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Fascia 16-19
Il sogno di Yasmine

Yasmine è una ragazza di quindici anni, piccola di statura ma con una grande voglia di vivere. È nata e cresciuta in una periferia di uno dei Paesi più poveri del mondo. Si trova in Asia, tra l’India e l’Afghanistan, il Pakistan. Un paese con tanti problemi, dove ogni giorno si deve far i conti con la povertà e con la guerra. Ha vissuto un’infanzia tra momenti di gioia e momenti di tristezza, quasi di disperazione ma grazie all’affetto della sua mamma e le raccomandazioni del suo papà, da sempre è stata una ragazza socievole, un po’ribelle e con una grande voglia di esplorare e di vivere nonostante le difficoltà che il paese in cui vive le presenta. Ama studiare e ha tanta voglia di imparare. Purtroppo però la scuola nel Paese dove vive non le permette di raggiungere un’ottima preparazione in quanto la frequenza è molto bassa e per questo l’analfabetismo raggiunge valori molto alti.

Grazie al suo carattere socievole e aperto, la giovane ha stretto una grande amicizia con una ragazzina iraniana di nome Bibi, con la quale ha un bellissimo rapporto sin da quando avevano cinque anni, un’amicizia simbiotica, preziosa, unica, fatta di tanto bene e complicità: Yasmine e Bibi erano come due sorelle. La situazione in Pakistan, la povertà, la cultura, le continue guerre, il degrado sociale e ambientale, avevano contribuito a far crescere, tanto nella gente quanto nei genitori di Yasmine, la voglia di partire, lasciare quella terra arida, ove si trovavano le loro origini, per andare in altri Paesi e riprendere in mano la loro Vita, un’utopia che si poneva come un sogno ad occhi aperti. C’erano delle persone, si diceva, che organizzavano viaggi in Europa; viaggi in mare, difficile, pericolosi in barconi malconci, ma che certamente avevano come prospettiva un futuro migliore, una vita di pace e libertà. Quando si vive nella disperazione l’importante è provare, non c’è altra strada per cambiare vita, per inseguire questa prospettiva, perciò i genitori di Yasmine dopo aver riflettuto giorno e notte sul da farsi, perché nonostante l’insicurezza di questi barconi, la speranza e il desiderio di una vita migliore rispetto alla loro, è altissima, avevano contattato anche loro queste persone di cui avevano sentito parlare per inseguire questa utopia e, nell’attesa, lavoravano duramente per mettere da parte i soldi necessari.

Ce ne volevano davvero tanti di soldi, dai sei agli otto mila euro, i risparmi di una vita. Dopo mesi e anni, di attesa, finalmente la sera del quattordici febbraio erano riusciti a partire. Si erano imbarcati con un barcone di legno, decisamente malconcio. Iniziava così il loro viaggio della speranza, come lo definiva Yasmine. Non sapevano il luogo dove sarebbero approdati e la durata del viaggio: non sapevano nulla. L’euforia di scappare da lì però era più grande della paura che avevano nei loro animi. Su questo barcone erano all’incirca duecentocinquanta persone, tra cui Yasmine si ricorda che c’erano anche due neonati e molti bambini. Tra di loro c’era chi piangeva, chi era pensieroso e angosciato, chi mascherava la tristezza con un sorriso. Come Yasmine direbbe, era un barcone carico più di stati d’animo che di umani. Anche Bibi, la sua amica, con la famiglia avevano intrapreso quello stesso viaggio. Yasmine era serena perché aveva i suoi genitori vicino a lei e la sua amica, però si sentiva sconfortata e triste, come se dentro di lei ci fosse un presentimento di cosa stava per succedere, qualcosa che doveva essere molto brutta. Già dopo alcune ore di navigazione la barca aveva avuto una prima avaria ed il personale dell’equipaggio aveva fatto arrivare una seconda imbarcazione che era comandata da quattro persone, un turco e tre pakistani. Questi gestivano il viaggio e Yasmine ricorda che a turni li facevano uscire dalla stiva per fare loro prendere aria e per poi farli ritornare dentro. Il viaggio era tempestoso e difficile.

Passavano i giorni e le notti e ancora non erano arrivati sulla terra ferma. Le giornate sembravano non passare mai, ma tra una chiacchera e l’altra, tra un tramonto e un’alba, tra gli abbracci e il conforto dei suoi genitori, Yasmine trascorreva queste dure giornate. C’era chi cantava, chi dormiva, chi non diceva una parola, i pianti dei bimbi, le voci delle mamme che placavano i loro animi pieni di paura. Yasmine si era tranquillizzata, vedendo che il viaggio procedeva bene. Durante la navigazione a lei e alla sua amica per quel poco che era permesso piaceva osservare il mare e fare lunghe chiacchierate tra loro, anche se l’incertezza del viaggio, del futuro e quello strano presentimento che sentiva dentro di sé sembravano non abbandonarla. Per questo a volte Yasmine si isolava in sé stessa e pregava affinché il viaggio andasse bene. Cercava di essere sempre sorridente per nascondere che anche lei aveva dei momenti di sconforto durante i quali piangeva senza farsene accorgere e che erano dovuti soprattutto al fatto che notava che anche i suoi genitori erano molto sempre pensierosi. Il venticinque febbraio era sabato ed era una giornata un po’ diversa: una giornata di sole, con il mare calmo. Yasmine e i suoi compagni di viaggio erano sereni e sorridenti, qualcuno di essi scherzava e cantava; la giornata procedeva bene fin quando non calò la notte e il mare aveva cominciato ad agitarsi. Da lì, l’inizio del loro incubo. Uno scafista era andato nella stiva e aveva avvisato che erano quasi arrivati; ma nello stesso istante si era sentito un boato e il motore aveva cominciato a fare fumo: un altro scafista, quello che guidava, aveva spinto al massimo l’acceleratore rompendo la leva, per questo il motore restò accelerato.

Erano le dieci di sera, erano a centocinquanta metri dalla costa, il mare sembrava impazzito, era forza quattro: un urto improvviso a qualcosa, forse ad uno scoglio fece spezzare il barcone a due pezzi, inutile era stato il lancio del SOS alla Guardia Costiera, interpretato come un falso allarme. Mamme che urlavano e tenevano stretti al loro petto i propri figli, bambini che piangevano, tutti erano in panico, nessuno riusciva ad alzarsi per capire che fare, era come se fossero diventati pezzi di roccia che non riuscivano a muoversi. In quello scenario agghiacciante gli scafisti avevano cominciato a buttare nel mare gente per alleggerire il barcone, era come se gettassero reti in acqua. Ad un certo punto non si capì più niente, uno scenario inquietante e devastante: si trovarono tutti in acqua, con onde altissime, il buio della notte, l’acqua gelata in quel silenzio spaventoso. Yasmine si ricorda solo urla, grida, pezzi di legno dappertutto, aveva bevuto tantissima acqua; era stata afferrata da sua mamma e, se ci ripensa, non sa come riuscirono ad aggrapparsi ad un legno grande e ad arrivare alla riva. Fu veramente una strage. Nel frattempo erano arrivati i volontari, la guarda costiera, i carabinieri, la croce rossa e anche alcuni pescatori, una marea di soccorritori per cercare di aiutare quella povera gente.

Tutti si erano dati da fare: chi cercava di recuperare i corpi rimasti in acqua, chi si occupava di coloro che erano sulla spiaggia, chi si mise in moto per portarli in ospedale e trovare loro una sistemazione. Ora era chiaro che si trovavano in Calabria, precisamente a Steccato di Cutro, gli scafisti non avevano mai accennato a dove erano diretti. Intanto le ore passavano, e i volontari continuavano il loro lavoro di ricerca. Erano tutti disorientati, angosciati, traumatizzati. C’era gente morta ma anche superstiti e gente ancora dispersa in acqua: questo era lo scenario che la piccola aveva davanti i suoi occhi. Quando la mamma disse a Yasmine che suo papà non ce l’aveva fatta e neanche Bibi la sua migliore amica, si mise ad urlare, a piangere, era sconfortata anche se dentro di lei aveva quella consapevolezza che qualcosa sarebbe andata storta. Gli organizzatori avevano ammazzato oltre 100 persone, tra cui la sua amica e il suo papà, non avevano salvato nessuno e Yasmine di sicuro non scorderà nulla. Yasmine e sua mamma furono portate in ospedale, insieme agli altri superstiti del naufragio, sono state sottoposte a vari accertamenti e sono state accolte da un team fantastico di volontari e psicologi, che le hanno aiutate molto e per questo gliene saranno grate per sempre, perché il loro aiuto era stato indispensabile.

Era iniziata la loro nuova vita, nonostante fossero salve e lontane dalla guerra, erano però da sole: sua mamma senza la presenza del marito, Yasmine senza il suo papà e senza la sua Bibi, l’amica con cui aveva fantasticato una vita nuova e migliore insieme. Ma tutto quello che avevano immaginato si è rivelato solo un sogno, svanito troppo presto. E così per Yasmine inizia un nuovo capitolo della sua vita, forse il più brutto per determinati aspetti: lei e sua mamma si sono fatte forza a vicenda, hanno trovato delle persone accoglienti. I giorni scorrono velocemente, Yasmine e la mamma si sono ambientate nel centro accoglienza, hanno ricevuto molta cordialità e vicinanza da parte di tutti. Dal primo giorno in cui è arrivata in Calabria Yasmine ha seguito un percorso con la psicologa che l’ha aiutata a esternare i suoi sentimenti, a non tenere nulla dentro se stessa e a sfogare tutta la rabbia e la tristezza accumulata. Stanno cercando di ambientarsi dandosi forza l’uno con l’altro. Ha iniziato a frequentare la scuola, che è totalmente diversa da quella in Pakistan e può affermare che questo è il posto più sicuro. Questa si che è una scuola, dove può fare nuove amicizie. Cerca di affrontare la vita giorno dopo giorno e trova la forza per donare un sorriso alla sua mamma che sa che ne sente veramente bisogno. Nonostante il ricordo del viaggio, le dure perdite, le immagini del naufragio impresse nella memoria, gli anni passano e Yasmine e sua mamma hanno finalmente trovato la loro serenità: stanno vivendo la vita che hanno sempre desiderato. Yasmine continua a inseguire il suo più grande sogno, quello per cui era contenta di partire: studiare per diventare una dottoressa, con la speranza che un giorno potrà ritornare nella sua terra natale per offrire aiuto alla sua comunità ed evitare così in qualche modo alla gente di intraprendere lo stesso viaggio.

Pubblicato: 8 Maggio 2023
Fascia: 16-19
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