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Fantascienza
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Fascia 13-15
La città sostenibile

Il sole splendeva fuori. Che raggi meravigliosi! Le distese di grano fuori dalla finestra davano un grande sollievo: erano una scintilla che si immergeva nello sguardo. Uscii fuori e trovai la mamma ad aspettarmi. Mi baciò la fronte e mi diede il buongiorno. Presi uno dei cesti di frutta che reggeva e la aiutai con le altre faccende. Verso metà mattinata si avvicinò e, mentre preparavo del cibo per i bambini che giocavano nel parco davanti casa, disse «Tesoro, potresti andare a dare una mano a tuo padre? Farete più in fretta e tornerete per pranzo» con il suo solito tono tenero e delicato. «Certo mamma, vado subito» risposi mentre prendevo il succo e i biscotti per i bimbi e un po’ d’acqua per papà. Mi avviai verso la porta, quando «Elena» mi fermai. Il mio nome lo pronunciava sempre nel modo più dolce, poi continuò «Grazie». Mi strappò un sorriso che riflettei sul suo, ed uscii piano, socchiudendo la porta. Lei se ne accorse, e andò da Sarah, la mia sorellina.

Stavo guardando i bambini mangiare, quando qualcuno spuntò dietro di me, e sussultai: erano Rebecca e James. Li salutai e Rebecca mi abbracciò. Dopo essermi staccata, James avanzò, mi accarezzò la guancia ed io lo strinsi forte mentre le sue dita affondarono nei miei folti capelli neri. Rebecca, a quel punto, lo spinse via e mi mise un braccio intorno alla vita «Non pensarci neanche, stai diventando invadente!» sputò in tono giocoso. Eravamo amici fin dalla nascita, eravamo cresciuti insieme. Loro erano due gemelli dai capelli biondi e gli occhi scuri, io avevo dei lunghi capelli neri come la pece e un paio di occhi chiari del colore del cielo. Rebecca mi diceva sempre che piacevo molto a suo fratello ma, essendo amici, era ovvio. Una risata lieve uscì dalla mia bocca, e gli occhi di James di fermarono su di me. Me ne accorsi «Qualcosa non va?» chiesi.
Rebecca si voltò e rispose «Non preoccuparti, Ellie, ti guarda così per ore ogni volta che ti vede passeggiare». James la fulminò con lo sguardo e, prima che iniziassero a litigare come al solito, li salutai per andare ad aiutare papà. Tra le casette in legno dei vari villaggi spiccavano sconfinati campi dai quali nascevano grano, mais, cotone e molte altre coltivazioni infinite.

Raggiunsi papà, che stava sistemando il grano nei cesti e lo portava ad una panetteria lì accanto: ci lavorava il padre di Rebecca e James. Sollevò lo sguardo, posò il cesto e mi abbracciò. Gli porsi la bottiglietta in vetro che avevo riciclato, la guardò attentamente «Grazie, tesoro» disse prendendola «Sono venuta a darti una mano» risposi sorridendo gentile. Lui non sembrava sorpreso, gli davo una mano tutti i giorni, e ne era felice. Sapevo quanto ci tenesse. Ma non aveva bisogno di aiuto, sapeva solo che la mamma stava organizzando qualcosa visto che il giorno successivo era il mio compleanno. O meglio, se lo aspettava. Egli annuì e ci dirigemmo verso la panetteria con i gesti di grano.

Mi alzai e subito mamma, papà e Sarah entrarono con una torta. Sopra c’era scritto il numero 17 con il cioccolato. Quel giorno compivo diciassette anni, ma quel giorno fu anche la mia rovina. Già, quel giorno fece crollare ogni realtà. Rebecca e James arrivarono più tardi. Rebecca mi regalò un fermaglio perlato e James dei fiori. Era un bel mazzo di rose bianche… «Gentili e dolci come te, dell’animo puro» aveva detto, e quella frase, mischiata al suo sorriso, mi scaldò il cuore.

Avevamo un braccialetto uguale, solo noi due, il cui ciondolo era proprio una rosa bianca. La sera, mentre i miei amici erano di sopra, mamma si avvicinò «Amore, c’è qualcos’altro che vorresti per il tuo compleanno?» mi voltai «Beh… Vorrei sapere com’è il mondo lì fuori. Puoi farmi vedere delle foto?» chiesi. Il suo sorriso si spense e a papà andò un boccone di traverso. Lo chiedevo ad ogni compleanno «Amore, quando sarai più grande te le farò vedere, promesso» cercò di sorridere, ma io ero stufa «Lo dici tutti gli anni» affermai con freddezza, mentre andavo in camera mia. Papà appoggiò la mano sulla spalla della mamma, e sussurrò «Le passerà, non preoccuparti».

Non riuscii ad addormentarmi. Ero troppo triste e arrabbiata per prendere sonno. Andai in cucina e, mentre prendevo un po’ d’acqua, i miei occhi si posarono sulla porta della cantina. Non mi era mai stato permesso entrarci, ma non mi importava in quel momento. Scesi: era pieno di scaffali con dei vecchi utensili polverosi. Frugando in mezzo a questi, trovai un libro pieno di progetti: “aereo”, “auto”, “motore a scoppio”, tutto narrato con la calligrafia di papà. Non era mai stato un contadino, ma un ingegnere. L’ultimo disegno, era una fede capace di sbloccare la barriera che circondava la nostra amata Eco-city, e spostarla per coltivare nuove zone. Succedeva ogni anno e sarebbe successo fra… mezz’ora.

Un attimo, mezz’ora!? Non potevo lasciare la mia casa, ma il mondo lì fuori era troppo misterioso ai miei occhi. La mancata approvazione da parte dei miei genitori non mi avrebbe fermata. Andai in fretta in camera con il libro ancora in mano, misi le mie cose in uno zaino e sgattaiolai fuori. Se la mia famiglia non mi avrebbe permesso di scoprire il mondo, allora lo avrei fatto da sola. Vidi papà, in lontananza, che faceva un cerchio con la fede tra le dita. A quel punto, la barriera si mostrò in tutta la sua lucentezza: nonostante avessi sempre saputo della sua esistenza e della sua importanza, era la prima volta che la vedevo. Da blu diventò rossa, e mi bastò un attimo per capire cosa dovevo fare. Correre.

questo racconto ha partecipato al concorso Fictionforfuture
Pubblicato: 3 Maggio 2023
Fascia: 13-15
Commenti
Il racconto non è molto coinvolgente e, a volte, la lettura diventa pesante. Alcuni errori, come "se...non mi avrebbe..." (se+condizionale) sono sfuggiti alla revisione finale. Ma il testo scritto è, comunque, scritto da una giovanissima che ha tutto il tempo per fare meglio... Alcune premesse ci sono...
12 maggio 2023 • 19:54
Il testo non mi è piaciuto molto, per il mio parere è un po' troppo banale, e la storia è un po' troppo povera. La fine e io testo in sé per sé, non è tanto coinvolgente.
07 maggio 2023 • 11:01