Bentornato!
Non fai ancora parte della nostra community?
Nessun Genere
  |  
Fascia 16-19
La mafia è morta

Esce coprendosi il volto già nascosto da cuffia e occhiali.
Pasquale Maria De Stefano.
Ce l’abbiamo fatta. Li abbiamo presi tutti. Abbiamo sconfitto il fenomeno mafioso.
So che non sembra possibile, invece ce l’abbiamo fatta Giovanni!
Nel tuo vecchio quartiere non ci sono più ragazzini che spacciano, negozi rasi al suolo dalle fiamme, lettere di minaccia con proiettili allegati.

Nel tuo vecchio quartiere, come nel resto d’Italia, la mafia è morta.
No, non è stato così semplice. A un certo punto, abbiamo persino creduto che si sarebbe risolto prima il problema del cambiamento climatico che quello mafioso, invece eccoci qui: Scampia è stata completamente ristrutturata, le Vele sembrano il nuovo City life; non registriamo morti a causa di ritorsioni da mesi ormai; Saviano può girare senza scorta.
Lo so Giovanni, lo so, la mafia è sempre pronta, è più resistente degli scarafaggi che si insidiano nei bordi delle cucine.

Oggi però è stata la verità a vincere.
Hanno vinto tutte le madri dei carabinieri che ancora mettono un piatto per loro in tavola, hanno vinto tutti i magistrati come te, hanno vinto i bambini rapiti e le vittime mutilate, hanno vinto i politici onesti e, a modo loro, hanno vinto anche i pentiti. Oggi abbiamo vinto tutti.
Avevamo già da tempo l’impressione di aver vinto, di aver debellato questo germe, ma la cattura dell’ultimo boss ha messo un punto nero su bianco. Non tanto perché fosse l’ultimo, quanto per le condizioni in cui lo abbiamo trovato: viveva da mesi in un bunker e non di quelli tutti attrezzati, eretti nel terreno con l’abilità delle talpe, che avevano ai tuoi tempi. De Stefano viveva in una grotta, senza servizi igienici, senza un minimo di riscaldamento, mantenuto dai pochi resti che trovava nei cassonetti nei paraggi. De Stefano si era ridotto a vivere nelle stesse condizioni in cui aveva tenuto i suoi prigionieri.

D’altra parte non poteva più uscirne: gli era stato negato qualunque accesso all’umanità quando la sua faccia ha iniziato a comparire ovunque, a intitolare i corsi rivolti ai cittadini che abbiamo iniziato ad organizzare negli ultimi anni; uno dei progetti di cui vado più fiero, a essere onesti.
L’idea è nata un pomeriggio in cui, tornato a casa dal lavoro, mia figlia mi ha chiesto come mai rincorressimo con tanta foga alcuni uomini senza neanche conoscere per certo la loro identità; in quel momento mi sono reso conto che mia figlia non era poi meno informata della maggior parte dei cittadini.
Come si fa ad avere l’appoggio di una popolazione che sa di te persino meno di quanto sappia di quei boss che gli consigliamo di denunciare? Loro gli garantiscono protezione, mentre noi, indagando, scoperchiamo infrazioni su infrazioni nelle loro condotte di vita.
Ecco allora che abbiamo deciso di fondare un’associazione formativa che si deve frequentare un po’ come si frequentano i corsi per la patente, di rado e solo per paura di fare male a qualcuno circolando senza conoscenze. L’obiettivo era quello di creare delle comunità di resistenza fondate sulla coscienza: il principio era quello delle decimazioni di Cadorna, ma applicato per scopi più nobili e in maniera tutt’altro che violenta; come Cadorna fucilava dieci uomini per ogni disertore, i cittadini dovevano essere consapevoli che, per ogni informazione omertosa, la mafia avrebbe minacciato, e forse ucciso, almeno dieci colleghi, compaesani, amici.
Ad ogni modo, gli abbiamo fatto un favore trovandolo. Non c’è pena di morte neanche per questi reati e il carcere deve essere dignitoso e rieducativo per tutti — sicuramente le tasse dei cittadini gli garantiranno condizioni più umane in prigione che quelle in cui ha vissuto per nascondersi.
Lo so, pare ingiusto dare a queste persone tali attenzioni, quando nelle nostre strade centinaia di poveri rischiano ipotermia e malnutrizione ogni giorno; le avevi ricevute anche tu queste critiche quando volesti che i pentiti potessero riabbracciare le loro famiglie grazie ad una riduzione di pena scambiata con qualche informazione.

In effetti il tuo metodo era criticabile, ma anche l’unico punto da cui iniziare. Se non avessimo guardato la mafia da dentro non avremmo avuto modo di conoscere la più grande organizzazione criminale della storia e i loro responsabili non avrebbero mai avuto volto.
Oggi, invece, le loro sporche facce sono tutte appese nell’immaginario collettivo, pronte per essere scordate quando non sarà più necessario ricordarle: dovremmo rendere indelebili i nomi, i volti, le storie di chi ha perso la vita per combatterli, non di chi è stato condannato a plurimi ergastoli; a questi non resta che la dignità terrena di esseri umani, ma i primi meritano la dignità eterna degli eroi.

Ci è, però, rimasto un interrogativo e mi appello a te Giovanni, a te che sognavi da tempo quest’utopia: come sarà adesso il mondo? Tutta la mia carriera è stata basata sul rincorrere questi scarti di umanità e ora non so cosa farmene. I ragazzini che volevamo proteggere dalla strada sono stati tutti integrati in una qualche comunità e i veterani ne hanno aperte di nuove dove studiare insieme per avere opportunità più ampie. I quartieri spagnoli hanno perso il loro turismo perché era la miseria ad attirare i visitatori, era il brivido di urlare “hanno sparato” ogni volta che si sentiva un petardo. I negozianti hanno visto vanificarsi gli investimenti sulla quantità abnorme di antifurto e assicurazioni e sono disorientati dalle “entrate” del mancato pizzo. I giornalisti sono orfani di un argomento pregnante le inchieste di decenni e non sanno che meta scegliere per le loro prime vacanze in libertà. L’ambiente ha registrato un forte miglioramento grazie alle grandi aziende che ora smaltiscono i rifiuti nella migliore maniera possibile, senza pagare nessuno che li bruci o che nasconda la burocrazia sporca.

Mi sono chiesto più e più volte come avremmo fatto per debellare la mafia e oggi mi chiedo se non facesse parte del nostro paese, dell’arte, tipicamente italiana, di sapersi arrangiare anche a spese degli inferiori. Siamo davvero pronti a un mondo onesto?

Dimmi Giovanni, come sarà vivere in un mondo in cui la mafia è morta?

Pubblicato: 26 Gennaio 2023
Fascia: 16-19
Commenti
Non ci sono commenti per questo racconto.