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Fantascienza
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Fascia 16-19
Il desiderio di vivere

«Come sarebbe bello se ci fosse un mondo in cui tutti gli esseri umani si sentissero avvolti in una coperta d’amore e i potenti decidessero non per i soldi ma per la vita…» E in quell’istante una saetta passa davanti ai miei occhi, illuminando il cielo color nero pece, facendolo diventare un blu oltremare. Il riverbero della luce riflette nel mio sguardo speranzoso come quando si vedono i fuochi d’artificio pensando che non dovrebbero mai finire.

Siamo nell’anno 2050. Il paesaggio che si mostra davanti è davvero sublime. Guardo il sole tingere d’oro i primi istanti del nuovo giorno. Già dai suoi primi istanti, i suoi raggi arrivano dritto ai pannelli fotovoltaici e solari. Il cinguettio degli uccellini mi porta su una foresta costituita da alberi dalle loro enormi chiome di diverse sfumature di verde. Il fragore delle cascate fa intendere che ci siano anche ruscelli e fiumi dalle acque cristalline, compreso il proprio impianto idrico per formare energia. Le montagne che si ergono imponenti con una cima tanto alta che penso potessero toccare il cielo. Le nuvole color panna sembrano così vicine e soffici, quando in realtà sono lontane e fatta di aria condensata.

Il tappeto nero che ospita migliaia e migliaia di stelle in cui la protagonista e la luna che mostra solo lo spicchio della sua reale forma. La luce fioca illumina, in parte, il campo dorato di girasoli addormentati e le pale eoliche che girano al tocco del vento. Non ci sono più i cinguettii ma si sente solo il bubolare dei gufi. L’isola di plastica nel mare si è ridotta fino allo 0,01% della sua grandezza massima. Tartarughe e pesci continuano a vivere senza soffocarsi. Mi do un pizzicotto più volte per essere sicura di non star sognando. Non avevo mai visto nulla di più bello. La Natura deve essere salvaguardata. Ed è tutto così diverso da come l’avevamo pensata. La devastazione dell’ecosistema sembrava l’ultima via, ma non è stata così. Ci è voluta la volontà di tutti per compiere un passo alla volta. Tutto questo per arrivare dove siamo ora. Infatti, la responsabilità è di tutti. Non è né la loro né la mia, ma la nostra.

Mi chiamo Sara e adesso le cose sono cambiate. Si è deciso di abbandonare le inutili guerre, che portano al nulla e cercare, invece, di aiutare i più bisognosi. Siamo come una famiglia, una comunità: se un membro ha bisogno di aiuto, tutti hanno il dovere di aiutarlo. Da scienziati a operai. Dagli atleti ai coltivatori. Sia in città, che in periferia, che si sono eguagliate, ci sono uomini e donne, bambine e bambini di diverse culture. Sembrano tutti in simbiosi e non viene tollerato il razzismo di qualunque genere. Ogni stato cerca di dare più opportunità di lavoro per evitare una vita deviata fatta di criminalità, violenza e abuso di alcool e droghe. Per questo si va in pensione prima. Gli anziani non vengono messi da parte, ma sono riconosciuti come saggi del passato. Insegnano ai più giovani gli errori commessi nel passato. Abbiamo imparato a vivere in armonia sia tra di noi, sia con le altre specie: animali e vegetali. Ovunque ci sono fiori, alberi, edere sulle pareti di case, palazzi, hotel e negozi. Merli, Tortore, Corvi volano nel cielo limpido, mentre la maggior parte delle persone chiacchierano del più e del meno. Tutti insieme. Alcuni ridacchiano, altri fanno ragionamenti filosofici alquanto geniali. I più piccoli si divertono spensierati e i giovani lavorano con orari e retribuzioni consoni. Gli abitanti si incontrano nelle mostre, in parchi, bar, negozi di antiquariato e ancora piazze, saloni, spiagge e montagne. Tutti questi posti diversi hanno un solo punto in comune: sono fatti per riflettere da soli o in compagnia. Il meteo sballato, le stagioni rovesciate, i disastri ambientali come tornadi e alluvioni, che hanno ucciso milioni e milioni di persone, sembrano cessati.

Tuttavia, questo mondo utopico è nato per un fatto che non doveva succedere: lo scioglimento dei ghiacciai.

Le città come Venezia, Londra, Giacarta non esistono più. Sono state inondate dall’acqua che prima era in forma di ghiacciaio. Tutta la popolazione che viveva lì aveva una casa, un posto preferito, degli amici e dei parenti che non rivedranno più. Un attimo prima vagavano per le strade della città pensando a cosa avrebbero mangiato a casa e un attimo dopo stavano per morire. Hanno dovuto abbandonare tutto per andare nell’ignoto, causando un mescolamento di culture diverse e personalità. Siamo tutti una cosa sola. Purtroppo non è finita qui. Gli orsi polari antartici hanno dovuto perire per colpa degli uomini. Quei giganti peluche, con quel pelo che sembra così morbido, non esistono più. Come i Dodo estinti nel 1681, sempre per colpa degli umani. Deforestazioni, caccia e distruzione erano come il pane quotidiano. Nel cuore dei ragazzi e dei bambini è generato un pizzico d’odio, utile per la sopravvivenza. Hanno fatto nascere rivolte su rivolte. Per la ecosostenibilità, per la biodiversità e per la vita. Tutto questo ha smosso anche il cuore di chi comanda.

Grazie a questo abbiamo capito, tutti noi, lo sbaglio che stavamo commettendo che il destino non era quello segnato: l’apocalisse.

«È pronta la cena!». Una voce interrompe la mia attenzione. Mi alzo tiro un pugno sul tavolo, sospiro e ripongo il mio libro, l’Utopia del futuro di Moro, nello scaffale già sovraccarico di un migliaio di anni di tomi. Come se stessi mettendo un bicchiere di cristallo sopra a un altro, facendo attenzione a non rovinare niente. *Tick*. Sollevo lo sguardo e dico tra me e me: il destino, non è questo! *Tack*. In quei due secondi una stella cadente cade nel mio sguardo.

questo racconto ha partecipato al concorso Fictionforfuture
Pubblicato: 7 Maggio 2023
Fascia: 16-19
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