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Fantascienza
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Fascia 16-19
Aggiungiamo una E all’utopia

Mi fermai ad ammirare quei chicchi di mais nella padella: in pochi centimetri era descritto un intero processo evolutivo dell’umanità. Il mais si intreccia con due costanti della storia dell’uomo: le migrazioni e le guerre. Nel caso delle migrazioni, fu alla fine del XV secolo che i navigatori portarono in Europa questa pianta, che era già conosciuta al di là dell’Atlantico; invece, per quanto riguarda le guerre, pur non essendo più costanti della storia dell’uomo, avevano un aspetto in comune con i popcorn: il pop’. Ovviamente in guerra non c’erano i pop, ma i bang delle armi da fuoco e i boom seguiti dai kaboom delle bombe nucleari. Oggi, invece, le uniche detonazioni artificiali avvengono nelle centrali a fusione nucleare, molto più sicure di quella esplosa centoventisei anni fa a Fukushima, che tra l’altro era piuttosto antiquata, essendo basata sulla fissione. Certamente esistono anche altre esplosioni, come quelle nel nucleo terrestre o nel Sole, ma dopotutto hanno la stessa utilità di quelle provocate dalla fusione nucleare: produrre energia. Con la crisi del secolo scorso, i governi hanno preferito abolire definitivamente l’utilizzo delle fonti fossili a favore di quelle green con lo scopo di ridurre l’impatto ambientale. Le energie eolica e fotovoltaica sono state implementate, la prima con l’invenzione di speciali aquiloni più leggeri ed efficienti delle vecchie turbine, mentre la seconda con la realizzazione di mini-sfere di Dyson. Oltre ai mitici poteri di Eolo ed Elio, oggi anche Poseidone dà il suo contributo: in mare aperto sono stati disposti dei tappeti galleggianti che con il moto ondoso ricaricano delle batterie, che possono essere poi prese in prestito e sostituite dai marinai per le loro imbarcazioni. Ed infine il contributo di Efesto: il sistema geotermico è il principale mezzo di riscaldamento delle abitazioni e delle strutture.

L’unica fonte di riscaldamento che non sfruttava la geotermia era il piano ad induzione sotto la padella: a causa della mia distrazione la situazione era leggermente sfuggita di mano. I popcorn avevano già fatto pop ed il coperchio si era sollevato; la quantità di chicchi di mais esplosi era però esigua, ed infatti i miei ospiti optarono per farne di altri utilizzando un piccolo miracolo dell’elettromagnetismo: il forno a microonde. Comunque sì, avevo ospiti, colleghi di lavoro. A cena parlammo delle solite cose: questioni aziendali in primis, e poi notizie del giorno, come la cometa 1P/Halley quasi giunta al perielio. Ma, essendo l’uomo un animale politico, in una serata tra amici è immancabile un commento alla politica. In realtà, se oggi la guerra non è più una costante della storia umana, è perché non c’è un vero e proprio nemico da affrontare. La seconda guerra mondiale, ad esempio, iniziata all’incirca duecento anni fa, fu combattuta tra vari paesi: oggi non esistono più le nazioni. C’è stato un momento, verso il quinto decennio del secolo scorso, in cui le emergenze globali hanno suscitato un forte senso di coesione. Pertanto in un’assemblea dell’ONU fu proposto da un gruppo di delegati di varie nazioni di unificare il globo, semplicemente sotto il nome di Earth. Oggi esiste un governo formato da vari rappresentanti delle regioni, suddivise in scala continentale, e poi un parlamento composto da due membri provenienti da ogni provincia, nonché le ex nazioni. Si è cercato di uniformare il pianeta anche dal punto di vista economico: le varie monete sono state sostituite da una valuta unica, l’élektron (come la lega metallica utilizzata nelle prime monete del VII secolo a.C.). Per i pagamenti digitali invece, essendoci un unico governo mondiale, è stata fatta una differenziazione tra le due criptovalute con maggiore capitalizzazione: l’ether è utilizzato per acquisti online di beni digitali, il bitcoin per acquisti online di beni materiali.

Tornando comunque alla materia trattata durante la cena, tutti facemmo pronostici su quali potessero essere i prossimi passi dell’Universal symbiosis, un progetto politico iniziato all’indomani della creazione di Earth. Lo slogan di questa iniziativa è: «We add an E to utopia» («aggiungiamo una E all’utopia»). Il significato è immenso: da una parte quella E sta per environment, ovvero l’interesse primario dell’uomo verso l’ambiente, dilaniato dalla crisi dei primi decenni del XXI secolo, dall’altra aggiungere la E all’utopia significa trasformarla in una eutopia, il luogo in cui si vive bene. Da non dimenticare il pronome we, perché l’Universal symbiosis è una missione comunitaria, universale, che ha già portato benefici e può ancora migliorare la simbiosi tra esseri umani, animali e piante presenti sul pianeta. Inoltre, in risposta all’abolizione delle barriere nazionali, c’è stato un aumento degli spostamenti e dei flussi migratori, questa volta però molto più equilibrati di quelli degli scorsi secoli, tanto da raggiungere una densità di popolazione bilanciata su tutto il pianeta. Quello che abitiamo è sicuramente un sistema complesso, ma è la nostra casa ed è per questo che si tratta non solo di un sistema, ma di un ecosistema.

Ad ogni modo, torniamo a parlare di ciò che succedeva nella mia di casa. Terminata la serata, ognuno tornò alla propria dimora, essendo le abitazioni tutte piuttosto vicine. La nostra è infatti una città strutturata sul modello di Saturno: il centro è occupato da edifici adibiti a uffici e studi medici, e da alcune strutture del settore terziario; invece gli edifici ad uso abitativo, che sono realizzati in vetro e mattoni di polimeri di zolfo e diciclopentadiene, sono disposti in modo concentrico rispetto alla parte interna e costituiscono una vera e propria periferia, in perfetta relazione con la natura. L’anello residenziale è per il 55% ricoperto da piante, soprattutto nelle ampie aree verdi situate tra i vari quartieri. In tre di queste aree verdi sono inoltre state costruite delle scuole, partendo dal principio dell’outdoor learning (la didattica all’aperto) per insegnare alle future generazioni che l’educazione prima di tutto è con il prossimo, a prescindere dalla sua natura, umana, animale o vegetale che sia. Tra le varie zone dell’anello è possibile muoversi tramite un ulteriore cerchio che ruota grazie alla levitazione magnetica; mentre, dalla periferia al nucleo della città, lo spostamento è favorito da sei treni ad aria compressa disposti come gli apotemi di un esagono.

Il quarto treno è quello che io prendo ogni giorno per recarmi in ufficio. Anche la mattina dopo la cena, utilizzai quella linea ferroviaria per dirigermi verso il centro. Ovviamente prima di lasciare la mia abitazione, attivai il servizio di pulizia della casa: una serie di robot che si occupano per esempio dello smaltimento dei rifiuti. A proposito di rifiuti, questi vengono tutti raccolti dal sistema automatizzato delle case e differenziati per categorie in modo che ogni particella possa essere riutilizzata. La tematica della sostenibilità è particolarmente sentita dalla politica mondiale perché, dopo lo smaltimento del Pacific trash vortex, l’isola di plastica nel Pacifico, si temeva per l’impiego della plastica. Nonostante le preoccupazioni, ancora oggi si continua a fare uso di questo materiale, ma non se ne produce più. Tutta la plastica in circolazione è completamente riciclata, questo grazie a semplici accortezze sia di noi umani, che dei nostri collaboratori meccanici. Ad esempio tutte le bottiglie smaltite in un giorno vengono lavorate e il processo di suddivisione delle componenti impiega lo stesso tempo del mio spostamento da casa all’ufficio, ovvero circa trenta minuti.

In realtà non era il treno a essere lento, ma ero io che preferivo arrivare alla destinazione finale senza affanni. Infatti giunto alla fermata, presi una bici in sharing e costeggiai la via più bella della città, passando dinanzi alle vetrine. Un tempo ciò che si trovava al di là delle vetrine erano prodotti inarrivabili a causa degli eccessivi costi, ma già da un secolo, dopo la scadenza dell’Agenda 2030, è stata assunta un’attenta responsabilità per il mantenimento degli obiettivi 1 (sconfiggere la povertà) e 10 (ridurre le disuguaglianze). Il livello di disoccupazione, specialmente tra i giovani (come me, visto che avevo appena 26 anni), è molto basso e il denaro ha iniziato a circolare molto più equamente che in passato. È cambiato anche il modo in cui viene investito: infatti più della metà della tassazione mondiale favorisce la ricerca e l’istruzione. Insomma, i prodotti dietro le vetrine possono essere facilmente abbordabili per tutti.

Nelle vetrine però, oltre ad ammirare i capi d’abbigliamento, rimasi anche affascinato dallo splendore del sole riflesso. Era una soleggiata e mite giornata di primavera. C’era stato un periodo in cui le stagioni non si riconoscevano, almeno è questo che mi ha raccontato il mio bisnonno. Mi ha detto che la lotta al cambiamento climatico è stata lunga e ardua, e sua madre ha preso parte all’ultima grande guerra dell’uomo, quella contro il surriscaldamento globale. La madre era infatti ingegnere genetico e le sue ricerche sulla mutazione dei mammiferi, insieme a quelle di un’équipe di duecento donne, hanno riportato in vita i mammut, che, a loro volta, passeggiando per la tundra artica, ne hanno riequilibrato l’ecosistema, aumentando il congelamento del suolo e contribuendo alla diminuzione di emissione di gas serra. Queste donne hanno guidato e vinto l’ultima guerra dell’umanità e poi hanno risollevato il mondo intero: molte di loro infatti furono elette nella prima elezione dei componenti di Earth. D’altronde i risultati erano evidenti: l’85% dei primi rappresentanti era costituito da donne.

Ripensai alla mia famiglia quella mattina mentre mi recavo a lavoro, e al mio bisnonno, dal quale io avevo ereditato il nome, che aveva un desiderio: vedere come i suoi pronipoti (io e mia sorella) avrebbero cambiato il flusso del tempo. Così arrivai al mio ufficio, o meglio, all’ufficio della mia azienda. Posai la bicicletta, che nel frattempo era già stata prenotata da un altro utente del servizio di sharing, ed entrai. Alla reception firmai con l’impronta digitale e il mio box si aprì: all’interno c’erano due oggetti, gli unici necessari per la giornata. Afferrai così dalla scatola gli smart glasses e li appoggiai sul volto, d’altronde non ci servivano né laptop né smartphone, ormai desueti, e poi il QR-badge con le mie informazioni: ingegnere genetico (come la madre del mio bisnonno) specializzato in neuroscienze. Accesi gli occhiali e lessi in realtà aumentata: buona giornata Elpidio!

Pubblicato: 29 Gennaio 2023
Fascia: 16-19
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