Ormai era la quinta notte che compariva. Avevo bisogno di risposte, questa volta non mi sarebbe sfuggito. Gli corsi dietro. Vidi che stava entrando nello sgabuzzino. Lo seguii. Ma che stava facendo? Sembrava si stesse arrampicando sul nulla… Presi la scala e lo seguii. Ormai era scomparso nel muro. Ma come aveva fatto? Doveva esserci sicuramente un passaggio, ma se volevo trovarlo e andargli dietro dovevo sbrigarmi. Spostai convulsamente tutto quello che mi separava dal muro, lasciandolo cadere per terra. Non vidi niente. Stavo per desistere, quando mi accorsi che c’era una porticina, verniciata di bianco come il resto della parete. Una porta? lassù? nella parete dello sgabuzzino? Senza neanche accorgermene, infilai impulsivamente le dita nella fessura tra essa e il muro, e con un piccolo sforzo riuscii ad aprirla. Era tutto buio all’interno, ma si trattava pur sempre di casa mia, in fondo non avevo nulla da temere, pensavo, che male ci poteva essere a esplorare quell’angoletto misterioso?
Stavo per entrare, quando pensai che forse mi sarebbe stata utile una torcia, visto il buio totale nello stanzino. Mi bastò raccoglierla da terra, visto che avevo rovesciato sul pavimento tutto quello che c’era sullo scaffale. Decisi di entrare subito e per evitare che qualcun altro si accorgesse della porta feci per chiuderla, ma quando mi girai non la vidi più. Pensai che fosse per il buio totale, anche se la cosa aveva un che di inquietante. Provai ad accendere la torcia, ma poi mi accorsi di una cosa che mi fece sentire una stupida: non aveva le batterie, anche se mi pareva di averle messe nuove il giorno prima. Pensai di tornare indietro per prenderle, ma mentre ero sul punto di girarmi scorsi molto avanti a me una figura pallida e semitrasparente che si allontanava velocemente, in netto contrasto con tutto il nero circostante. Era lui! Ma come diamine avevo fatto a non notarlo prima?! Mi misi all’inseguimento, avanzando a carponi nel buio totale per alcuni minuti, ma più andavo avanti più la figura scompariva, come se sparisse, si allontanasse da me, cominciavo ad avere la sensazione di non muovermi e dentro di me si stava facendo avanti un senso di inquietudine che mi faceva venire voglia di tornare indietro. Non riuscivo ancora a vedere la fine di quel tunnel e all’improvviso mi venne in mente che forse potevo essere finita in qualche tubo o condotto di areazione. Mi sentivo una stupida, andando avanti in quel modo, magari in un semplice condotto. Allora decisi di tornare indietro, così mi girai verso il punto da cui ero venuta, solo per ritrovarmi davanti il buio più profondo che, come constatai guardandomi intorno, mi circondava totalmente. Mi sentii mancare. Come era possibile che mi fossi allontanata così tanto? Provai ad appoggiarmi al muro di fianco a me, ma finii lunga distesa, senza trovare nulla a cui appoggiarmi. Rimasi impietrita, fermandomi immediatamente. Non lo avessi mai fatto. Ero ferma da meno di un secondo, quando mi prese all’improvviso la sensazione di cadere e sentii interiormente che la caduta sarebbe potuta essere infinita.
Provai molte volte a chiudere e a riaprire gli occhi, osservare un punto fermo, o almeno quello che mi pareva un punto fermo, tentando di vedere qualcosa in quella luce inesistente, sempre cadendo. Non so per quanto durò la caduta, o per quanto provai a vedere qualcosa e a orientarmi in quel nulla, so solo che dopo molto tempo vidi una specie di superficie verso il basso, o almeno in base alla direzione in cui stavo cadendo quello era il basso. La superficie era traslucida, assomigliava un po’ a dell’inchiostro, o a qualche altro liquido scuro. Mi aspettai di schiantarmi con un gran botto e affondare in quella strana sostanza, così chiusi gli occhi e mi preparai all’impatto, che in base alla durata e alla velocità della caduta pensavo sarebbe stato tremendo. Avevo ancora gli occhi chiusi, quando sentii che la caduta era finita. Rimasi molto sorpresa. Non mi ero schiantata e men che meno ero affondata. Aprii immediatamente gli occhi e saltai in piedi. Ciò che vidi mi lasciò senza parole. A quel punto era sicuro che non fossi più nello sgabuzzino e di sicuro nemmeno in qualche grande tubo.
Ma dove diamine ero finita?
Vedevo attorno a me delle specie di figure bianche e leggermente luminose, molto somiglianti a quella del ragazzo che avevo seguito fin lì, che si muovevano apparentemente senza meta nel buio totale che in quel posto era ovunque, quel buio che sembrava un vera e propria entità vivente, quel buio che componeva totalmente quella strana dimensione.
Avevo la sensazione di essere sempre stata in quel posto e la mia casa, la mia famiglia e i miei amici erano ormai un ricordo lontano nella mia mente.
Lì il soffitto non era più basso, quindi mi alzai in piedi e tentai qualche passo incerto verso una direzione a caso: dove appoggiavo i piedi si creavano delle increspature, come se il pavimento fosse liquido, ma quando provai a toccarlo con le dita per verificare se la mia ipotesi fosse corretta, mi accorsi che il materiale che stavo toccando era perfettamente solido.
Fino a quel momento non avevo sentito assolutamente nessun suono, ma dopo un po’ che camminavo in quella dimensione oscura cominciai a sentire qualcosa, era come se i miei sensi si stessero risvegliando uno per volta.
Il suono che sentivo era simile a un insieme di sussurri, all’inizio leggero e basso come un soffio di vento, poi sempre più forte e più forte ancora, finché non diventò talmente alto che cominciò a farmi male la testa. Provai a tapparmi le orecchie e chiudere gli occhi, ma senza risultato. Il suono continuava ad alzarsi, ed io stavo cominciando ad abituarmi a quel coro di sussurri, che ormai somigliavano più a urla, quando di colpo finì, lasciando il posto a un silenzio assoluto e inquietante.
Ormai ero talmente confusa e stordita che non riuscivo più nemmeno a riaprire gli occhi. Ma quando finalmente ci riuscii mi accorsi di un fatto che mi fece rabbrividire: tutte quelle figure bianche che avevo visto prima di iniziare a camminare, che fino a quel momento sembravano ignorarmi, stavano cominciando ad avanzare lentamente verso di me.
Provai a correre per scappare, ma non riuscivo più a farlo, le mie gambe erano come paralizzate.
Improvvisamente le figure diventarono velocissime, ma quando ormai stavano per prendermi, mi ritrovai di colpo in camera mia, seduta sul letto.
Mi girava la testa e non sapevo più nemmeno cosa pensare. Guardai fuori dalla finestra e vidi che era ancora notte, come quando ero entrata nella porticina. Pensai che ero stata una gran stupida, e che era sicuramente stato tutto un sogno. Ora tutto quadrava.
Ma non avevo ancora fatto nemmeno in tempo a sdraiarmi sul letto per provare ad addormentarmi, che scorsi con la coda dell’occhio una figura bianca sfrecciare davanti alla porta di camera mia.
Possibile? Sì, non c’erano dubbi, era di nuovo lui! Il ragazzo che avevo seguito fino alla porta!
Senza pensarci nemmeno un secondo mi gettai all’inseguimento di corsa, cercando di capire dove fosse.
Alla fine finii di nuovo nello sgabuzzino.
Si stava di nuovo arrampicando come per raggiungere qualcosa.
Come da copione, presi la scala e lo seguii.
Buttai a terra tutto ciò che mi separava dal muro.
Una porticina.
Sapevo che la torcia non avrebbe funzionato, quindi non mi presi nemmeno la briga di raccoglierla.
Mi gettai semplicemente nel buio.
Di nuovo.


