Con gli occhialetti calati sulla punta del naso, Spike metteva un punto alla sua analisi: i livelli dei gas serra si erano ormai stabilizzati attorno ai minimi storici da mesi, il che lo fece sorridere involontariamente.
Farsi quasi arrestare per aver portato ventimila persone a scrivere ogni giorno per un anno al senato, anche più volte al giorno, chiedendo di offrire dei vantaggi economici ai cittadini che usufruivano dei trasporti pubblici o della bicicletta aveva funzionato, tanto che ora coloro che non utilizzavano la macchina erano quasi i tre quarti della popolazione nazionale.
Inoltre, per farsi perdonare della sua insistenza ed evitare una causa in tribunale, aveva portato una sua conoscenza nel settore dell’energia pulita a investire sul territorio prendendo accordi col governo, così ora, l’Italia era vicina all’autosufficienza energetica, e anche all’essere il Paese più green d’Europa. Sentì il rumore di una serratura.
«Allora, com’è andata?»
«La minaccia di ricevere altre lettere li ha fatti cedere immediatamente» Castore posò la sua tote bag e il giaccone su una sedia vicina e lo guardò raggiante: aveva usato la stessa tecnica di Spike per convincere la Mediaset a pubblicizzare prodotti come saponi solidi naturali, tips per non sprecare energia, acqua e cibo, per riciclare correttamente.
In questo modo, grazie alla tecnica della ripetizione avrebbero indottrinato milioni di cervelli ad agire correttamente per ridurre l’inquinamento, e rendere finalmente il Climate Clock non più così spaventoso.
Castore prese una mela e guardò fuori dalla finestra: una distesa di pannelli solari stava coprendo i tetti rossi davanti a lui, ogni tanto un alberello faceva capolino tra schiere di cemento e mattoni, e l’aria non era più così densa da poter esser tagliata.
Dal loro piccolo balcone si poteva vedere chiaramente la loro università: un monolito di laterizio, austero, che era lì dal secondo dopoguerra, e resisteva alle intemperie del clima e ai dispetti degli universitari. Gli venne subito in mente il suo professore di diritto ambientale: moriva dalla voglia di raccontargli di quello che avevano conquistato in questi mesi.
Quasi fosse stato invocato dai suoi pensieri, gli arrivò una mail proprio da lui: gli chiedeva se gentilmente potesse incontrarlo domani subito dopo le lezioni per una questione urgente. Castore si passò una mano tra i capelli rasati, stringendo il telefono: che fosse successo qualcosa? Immediatamente pensò alla sua tesi di laurea, e un nodo si strinse alla bocca del suo stomaco.
«Tutto a posto?» Spike alzò un sopracciglio mentre beveva un sorso d’acqua.
«Sì sì, solo che il mio prof di diritto ambientale mi ha scritto perché deve parlarmi.»
«Per quale motivo?» Spike si avvicinò per leggere la mail e Castore gli passò il telefono.
«Wow, molto informale per i suoi standard» Spike lo conosceva, perché era stato suo studente prima di cambiare corso di laurea.
Castore annuì e si mise seduto sul divano; accese la televisione, iniziò a cambiare canale a manetta finché su Italia 1 partì una musichetta famigliare che conosceva fin troppo bene: il suo spot sulla raccolta differenziata era uscito meglio di quanto avesse immaginato.
Il giorno dopo, passò due ore a contare i secondi che lo separavano dall’incontro con il professore. La campanella lo liberò finalmente dall’attesa e una corsetta per le scale fino al secondo piano gli fece raggiungere in poco tempo lo studio che cercava.
Bussò, e il docente era lì che scriveva qualcosa.
«Ah, Castore! Siediti!» lo accolse.
«Salve professore, c’è qualche problema con la tesi?» chiese subito il ragazzo a bruciapelo.
«Oh no, ho finito di vederla ieri ma di questo parleremo un’altra volta» l’insegnante si sistemò sulla sedia e cacciò fuori dai cassetti della scrivania un paio di giornali di edizioni passate.
In tutti questi, spiccavano in prima pagina titoli come: «Il Governo è schiacciato da 21 milioni di lettere»; «Cittadini in protesta: vogliamo benefici se prendiamo i mezzi pubblici»; «Non si arrestano le lettere neanche a Pasqua e Natale».
Quando Castore alzò lo sguardo dalle testate giornalistiche notò che il professore stava sorridendo.
«Non avrei mai immaginato che una cosa del genere si potesse fare e che tanto meno funzionasse!»
«Finalmente quando si cammina per strada si sente il profumo del sugo la domenica, del pane appena sfornato la mattina! Per non parlare dei fiori: mi ero quasi scordato che nel parco qui accanto ci sono delle rose, finché non ne ho sentito il profumo mentre camminavo proprio oggi!»
L’entusiasmo usciva dai suoi occhi sotto forma di scintille che riempivano la stanza di calore; la bocca tesa in un sorriso grato e allegro che finalmente qualcosa fosse cambiato.
Castore lo guardava sorpreso senza capire: era per questo che gli aveva detto di venire?
«Tu sai che prima abitavo in centro e non sopportavo il costante rumore del fiume di macchine sotto la mia finestra, per cui mi sono trasferito qui, ma quando l’altro giorno sono tornato nella vecchia casa, indovina cosa ho trovato?» il professore si protese in avanti sulla cattedra nella foga del racconto, e la sua non era una domanda retorica.
«Non lo so» rispose Castore, senza sapere cos’altro dire.
«Ma sì, che lo sai! Il silenzio!» si alzò con un balzo: «Non c’era una macchina, andavano tutti in bici e ho passato un buon quarto d’ora a leggere in terrazza, indisturbato, e ho sentito gli uccellini!»
Castore non poteva credere ai suoi occhi: vedere il professore sempre così contenuto e pacato, ora quasi agitato, euforico, era una visione mistica.
«Per tutto ciò, devo ringraziare te e Spike» il tono del docente si addolcì e con questo si rimise seduto.
Lo guardò abbracciando la sua anima con il caldo color nocciola delle sue iridi, e Castore lo ricambiò simbolicamente.
«Come fa a sapere che ci sono anche io dietro? I media non lo sanno, vero?» Castore fu sfiorato dall’idea e non gli piacque la sensazione di pancia che lo scosse.
«Spike mi ha detto di conoscerti, e non mi ci è voluto tanto per arrivarci, una volta saputo che c’era lui dietro a quella valanga di lettere… e poi chi poteva essere l’autore degli spot pubblicitari sulla spugna di luffa e su come fare la differenziata correttamente con la Marcia di Radetzky in sottofondo?» disse in tono ovvio il professore alzando entrambe le sopracciglia.
Castore fece un breve risolino e si preparò a congedarsi dall’insegnante; quando gli strinse la mano però, quello tornò serio: «Non avete idea di quanto giovamento state portando a tutti, non solo in questa città. Continuate così».
Uscendo dall’università con un senso di leggerezza ignoto, Castore ebbe un flash: era nella sua classe alle superiori e la prof di filosofia stava spiegando Bacone e diceva in latino: «Veritas filia temporis». Doveva ammettere che solo il tempo avrebbe evidenziato che loro avevano sempre agito perché sapevano qual era la verità: se non avessero cambiato rotta in tempo, il pianeta sarebbe morto e tutti loro con lui.
