«L’amore può essere di molte forme, l’amore di una madre per un figlio, l’amore dei nonni per i loro nipoti, ma nessun amore può essere come quello di due persone che si riescono a capire con un solo sguardo. Questo tipo di legame non può essere spezzato…»
Oggi è l’undici settembre e le scuole ricominciano, Sarah è una ragazza di diciannove anni ma che sta ancora in quarto a causa di due sue bocciature, infatti lei è già sul pullman che la porta a Teramo, scesa dal bus prende una Lucky Strike rossa dal pacchetto e il suo accendino nero opaco portafortuna.
«Scusa avresti d’accendere?» chiede un ragazzo a Sarah ma lei con le sue cuffie non lo sente nemmeno e continua a camminare verso la sua scuola. Tra un tiro e l’altro si trova davanti alla sua scuola e senza levarsi le cuffie entra in classe, dove le due sue migliori amiche Veronica e Alessia l’aspettano sui posti in fondo.
«Buongiorno principessa» le urlano le due ragazze, come risposta però ricevono solo un sorriso, appena si accomoda tra le due iniziano a chiacchierare di come hanno passato le vacanze, vengono però interrotte da un ragazzo sui venticinque anni che entra in classe, è un ragazzo alto, moro, occhi marroni vestito tutto in giacca e cravatta.
«Buongiorno ragazze, io sono il vostro nuovo professore di Matematica mi chiamo Gianluca Pulcini» dice rimanendo serio. «Questo mi starà antipatico» pensarono tutte le ragazze o quasi tutte, Sarah non giudica la simpatica dalle presentazioni.
Il professore inizia a fare l’appello: «Angelini Veronica?». La ragazza bionda a fianco a Sarah risponde con un «presente», il docente le fa le solite domande: «Di dove sei? Che voto avevi l’anno scorso?» quando l’interlocutore rispose passò alla prossima.
«Antonietti Sarah?» La ragazza mora, non rispose, ma incastra semplicemente il suo sguardo su quello del docente, quest’ultimo rimane a guardare quegli occhi verdi che non trasmettono niente ma si riprende quando la rossa alla sinistra di Sarah si alza e va a buttare qualcosa.
«Ragazze chi di voi si è messo un profumo da uomo?» domanda la rossa, la risposta però la ricevette dal professore: «Scusami se vuoi la prossima volta non mi metto il profumo».
Una risata generale si sparse per quasi tutta la classe, infatti Sarah non ha riso ma ha rivolto uno sguardo omicida al suo professore, senza capirne la ragione, forse perché solo lei ha il permesso di prendere in giro le sue amiche.
«Bene, ora possiamo riprendere Antonietti mi dica che voto aveva l’anno scorso in Matematica?» il professore si volta verso la sua alunna, che gli risponde semplicemente alzando una mano, su cui ci sono degli anelli collegati l’uno all’altro, mostrando bene solo tre dita.
«In cosa ha trovato difficoltà?» continua il professore, Sarah senza staccare lo sguardo dalla cattedra risponde «In realtà nulla, la Matematica in sé per sé mi piace, ma se chi la insegna non mi sta simpatico non studio».
Senza fare ulteriori domande, il professore continua a fare l’appello fino alla fine dell’ora, quando suona la campanella Sarah e le sue due amiche escono a fumare una sigaretta in cortile, per poi riprendere le lezioni. Al suono dell’ultima campanella Sarah è l’ultima a uscire insieme alle sue due amiche, si ferma davanti al cancello della scuola e iniziano a parlare tranquillamente, fino a quando non si mette davanti a loro una loro compagna di classe, Maria Del Angelo: «Ragazze che ne dite fare una gara?». Le due ragazze a fianco a Sarah accettano subito, mentre lei se ne tira fuori.
«Che succede Sarah, hai paura di perdere?» la provoca Maria, ma anche qui non riceve risposta, Sarah si allontana un po’ e si accende una sigaretta, cominciando a pensare a tutti gli eventi della sua vita.
«Vediamo chi di noi tre ha più forza, non credete?» dice Maria e poco dopo Sarah sente il rumore di due schiaffi, si volta e vede le sue due amiche tenersi la faccia, gli sguardi delle sue amiche si incontrano con il suo, le due si rivoltano verso la persona che le ha aggredite affermando che la loro amica l’avrebbe battuta. Maria si volta verso Sarah pronta a tirarle uno schiaffo che viene bloccato immediatamente dalla ragazza, per poi colpirla dritto in stomaco con un pugno: «Fossi in te, mi arrenderei» le sussurra Sarah all’orecchio mentre si incammina verso le sue amiche per vedere come stanno, ma viene bloccata da un calcio sul retro del ginocchio che la fa inginocchiare. Vengono accerchiate da tutti gli alunni e alunne, Maria continua a cercare di attaccare Sarah che con grande agilità schiva tutto, senza colpirla anche se questa è l’unica cosa che vuole fare veramente.
«Antonietti e Del Angelo finitela subito» urla la prof. d’Italiano seguita dal prof. di Matematica, Sarah si blocca nel preciso istante in cui il suo sguardo si posa sul suo nuovo professore che la guarda preoccupato, ma Maria usufruendo della sua distrazione le tira un calcio in pieno viso. Sarah appena toccata terra, sente nella sua bocca un sapore metallico, così sputa a terra un po’ di sangue per poi voltarsi verso la ragazza che l’ha attaccata. Si alza e inizia a colpire lei, ma a differenza di Maria i suoi colpi vanno tutti a segno, le tira pugni finché non sente le sue due migliori amiche urlare il suo nome. Al temine di tutto si alza voltandosi verso le sue amiche che stanno vicino ai due professori che hanno assistito alla scena senza poter fare niente, la prof. d’Italiano conosce Antonietti Sarah e sa che finché non viene toccata la si può fermare subito, ma dopo non ci si riesce neanche ad avvicinarsi.
«Vieni Sarah andiamo dalla bidella Arianna a prendere il kit medico» le dicono le amiche standole a fianco senza toccarla, la prof. d’Italiano si mette a controllare le varie ferite della signorina Del Angelo, mentre il professor Pulcini si sta dirigendo dall’altra ragazza, preoccupato come non mai.
«Ragazze andate a prendere il pullman ci penso da sola a sistemarmi» dice Sarah alle amiche e dopo aver passato buoni minuti a ripeterlo riesce a convincerle, chiude la porta del bagno dei professori visto che è l’unico che ha uno specchio. Inizia prendere ogni cosa che le serve, quando sta per iniziare la medicazione sente bussare così senza neanche girarsi, convinta che sia la prof. d’Italiano per farle la solita ramanzina, urla: «È aperto entri pure» mentre continua a tamponare la ferita sul labbro.
«Ah! Mannaggia alla miseria, non lo faccia mai più mi ha fatto prendere uno spavento» urla Sarah alla vista del riflesso del professor Pulcini dietro di lei appoggiato allo stipite della porta, lui si sposta avvicinandosi lentamente: «Io avrei più paura del tuo viso in questo momento» le dice l’uomo. «Si fidi professore, per tutte le risse che ho fatto io sono quella che ne riesce con qualche graffio rispetto all’altra persona» le risponde la ragazza ridendo, anche se si ferma subito per il leggero dolore che prova sulla mascella. «Ora se non le dispiace vorrei finire di medicarmi e andare a chiedere alla professoressa se mi può accompagnare a casa visto che ho perso il pullman.»
«Ti faccio finire di medicarti, anche se lo stai facendo in modo sbagliato, solo se mi spieghi perché avete iniziato una rissa» le afferma il professore facendo voltare l’alunna a quella sciocca affermazione: «Facile prof., la signorina Del Angelo ha attaccato le mie amiche e anche me».
«Questo l’ho potuto vedere anche con i miei occhi ma ho visto anche come hai schivato ogni colpo poi però sei stata colpita. Hai fatto tante risse e non hai ancora imparato a non distrarti?» le dice il professore sorridendole per provocarla. Sarah lo guarda per poi rispondergli: «Ho fatto così tante risse che non provo più nulla quando vengo colpita questo è vero, ma non ho mai avuto così tanti occhi puntati addosso. Lei invece perché mi ha guardato preoccupato?».
Affermato questo Sarah si rimette a medicarsi, ma si blocca ancora una volta al suono della voce del docente: «Perché sei una mia alunna e non voglio che ti accada, che vi accada niente» rispose prendendo un po’ di ovatta e dell’acqua ossigenata.
«Guardi che me la so cavare da sola non mi serve che lei mi aiuti e poi c’è un’altra delle sue alunne fuori dal cancello messa peggio di me» rispose la ragazza cercando di convincerlo a lasciarla perdere, ma il professore comincia a tamponarle una ferita sopra il sopracciglio destro. Dopo alcuni minuti di silenzio il docente fa un sospiro per poi alzare lo sguardo verso la ragazza che ha davanti: «Perché sono più che sicuro che lei non ne ha passate tante come te, l’ho visto nei tuoi occhi che soffri. Fingi di non provare niente, ma non è così e mi è bastato guardarti negli occhi per capirlo».
«Non ho bisogno della sua compassione…» incomincia Sarah ma viene interrotta subito da lui: «La mia non è compassione ma comprensione, so cosa provi perché anch’io l’ho provato».
Sarah al sentire quelle parole fa una cosa che non si sarebbe mai aspettato il professore, si mise a ridere: «Lei crede di sapere cosa ho provato io? Veramente? Lei è stato picchiato da tutta la sua famiglia, è stato violentato da due persone adulte, è stato abbandonato da tutti quanti. Mi dispiace ma io non le credo perché se ciò che dice fosse vero lei ora non mi avrebbe mai detto una frase del genere». Senza accorgersene la ragazza comincia a piangere e a urlare.
Il professore l’abbraccia mentre cerca di calmarla: «Tranquilla ci sono io ora qui con te, non me ne andrò, te lo prometto. Sfogati» le dice accarezzandole la schiena cercando in tutti i modi di calmarla, così si convince a farsi medicare dal docente.
Entrambi non lo sanno ancora, ma questo diventerà l’inizio di un’amicizia, senza vantaggi per nessuno dei due. Magari finita la scuola, chi lo sa, ciò che loro pensano sia solo amicizia si tramuterà in amore, ma questo noi non lo sapremo mai.