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Fantascienza
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Fascia 16-19
L’arroganza degli insolenti

Il futuro viene spesso immaginato come distopico e apocalittico. Per questo, negli ultimi anni, è cresciuto nei più giovani un inedito senso di responsabilità e una forte volontà di agire tempestivamente. Provate immaginare nel vostro racconto un’umanità in movimento che, attraverso mutazioni e migrazioni, ha intrapreso un percorso che l’ha condotta a un mondo fatto di prosperità, pace, sostenibilità e bellezza. Immaginate una città fatta di beni comuni e spazi creativi, una comunità spinta dal senso di inclusione e di cura, che costruisce nuovi legami e abita tutti gli spazi, anche quelli più periferici, in armonia con gli altri esseri viventi.

Se ti dicessi che è possibile creare un mondo in cui regna la pace, l’eguaglianza sociale, l’eco-sostenibilità e il senso della collettività, rinunciando all’individualismo, lo faresti? Leggo lo stupore e la perplessità sul tuo volto, come se la domanda risultasse banale o insulsa. Tu, che adesso vivi in una situazione di benessere, non ti preoccupi di chi l’ha resa tale. In un tempo in cui l’uomo aveva smarrito la sua umanità, la generazione Z ha deciso di agire. Il percorso intrapreso si è rivelato pieno di ostacoli, ma nonostante ciò non si è arresa, poiché il fine, per cui lottavano incessantemente, era maggiore. Niente poteva scoraggiare gli animi di quei ragazzi, pervasi di speranza ineluttabile. Avere un tetto sulla testa, cibo e un’adeguata igiene non era scontato; valeva la legge del più forte, ripensandoci, non eravamo tanto diversi dagli animali. La ragione, quella che ci contraddistingue dalle bestie, sembrava venir meno.

Oggigiorno, invece, godiamo di una società che tutela l’incolumità del singolo, assicurandogli un’esistenza dignitosa. Non è il valore sociale a stabilire chi sei, lo Stato offre all’individuo gli strumenti per acculturarsi e affermarsi nella comunità. Vi è una regola fondamentale: nessuno viene emarginato. I segni della mutazione del nostro agire vengono custoditi e curati dagli anziani come una ferita aperta. I loro occhi rimangono increduli di fronte a un cambiamento così radicale e responsabile dell’uomo. Ci avevano dati per spacciati, ma abbiamo dimostrato di avere coraggio. È inappagabile ammirare il loro sorriso dinanzi a un’aria respirabile, un clima sano e un ambiente che poteva sembrare utopico. Nelle loro profonde rughe si percepisce il dolore vissuto e il desiderio di una rinascita meritata. L’uomo, con le proprie mani, stava causando la sua estinzione ed essa non sarebbe stata indolore, ma portatrice di agonia. Avrebbe trascinato con sé anche le altre specie viventi, condannandole ingiustamente a un destino funesto.

La causa di tutti i mali era già stata individuata da un grande filosofo di nome Rousseau: «non si osa più mostrarsi come si è. Così non si saprà mai bene con chi si ha a che fare. Addio amicizie sincere, addio stima reale, addio fiducia fondata. I sospetti, le ombre, i timori, la freddezza, l’odio, il tradimento, si nasconderanno senza posa sotto questo velo uniforme e perfido di cortesia, sotto la tanto decantata urbanità». Queste parole racchiudono perfettamente il quadro sociale di quegli anni bui. L’apparenza contava più della sostanza. L’egoismo e il dio denaro erano il carburante di una macchina mortale. Era un mondo in cui la gente aveva smesso di cercare, convinta di possedere già tutto. Gli unici ribelli erano gli artisti, loro sono come frecce che squarciano quel velo di finzione nel quale eravamo immersi.

Bisognava cambiare rotta, creare una dimensione in cui gli interessi del singolo non schiacciavano quelli della comunità. L’uomo con il tempo ha adottato dei meccanismi ecosostenibili, imparando a ricavare energia senza danneggiare il pianeta Terra. In seguito a un ritrovato senso di appartenenza alla natura e al proprio simile, l’individuo ha compreso che alla base della salvezza vi è la cooperazione. La coesione sociale nasce sul territorio a partire dal rispetto delle esigenze delle istituzioni minori, rafforzando i legami comunitari e permettendo la partecipazione attiva alla res pubblica. La struttura di una città è un fattore cruciale per la vita di una comunità. Alla sua base vi è una progettazione urbana a misura d’uomo: luoghi di aggregazione, spazi aperti funzionali e organizzati per favorire l’incontro tra i cittadini, ove possono condividere preoccupazioni, emozioni, idee, progetti, un’evoluzione innovativa dell’antico foro romano. La vita urbana risulta così un’avventura ricca e vitale, che consente alle persone di interagire in ambienti densi di stimoli. Come diceva la sociologa, attivista e scrittrice Jane Jacobs, i migliori giudici di come dovrebbe essere una città sono i suoi stessi abitanti. È per questa ragione che i processi decisionali partono dal basso, dai cittadini che vivono in prima persona i problemi e che risultano, pertanto, più competenti nel valutare e implementare le politiche sociali. L’idea di fondo era quella di creare una città “virtuosa” e cosmopolita, un territorio che promuove azioni volte a raggiungere obiettivi di equità sociale, sostenibilità ambientale, risparmio energetico e incontro interculturale, favorito dalle continue migrazioni ed integrazione tra i popoli. Non esistono più confini, sono abolite le differenze tra nord e sud, tra centro e periferia, tra est ed ovest, i quali hanno solo rilevanza geografica e non più socio-culturale. Dopo aver compreso l’enorme evoluzione umana, il grande pericolo corso e la salvezza raggiunta, il tuo sguardo, caro lettore, mi sembra cambiato. Nei tuoi occhi leggo consapevolezza, dolore e gratitudine, per una generazione che ha saputo salvaguardare il patrimonio umano e trasmetterlo a quelle future.

questo racconto ha partecipato al concorso Fictionforfuture
Pubblicato: 8 Maggio 2023
Fascia: 16-19
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