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Avventura
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Fascia 16-19
La città vista dall’alto

Continuavo a volare seguendo il percorso del vento, amavo osservare il paesaggio quando il sole splendeva alto. La corrente mi portava ora verso destra, ora verso sinistra, ma non avevo una meta precisa, mi lasciavo andare. Mi ero allontanato dal mio gruppo per rilassarmi e godermi un po’ di tempo libero, prima dell’arrivo del periodo della migrazione, a primavera, che solitamente mi stanca molto.

Ma lasciate che mi presenti, sono un passero migratore, appartenente alla famiglia dei Passeridi. Tutti mi chiamano Trudy; in realtà questo nome mi è stato dato da un simpatico e amichevole gattino, vicino cui stavo passeggiando un giorno, e da quella volta mi faccio chiamare così, tanto mi piacque. Gli alberi che vedevo sotto di me danzavano, mossi dalla brezza leggera e piacevole che guidava il mio percorso. Non so quanto fosse passato dall’inizio del mio viaggio, avevo perso la cognizione del tempo, tanto che mi sembrava di sognare. In basso campi coltivati si succedevano regolarmente, verdi, arancioni, come in una scacchiera. A destra un bosco rigoglioso, di uno splendente color smeraldo, pieno di vita. Il vento mi stava spingendo avanti, verso qualcosa che da lontano mi sembrava una città. Non ne vedevo così spesso e la curiosità anticipava nella mia mente ciò che avrei osservato. Cercavo di percepire odori, suoni, qualsiasi cosa che mi avrebbe potuto aiutare nel capire come fosse la città, ma, avendo noi passeri un olfatto e un udito non molto sviluppati, non sentivo nulla. Speravo che il vento andasse più veloce, per guidarmi verso la meta che volevo raggiungere, dritta davanti a me. Ed ecco, se esiste un Dio lo ringrazio molto, perché la mia preghiera venne esaudita. In appena qualche secondo trovai sotto di me, al posto della visione dei campi che avevo prima, quella di una città. Era popolata da tanti uomini, o per lo meno così apparivano a me, che non avevo mai visto un agglomerato di esseri viventi più numeroso di uno stormo. Avevo deciso quindi di appoggiarmi a un ramo di un albero per osservare meglio. Fortunatamente, la città era piena di pini e non fu difficile trovarne uno su cui adagiarmi. Ora riuscivo a percepire le voci delle persone, alcune chiacchieravano tra loro, altre cantavano, proprio come gli uccelli. Anch’io in quel momento stavo intonando una melodia, per celebrare il mio arrivo nel posto che tanto desideravo vedere e in cui avrei potuto imparare tante cose. Ascoltando i discorsi degli uomini, scoprii che non si riparano in nidi, ma in luoghi chiamati “case”, che sono molto più resistenti e spaziosi, e lavorano per aiutare la loro comunità e per avere da mangiare, un po’ come noi passeri andiamo alla ricerca di semi di girasole per nutrire noi e i nostri figli. In città gli uomini erano tutti amichevoli, tanto che un vecchietto, seduto su una panchina di fronte all’albero su cui ero poggiato, mi iniziò a parlare, complimentandosi con me per il piacevole canto che intonavo. Fui molto contento nel ricevere questo elogio, così che continuai a comporre melodie per allietarlo. Dopo che il vecchietto si fu alzato dalla panchina, decisi anch’io di cambiare albero, per osservare meglio gli altri spazi della città. Gli uomini erano molto gentili, ognuno aiutava l’altro nel momento del bisogno; la loro pelle poteva essere di vari colori, rosa, marrone o gialla, e credo appartenessero a gruppi differenti, ma erano comunque amici tra loro, lo capivo dal fatto che chiacchieravano e scherzavano insieme. Noi invece spesso abbiamo paura delle altre specie di uccelli, come i gufi e i falchi, poiché potremmo diventare da un momento all’altro una loro preda; in questo gli umani sono molto meglio dei passeri, vivono in armonia con gli altri. Credo che dall’inizio del mio viaggio lontano dal nido fossero passate ore. Osservare gli uomini in fondo mi divertiva, volevo studiare al meglio i loro comportamenti. Notai che tenevano molto alla pulizia e all’ordine della città; per citare un esempio, avevo visto cadere dalla tasca di un signore una bottiglia di plastica o qualcosa di simile, che lui immediatamente ha raccolto e gettato in un cestino blu. Gli uomini sono particolari; ripongono ogni rifiuto, credo in base al materiale di cui è costituito, in un cestino differente: blu per la plastica, giallo per la carta. Stavo imparando tantissime cose nuove, in città. Mi piaceva molto passare il tempo così. Una cosa che mi stupì molto fu la scoperta dell’esistenza dei «pannelli solari», nome che avevo udito da una signora mentre discorreva con una sua amica. Li ho notati a causa di una forte luce che si rifletteva sul tetto di una casa e puntava dritta verso i miei occhi. Dalle parole della donna ho sorprendentemente scoperto che queste lastre blu hanno la straordinaria capacità di trasformare la luce solare in energia, un po’ come fanno i miei amici alberi per compiere la fotosintesi. La città è davvero bella, sono proprio ingegnosi gli umani.

Pensate che per spostarsi da un luogo ad un altro, oltre ad andare a piedi, come fa la maggior parte di loro, usano strani mezzi a due ruote, che si muovono spingendo dei pedali. Non so come si chiamino, ma quando li usano, vanno veloci quasi quanto un falco o un’aquila. Ero davvero felice delle tante cose che stavo scoprendo in città, così che continuavo a canticchiare un’allegra melodia, serena come il luogo in cui mi trovavo. Era pieno di alberi intorno a me ma, a differenza del bosco vicino cui vivevo, non c’erano erbacce a rubar loro il nutrimento, intorno alle radici. Un recinto di legno circondava le piante, e veniva spesso un signore ad annaffiarle. Tutto era curato davvero bene, se avessi potuto parlare con gli alberi mi avrebbero detto che erano felici, ne sono più che certo. Gli ampi spazi verdi infatti, anche lontano dal centro, decoravano la città, come fosse una baita di montagna dispersa nella natura. Le piante crescevano rigogliose, ringraziando l’uomo attraverso la fotosintesi, con emissioni di ossigeno di cui beneficiavano tutti i viventi. Come in un bosco flora e fauna cooperano e si fondono per beneficio reciproco, così gli uomini facevano tra loro e con la natura. Avevo avuto modo di osservare la grande generosità delle persone, che spesso regalavano cibo o libri semplicemente per vedere un sorriso sul viso dell’altro o per fare in modo che nessuno si trovasse in situazioni di bisogno. Mio padre da sempre aveva voluto trasmettermi il valore dell’altruismo, ma solo vedendo questi gesti riuscii a comprendere la sua vera importanza, la gioia che certe azioni sono capaci di donare a noi e chi ci circonda. Gli uomini hanno davvero tanto da insegnare, li stimo molto. Io credo che la città sia tra i luoghi migliori che abbia mai visto, rappresenta l’armonia tra gli uomini e l’ambiente, l’equilibrio in tutte le sue parti, un concerto di gioia e di speranza, la serenità e la pace che tutti sognano. Oggi anche io vivo qui, con la mia famiglia, in simbiosi con l’uomo e la natura che ci circonda.

Pubblicato: 1 Febbraio 2023
Fascia: 16-19
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