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Romance
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Fascia 13-15
I veri eroi e la vera storia

Ogni giorno si narrano le storie di grandi eroi nelle scuole, nei musei, in Tv, ma molto spesso si dimenticano le più belle storie, quelle degli eroi di ogni giorno, e io sono uno di loro. Forse può sembrare la storia di un amichevole supereroe di quartiere, ma il mio costume è una divisa blu migliore di ogni magico costume. Mi chiamo Frank e sono un infermiere. Dicono che sia un mestiere di margine, ma non è assolutamente così. In questa emergenza pandemica abbiamo lavorato duramente, e questa è la storia di come conobbi la ragazza che oggi è la mia compagna. Era un solito pomeriggio in ospedale, movimentato e capace di coinvolgerti, insomma uno di quelli in cui non ti annoi. Erano già le venti di sera quando ci fu il cambio turno. Uscii dalla struttura chiacchierando di questo e di quello con i miei colleghi, ridendo ogni tanto, e talvolta rimanendo in silenzio, riflettendo su quello che il nostro lavoro può comportare. La mia scelta era dovuta a un episodio della mia infanzia: quando andavo alle elementari, il mio fratellino prese una strana influenza che non tendeva a guarire. I miei genitori lo portarono in ospedale, dove rimase qualche giorno; e ognuno di questi mi recavo lì con i miei genitori. Mi appartavo nella cappella e pregavo perché i medici che stavano curando mio fratello potessero essere aiutati dal cielo. Una mattina, finalmente, un’infermiera si avvicinò a noi e ci disse che Marco, il mio fratellino, era pronto a tornare a casa. Quell’infermiera accese in me una fiamma sconosciuta, che in seguito avrei riconosciuto come la mia vocazione. Ma tornando a quella sera, ero ormai sulla via di casa in automobile, quando vidi sul margine di una via periferica una ragazza accasciata al suolo. Accostai e corsi a soccorrerla: era svenuta. Chiamai il pronto soccorso e la accompagnai fino all’ospedale, dove fu ricoverata immediatamente. Fortunatamente aveva con sé i dati personali, così potemmo avvisare i suoi familiari. Mi fu affidata per il restante soggiorno, e seguii con cura il caso. La ragazza si chiamava Fiamma, ma non sapevo ancora che quel suo soggiorno mi avrebbe sconvolto totalmente. Ogni giorno si svegliava con il sorriso, rallegrando il reparto intero, poi si affacciava alla finestra a respirare la fresca, pura aria mattutina, salutando il sole appena sorto. Dopo la colazione, si sottoponeva attenta alla visita, rimanendo vigile sui miglioramenti che avvenivano giorno per giorno. I familiari venivano a farle visita spesso e, dopo il pasto di mezzogiorno, riposava un po’, per poi riprendere a dialogare con le compagne che si erano già affezionate a lei, come lei a loro. Infine una cena frugale e gli ultimi discorsi, per poi salutare la volta celeste della sera e preparare le forze per il giorno dopo. Insomma, tutto il contrario dell’idea comune di malato. Era un comportamento così insolitamente gioioso che una sera le chiesi: «Perché sei sempre così allegra?». Mi rispose: «Penso che tu sappia già la mia professione, perciò non ti sarà nuovo sapere che sono un militare. E da tale ho visto la guerra con i miei occhi, gli occhi di una donna mandata in missione rappresentando la patria nel difendere le terre martoriate bellicamente. Sai, gli occhi degli indifesi colpiscono più degli altri, e immagino che tu lo sappia bene. Tornata a casa, ho visto la tristezza che spesso occupa troppo tempo nella nostra giornata, e, ripensando alla tristezza dei popoli massacrati dalla crudeltà delle armi, ho compreso come l’unica soluzione alle battaglie di ogni giorno siano il sorriso, il gaudio e la speranza. In un mondo in cui ognuno cerca di distinguersi, non ci si può distinguere con la tristezza, ma con il sorriso, il sorriso pacificamente sconvolgente dell’amore, che ti travolge come un oceano in tempesta, regalandoti però emozioni che solo lui può dare. Siamo un po’ come le stelle: anche se lontani, solamente insieme possiamo creare splendide costellazioni.» E sorridendole, uscii dalla stanza come alleggerito, augurando una buona notte alle pazienti. Il giorno dopo, durante il giro per le stanze di mezzogiorno, la ritrovai seduta a leggere un libro mentre il sole alto nel cielo riempiva la camera spaziosa. Mi accurai che tutto stesse andando bene, poi mi avvicinai e riconobbi all’istante il volume le cui pagine i suoi occhi penetranti divoravano: Don Chisciotte della Mancia, di Miguel de Cervantes. «I sogni mi appassionano evidentemente molto» mi disse improvvisamente, sorprendendomi poiché non aveva avuto nemmeno bisogno di alzare gli occhi per riconoscermi. Probabilmente lei se ne accorse, giacché riprese dicendo con un sorriso abbozzato: «Non dimenticare che sono pur sempre un militare». «Sei proprio piena di risorse» le risposi, e ripresi l’ispezione. I giorni passarono in fretta, e arrivò la serata prima della sua partenza. Quando quel giorno la rividi mi colse una stretta al cuore e un brivido percorse la mia schiena, provocando le stesse sensazioni che avevo provato quella sera davanti a lei, svenuta a terra: non ne sapevo ancora il motivo, ma quel sorriso mi aveva toccato il cuore fin dal primo giorno in cui l’avevo vista. Passai la serata lì, dialogando e ridendo con i pazienti del reparto come vecchi amici che si ritrovano attorno a un falò sulla spiaggia, sotto un cielo stellato sovrastante il mare fragoroso, finché la collega mi interruppe ricordando che era l’ora di far riposare i degenti. Nella strada verso casa ripassai per la via dove avevo ritrovato Fiamma qualche sera prima: non riuscivo a dimenticarla. Giunto alla mia abitazione, mi affacciai dal balcone e ammirai le costellazioni che affrescavano il cielo blu notte: rammentai la sua frase e capii tutto. Corsi all’auto e raggiunsi l’ospedale. Lì attesi qualche ora con i miei pensieri, finché, mentre l’aurora rosata cominciava a solcare il firmamento, entrai e, lasciando alla vostra più sognante fantasia i dettagli, mi dichiarai a lei. Ci hanno chiamati eroi, io invece so che noi infermieri siamo uomini e donne che sono chiamati ogni giorno a scegliere la cosa giusta, vivendo la più bella storia che un uomo possa immaginare: la vita.

Pubblicato: 24 Maggio 2022
Fascia: 13-15
Commenti
questo testo mi è piaciuto ma non tanto proprio perché la storia è come altre, si capiva dall'inizio come sarebbe finito il racconto.
07 maggio 2023 • 13:13