure costituiscono soltanto degli ostacoli.

Una sera arrivò una lettera del maestro che le diceva di tornare ad Atene con la frase finale: «…ti pare che ti facevo fare la fine di Galileo Galilei!».
Misia volle tornare con l’obiettivo di diffondere ciò che aveva imparato.

Una volta arrivata c’era una specie di convegno. Si intrufolò sul palco e, con lo stupore di tutti, face un bel respiro e disse:

«Noi abbiamo sempre vissuto bene dal momento della Fuga bianca, anche se essenzialmente ci mancava qualcosa, la bellezza, ha origini proprio dalla nostra terra. Siamo stati protagonisti di arte, filosofia, letteratura e abbiamo fatto la storia, ma per la troppa paura del vecchio mondo lo abbiamo nascosto. Il timore è legittimo ma deve essere combattuto dalla responsabilità che abbiamo ad educare il prossimo dando il buon esempio, non di certo nascondendo ciò che ha reso bello il passato, perciò iniziamo a riscoprire quello che c’era prima di noi.»

«E se avessimo già iniziato a farlo?»
Rafy si fece spazio tra la folla e le fece segno di seguirlo.
Misia sorrise.

La portò a scuola, dove trovò il maestro e insieme le mostrarono i corridoi ornati con le riproduzioni di quadri di ogni epoca.
Sbigottita e allarmata chiese: «Maestro ma Alonnisos?»
«L’hai liberata con il tuo discorso, la cultura è ritornata.»
Rafy la guardò e disse: «Sapevo se saresti tornata e ho continuato ciò che avevi iniziato, con tutti anche Leo ad allargare questo spiraglio manchi solo tu.»

Pubblicato: 31 Gennaio 2023
Fascia: 16-19
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