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Fantasy
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Fascia 13-15
Di generazione in generazione, una promessa

Quel giorno, anche se ancora non me l’aveva detto nessuno, avevo capito ciò che stava succedendo. La mamma mi aveva chiamato pochi minuti prima per dirmi di andare in ospedale: il nonno mi voleva parlare. Lui era ricoverato per un cancro. Era già stato vaccinato, ma troppo tardi. Così finì in ospedale d’urgenza a soli 127 anni.

Mi ricordo ancora l’espressione su quel viso pallido, quando mi vide entrare nella stanza. Lui cercava di nasconderlo, ma aveva paura.
«Vieni, siediti qui accanto a me», mi disse sorridendo e con gli occhi castani lucidi, «Adesso ti racconto una storia. Una storia che avrai già letto sui libri; ma, prima di dormire, volevo finire anch’io quella che ti ho raccontato quando eri piccolo. L’ultima volta siamo arrivati al 2030: era finita la guerra solo pochi anni prima , gli uomini erano stati stravolti da una crisi di ideali e iniziarono a perdere la speranza. Ti ricordi?» Con la testa ho fatto segno di sì, cercando di trattenere le lacrime. Mio nonno aveva iniziato a raccontarmi una storia quando avevo 4 anni e non aveva mai avuto occasione di concluderla. E quello era il momento adatto per farlo. «Dopo questo fatidico anno, l’umanità tutta si è ripresa: alle Nazioni più povere sono stati mandati aiuti economici e sanitari, e un supporto per far finire ogni tipo di guerra etnica o religiosa; sono state costruite scuole dove non c’erano, per educare alla vita, alla solidarietà, al rispetto; piano piano è stata abolita ogni forma di schiavitù; le famiglie che vivevano in condizioni di miseria sono state aiutate; chi era ancora “cieco”, scoprì che sotto la pelle, di qualunque colore essa sia, c’è lo stesso sangue; finalmente alle donne vennero riconosciuti gli stessi diritti dell’uomo; ci fu una rivoluzione tecnologica: presto i robot si presero cura delle persone anziane e malate, anche solo per parlare con loro, e vennero usati nelle scuole, per l’apprendimento dei ragazzi, e negli ospedali; fu ufficialmente sconfitta la fame nel mondo, riducendo gli sprechi alimentari; vennero usate sempre di più e in più ambiti le risorse rinnovabili, fino ad aver piantato, nel 2050, oltre un milione di alberi sparsi in giro per il mondo, tantoché il 2050 fu chiamato “L’anno verde”; il cambiamento climatico rallentò drasticamente per poi arrivare a temperature medie stabili; nel 2070 sono stati completati ufficialmente tutti gli obiettivi dell’Agenda 2070 (una volta 2030); nello stesso anno l’uomo mise per la prima volta piede su Marte e su Venere; sono stati scoperti un nuovo pianeta e una nuova stella; sono state realizzate cure contro tumori e cancri… E ora, lo puoi vedere tu stesso il futuro che quelli prima di te sognavano. Guarda, affacciati alla finestra. Li vedi? Gli anziani giocano a carte virtuali e parlano, i giovani studiano insieme e i bambini giocano da una parte all’altra del parco, spensierati e liberi come farfalle. Se ti guardi intorno vedrai il progresso dell’umanità in tutti questi anni: edifici tecnologici e sicuri, scuole efficienti, ospedali super attrezzati, parchi dove ogni giorno vedi riuniti anziani, giovani e bambini, animali che vivono felici nei loro habitat naturali o accanto agli umani, città ecosostenibili, governi democratici, pari opportunità tra tutti gli esseri umani, periferie abitate da famiglie felici che vivono in armonia, 10 miliardi di persone che si aiutano e si rispettano». Ci fu un minuto di silenzio, poi riprese: «Ragazzo mio, ai miei tempi, tutto questo era solo un’utopia: un qualcosa di fantastico, inimmaginabile, ma irraggiungibile, lontano. Simus, se ti ho voluto raccontare tutto ciò è per chiederti una cosa: promettimi di continuare a vivere, fallo per me. Vivi per me, per te e per quelli che verranno dopo di te. Sogna come i bambini, spera come i giovani, costruisci il futuro come un vero uomo. Non arrenderti. Continua a vivere nel futuro di bellezza, di pace, di sostenibilità che i bambini sognavano e che oggi abbiamo. Promettimi che continuerai a costruire il futuro, a sperare nel futuro, a vivere il futuro, a sognare il futuro». Il nonno respirava con molta fatica, ogni secondo sembrava soffrisse sempre di più. Ci fu qualche attimo di silenzio, non sapevo cosa dire, lui mi sorrise e, dopo una breve pausa, forse, non respirava più. Era morto.

«Te lo prometto…», gli dissi, sussurrandogli all’orecchio. Mi asciugai le lacrime e lasciai la stanza. Vidi medici entrare, mia madre piangere mentre veniva consolata da mio padre e mia nonna sorridermi dolcemente e farmi l’occhiolino, probabilmente sapeva già tutta la storia che avevo sentito poco prima. Ma il ricordo di mio nonno mi resterà sempre impresso nella mente, così come la sua promessa. «Allora, ti è piaciuta la storia?». «Sì papà! Tantissimo! È davvero così che siamo arrivati ai giorni nostri?». Mi chiede Hanna, mia figlia, nel letto, sotto le coperte. «Sì. E adesso che ho finito anch’io di raccontarti questa storia, è ora di andare a letto». Hanna era pronta a dormire, allungo la mano per spegnere la luce, ma mi fermo. «Tesoro, promettimi che non ti arrenderai, promettimi che costruirai il futuro, promettimi che spererai nel futuro, promettimi che vivrai a pieno il futuro, promettimi che sognerai il futuro… », le dico, ma mia figlia sta già dormendo. Le do un bacio sulla fronte e mi allontano fino alla porta. «Te lo prometto.», mi dice con un filo di voce quel piccolo mostriciattolo che io pensavo dormisse. Sorrido, spengo la luce ed esco socchiudendo la porta.

questo racconto ha partecipato al concorso Fictionforfuture
Pubblicato: 6 Maggio 2023
Fascia: 13-15
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