Per me era l’ennesima gara di nuoto e dopo tre anni mi ero stancata di fare avanti e indietro in quelle vasche. Ero brava nelle competizioni, però non mi appassionavano più come una volta. In fondo avevo sedici anni e quell’acqua la conoscevo da quando ne avevo tre, quindi ormai volevo smettere e cambiare sport. Ma proprio alla fine dell’ultima gara, l’allenatrice della squadra di nuoto sincronizzato mi vide arrivare sul podio e mi invitò ad andare a vedere il loro saggio di fine anno. Io non ero molto convinta perché non mi aveva mai entusiasmato come sport, ma alla fine decisi di andare. Appena vidi la prima coreografia rimasi incantata, non riuscivo a smettere di guardare quello spettacolo. Non so perché, ma c’era qualcosa che mi attirava particolarmente; forse era la sincronia. Era incredibile quel modo di muoversi nell’acqua all’unisono e seguendo il tempo della musica. Volevo subito cominciare questo sport! Passò l’estate e finalmente arrivò settembre: ero molto eccitata per i primi allenamenti. Purtroppo però dopo qualche settimana iniziai ad avere dei dubbi e non sapevo se continuare. Ancora una volta il problema erano le vasche e la tecnica. Di vasche ne avevo già fatte molte in passato, ma qui mi si chiedeva di farne il doppio, come riscaldamento e per costruire il fiato. La tecnica invece era la ripetizione ossessiva di un singolo movimento per raggiungere la perfezione. Ne parlai con la mia allenatrice, Stefania, che mi aiutò a capire e a ragionare, e grazie a lei i miei dubbi svanirono. Così ripresi con più sicurezza e convinzione e cominciammo gli allenamenti per la mia prima gara. Certo, c’erano ancora molte vasche e molta tecnica, ma finalmente ho potuto sperimentare una vera coreografia. Nei movimenti del balletto provavo la sensazione di spostarmi lentamente come se fossi nello spazio. Il mio respiro mi sosteneva anche sott’acqua. Mentre per alcuni l’ossigeno è un elemento della terra, io invece ho scoperto che per me è legato all’acqua. Stefania formò il duo con me e Sara. Lei e io non avevamo un rapporto stretto ma ero convinta che fosse solo una questione di tempo e poi saremmo diventate subito amiche. Infatti dopo pochissimo ci legammo l’una all’altra e tra di noi ancora oggi c’è molta sintonia. Sara ha la mia stessa età ma ha un carattere completamente diverso; lei alcune volte può risultare scontrosa e quando si arrabbia forse sono una delle poche a capirla veramente. Però con lei mi diverto molto, ed è una delle amiche più importanti che ho. Di solito in un balletto bisogna contare sia dentro che fuori dall’acqua per avere dei tempi e la giusta coordinazione, io e Sara invece non avevamo bisogno di tutto ciò; bastava un solo sguardo per capirci e per fare un determinato passo. Arrivò il giorno della gara e avevo tantissima ansia. Dalla pancia alla testa vedevo tutto grigio. Dovevo eseguire tre coreografie: solo, duo, squadra. Cominciai con il solo e mi ricordo ancora cosa successe; appena mi tuffai mi scivolò il tappino dal naso. Sono andata nel panico, ero sott’acqua e non sapevo se uscire oppure iniziare il primo pezzo di gambe, anche se ritenevo impossibile riuscirci senza il tappino. Si trattava di una questione di secondi e dovevo decidere cosa fare. La mia testa mi disse di continuare, quindi andai avanti. Finì la coreografia e mi impegnai al massimo. Arrivai seconda e penso che sia stata una delle più grandi soddisfazioni della mia vita, vista la difficoltà. Arrivammo sul podio anche con il duo e con la squadra, quindi come prima gara andò alla grande.
Gli allenamenti ricominciarono e le gare successive non erano più di balletti ma di esercizi tecnici. Mi classificai in prima posizione, quindi diventai campionessa regionale per due anni consecutivi. Purtroppo poi è arrivato il Covid che ha bloccato tutto, sia gli allenamenti che le gare. È stato un periodo bruttissimo, ed era soprattutto strano non andare più in piscina. Ma questo non ci ha fermate: infatti Stefania ebbe l’idea di videochiamarci ogni giorno e fare allenamento da casa; sì, purtroppo non era la stessa cosa perché mi mancava molto la piscina e soprattutto il mio rapporto con l’acqua, però era il massimo che potevamo fare. Per fortuna siamo rimaste solo pochi mesi a casa e subito dopo abbiamo ricominciato i veri allenamenti. La nostra piscina era ancora chiusa, ma ce n’è stata un’altra che ci ha accolte e ospitate. Da una parte ero felicissima di ricominciare, dall’altra avevo un po’ di dubbi su questa nuova esperienza perché allenarci nella corsia a fianco della squadra avversaria non era il massimo. Però non potevamo fare altro, anzi l’importante era ricominciare, quindi andava benissimo così. Pian piano ci siamo abituate e quella piscina è diventata la nostra seconda casa, e devo dire la verità che un po’ mi è dispiaciuto lasciarla. Dopo un anno di gare e di allenamenti, la nostra piscina riaprì. Ricordo ancora il momento in cui misi il piede nell’acqua della nostra piscina: non mi sembrava vero. Finalmente ricominciammo la vita di prima.
Finì l’agonismo e cambiai categoria, passando in quella successiva. Cominciammo la preparazione per le gare e Stefania mi disse che non avrei più fatto il duo con Sara. Cambiata la categoria, mi voleva mettere con una compagna più grande per farmi provare qualcosa di più difficile. Inizialmente rimasi malissimo perché dopo sette anni con Sara cambiare partner è complicato, sia dal punto di vista dell’amicizia che della sincronia. Mi mise in coppia con Elena, che ha due anni più di me. Era il primo anno che stavo nella sua categoria e forse era quella con cui avevo legato di meno. Ovviamente riconoscevo la sua bravura e non pensavo neanche di essere al suo livello, però avevo paura di non trovarmi bene sul piano dell’amicizia. Io non dissi niente all’inizio perché volevo aspettare e vedere come sarebbe andata. Purtroppo però lei faceva molte assenze, quindi non avevamo mai modo di ripetere e ogni volta che tornava non si ricordava mai il pezzo che avevamo montato in precedenza. Questa situazione non poteva continuare visto che avevamo a breve le gare sia regionali che nazionali, così decisi di parlare con la mia allenatrice. Stefania concordava pienamente con me, quindi decidemmo di chiamare Elena e cercare di capire che intenzioni avesse. La aiutammo a riflettere e anche lei comprese che stava sbagliando. Grazie a questo chiarimento, fin dalla lezione successiva si notò la differenza. Finalmente tra di noi c’era sincronia e andavamo d’accordo. Il balletto usciva benissimo ed eravamo pronte per le gare. Le prime erano quelle regionali a Bari. Avevo molta ansia, perché era la prima gara dell’anno. La prima coreografia che dovevo eseguire era il solo. C’è stato un momento in cui non capivo niente, l’ansia mi stava soffocando e non avevo intenzione di gareggiare. Mancavano pochi balletti e poi toccava a me. Mi rassicurai, trovando la calma, e feci la camminata per andare a mettermi in posizione fuori dall’acqua. Cercai di pensare al mio solo e a nient’altro, e infatti appena il giudice fischiò tutte le mie preoccupazioni e i miei pensieri svanirono. Appena finì l’esercizio mi sentii più leggera, come se mi fossi tolta un gran peso. Ero convinta di aver ballato bene. Ci dissero subito che mi ero classificata in prima posizione e io rimasi senza parole. Ero orgogliosa di me stessa perché ero riuscita a far fruttare tutto il sacrificio e l’impegno che metto ogni giorno. Adesso però toccava al duo, non so chi fosse più in ansia tra me ed Elena. Il giudice fischiò e ci tuffammo, e per l’ennesima volta mi cadde il tappino. Dovevamo cominciare con una presa dove io saltavo e lei mi spingeva, quindi mi girai sott’acqua e cercai di farle capire che dovevo sistemare questo problema. Lei si girò a sua volta verso di me e mi fece capire che anche a lei era caduto il tappino. Andammo nel panico ma ci sistemammo comunque: non avevamo altro tempo, quindi andammo avanti con la coreografia. È stato davvero difficile, ma alla fine ce l’abbiamo fatta. Anche qui arrivammo prime e fu un grande traguardo. Infine con la squadra ci classificammo in seconda posizione. Nel complesso era andato tutto bene, ma adesso dovevamo concentrarci per le nazionali che sarebbero state la settimana successiva. Io non facevo una gara nazionale da molti anni a causa del Covid. Fu una settimana molto impegnativa, dove aumentarono sia i giorni, sia gli orari degli allenamenti. La gara era a Viterbo, quindi ci trasferimmo in pullman. L’andata fu infinita perché trovammo molto traffico. Arrivammo alle due di notte e la mattina ci dovevamo svegliare alle sette. Insomma, avevamo pochissime ore per riposarci. La mattina seguente ero stanchissima, non avevo riposato bene. L’ansia si faceva sentire sempre di più, ero ricoperta di pensieri. Arrivammo nella piscina e c’erano tantissime squadre. Era bellissimo vedere tutti i costumi con colori diversi, ognuno con le sue particolarità. Elena e io dovevamo essere le seconde ad esibirci, ma la prima coppia era assente, quindi toccò a noi aprire la gara. Questa era l’ultima cosa che volevo accadesse. C’erano tantissimi balletti eppure toccava proprio a noi cominciare. Eravamo molto tese. Il giudice fece un discorso di incoraggiamento a tutte le atlete e diede il via alla gara. Ci mettemmo nella posizione iniziale e attendemmo il fischio. Non appena partimmo, la nostra squadra cominciò ad applaudire e a fare il tifo per noi, e sentirlo fu una scarica di energia. Il balletto durava due minuti circa, ma per me sono stati due minuti infiniti. L’allenatrice era fiera di noi, eravamo andate benissimo. Con le premiazioni arrivò la vera gioia quando sentimmo che eravamo sul podio, in terza posizione. Era incredibile: non avevo mai pensato di arrivare su un podio nazionale e invece il mio sogno si era avverato. Scoppiammo a piangere dalla gioia e prendemmo la medaglia con la mano che ci tremava. Salimmo su quel podio, che per me non era un semplice podio ma significava tutto, più di una vittoria. Non avrei mai pensato di arrivare a questo traguardo insieme a Elena, visto come erano partite le cose. Penso che sia stato uno dei momenti più felici della mia vita.
Anche questa avventura era finita, e il giorno dopo abbiamo ricominciato gli allenamenti per le gare successive, a giugno. Purtroppo Elena ha abbandonato per quest’anno, per motivi Covid, quindi Stefania mi sta facendo fare il duo con Melissa. Io ho sempre sperato di fare il duo con lei perché mette molto impegno in questo sport, proprio come me. Che dire, speriamo che vadano bene anche le prossime gare, ma c’è comunque una cosa che posso consigliare: inseguire sempre i propri sogni perché prima o poi, dopo tanti sacrifici, si avvereranno. Ci vuole solo un po’ di pazienza e tanta, tanta determinazione.
