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Horror
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Fascia 16-19
A37

Nova era appena sceso di casa. Era molto tardi, aveva chiesto ad Atlas di uscire quella sera, per fare un giro… Faceva molto freddo fuori, il ragazzo era ben coperto eppure sentiva i muscoli irrigidirsi progressivamente. Lentamente si mise in cammino. I suoi passi rimbombavano nella notte e quando uno dei suoi stivali in pelle incontrava una pozzanghera, il suono emesso dall’impatto echeggiava tra gli alti e scuri palazzi. Nova guardò l’orologio; 02.15. Il parco distava ormai qualche minuto ma il ragazzo non aveva la minima intenzione di accelerare il passo, era la sua serata, voleva rilassarsi. Vicino al parco c’era un distributore automatico. Nova aveva memoria di esso, poiché da ragazzino era solito andarci molte volte e ormai non avrebbe saputo nemmeno dire quanti soldi gli avesse messo dentro. Il distributore era bagnato, anche Nova a dire il vero, erano ore che pioveva ininterrottamente. Il suono del ticchettio delle goccioline sulla parte superiore del distributore lo disturbava, non riusciva a scegliere il prodotto. Dopo qualche minuto di esitazione, la mano digitò il numero: A37. La molla si girò, facendo cadere un pacchetto di fiammiferi Zundis con un suono ovattato. Nova si piegò, con la mano sinistra spinse lo sportello e infilò la destra prendendo ciò che gli sarebbe servito quella notte. Dopo essersi rialzato, si girò e infilò la mano nella tasca del cappotto tirando fuori un pacchetto di Marlboro rosse, ne prese una e se la mise tra le labbra. Un movimento fulmineo di polso, fece accendere un fiammifero, e il ragazzo si accese la sigaretta. Il fumo usciva lentamente dalla sua bocca, dopo aver fatto il giro delle sue vie respiratorie. Nova si rimise in cammino. Gli bastò qualche minuto per arrivare al parco ed era già davanti ai cancelli. Con un passo oltrepassò la linea in ferro e si fermò a guardare. Gli servivano sempre un paio di minuti prima di effettuare un rito, voleva guardare bene il luogo prescelto. L’orologio segnava le 2.20, Nova era in anticipo, ma non era un problema, sapeva come passare il tempo. Si avvicinò alla panchina vicino ai cancelli e si sedette. Era tutta bagnata, ma a lui non interessava.La sua mano destra, si infilò nella tasca del suo cappotto e tirò fuori un paio di cuffiette nere. Attaccò le cuffiette sul cellulare, aprì l’app per la musica e digitò «profondo rosso». Non appena la musica partì, Nova cliccò il pulsante per la riproduzione infinita, voleva rilassarsi nel tempo a sua disposizione. Passato qualche minuto, Nova intravide una figura incappucciata che camminava verso di lui. «Sarà sicuramente Atlas» pensò il ragazzo. L’uomo era arrivato davanti a Nova, e toltosi il cappuccio si rivelò essere proprio l’amico.«Ciao bro,» una voce profonda uscì dalla bocca dell’amico, «facciamo un giro?». Nova si alzò molto tranquillamente, ripose il telefono in tasca, e iniziò a camminare. Il parco era di forma ovale, lungo un po’ più di quattro chilometri, aveva numerose panchine e parecchi punti dove i bambini potevano giocare nei giorni dove il sole stava alto nel cielo. La sera era tutto diverso però. Il parco era buio, e la maggior parte dei lampioni erano fulminati. A causa della pioggia, ogni passo fatto dai due ragazzi si impantanava nel fango. Era molto tardi, e ovviamente il parco era deserto, Nova aveva scelto quell’ora apposta, gli piaceva il buio, trovava pace in esso, infatti era solito dormire di giorno e vivere di notte. Passava la maggior parte del tempo in preghiera e a fare sacrifici. Spesso si riforniva al canile e poi una volta arrivato a casa sacrificava i suoi acquisti sull’altare in pietra che aveva nella cantina. Nova non era un ragazzo come gli altri, era diverso. I suoi comportamenti non erano i medesimi dei suoi coetanei. Una volta un suo amico rise dei problemi che il ragazzo gli aveva precedentemente raccontato e Nova pieno di collera lo accoltellò in pieno torace, mandandolo in coma per circa due mesi. Fu in riformatorio che conobbe il culto, o meglio, il culto conobbe Nova, poiché egli era un vero e proprio discepolo di esso, talmente tanto fedele che avrebbe fatto le cose più impensabili pur di compiacere il suo signore. I ragazzi avevano percorso un buon pezzo del parco, mentre parlavano di lavoro e di politica. Atlas era il suo migliore amico, si conoscevano da decenni, eppure era l’ultima volta che i due sarebbero usciti insieme. Erano quasi arrivati agli attrezzi per l’allenamento, quando Nova si fermò, mise la mano destra nella tasca del giubbotto e prese il pacchetto di Marlboro. Lo aprì, ne prese due e le rimise in tasca. Passò una sigaretta al suo amico, che l’accettò volentieri. Un fiammifero Zundis accese prima la sigaretta di Atlas e successivamente quella del ragazzo. Nova voleva che il suo amico passasse dei bei momenti insieme a lui, dato che poi avrebbe fatto un viaggio, dal quale mai più avrebbe fatto ritorno. Ripreso a camminare, dopo qualche minuto i ragazzi raggiunsero un piccolo spiazzo all’interno del parco. L’area era di forma circolare, delimitata da numerosi alberi, con all’interno di essa tre panchine. Il colore era sbiadito, mostrando il legno marcio, putrido e i chiodi arrugginiti. Una panchina che molti avrebbero associato alla personalità di Nova. I ragazzi si sedettero su una panchina e continuarono la conversazione per una decina di minuti. Nova guardò l’orologio, segnava le 2.40. Era ora. Nova mise la mano in tasca e con uno scatto fulmineo piantò un coltello a farfalla nel collo di Atlas mentre con la mano sinistra gli teneva tappata la bocca, affinché nessun gemito potesse prendere aria. Lo sguardo impietrito e incredulo di Atlas fissava gli occhi gelidi di Nova, che aveva il sorriso stampato sulle labbra. Dopo qualche secondo il corpo esanime del ragazzo giaceva sulla panchina. Nova si alzò in piedi, mise il coltello in tasca e afferrò il cadavere per i corti capelli neri, scaraventandolo sull’erba. «Ho cinque minuti, Lucifero esige il sacrificio alle 2.45, ho ancora quattro minuti» pensò il ragazzo mentre scrutava il suo orologio Zenith. Si sedette sulla panchina, mise la mano nella tasca e tirò fuori il pacchetto di sigarette. Con la sigaretta accesa in bocca, si sdraiò sulla panchina, guardando il nuvoloso cielo, che ormai aveva smesso di lacrimare da un po’. Passati tre minuti, il ragazzo si alzò. Mise la mano nella tasca interna del cappotto, tirando fuori una fiaschetta in metallo contenente del Jameson, il suo whiskey preferito. Svitò il tappo e porse la fiaschetta verso il cielo, fissando verso l’alto. «Salute a te mio signore» disse il ragazzo, tracannando un ingente sorso di whiskey irlandese. Il contenuto restante della fiaschetta, lo versò sul cadavere dell’amico. «Offro a te questo sacrificio, mio re Lucifero, sperando di esser degno della tua benevolenza». Accese un fiammifero. La fiamma brillava riflettendosi negli occhi color ceruleo del ragazzo. Il fiammifero cadde sul corpo. Una vampata di fuoco si dimenò dal cadavere. Nova era immobile, fissando la fiamma che con tanta prodezza aveva scatenato. Solo uno stolto avrebbe potuto pensare in cuor suo, che fosse la prima volta che il ragazzo facesse una cosa del genere. Per Nova era ora di tornare a casa, aveva ancora tutta la giornata davanti. Tirò fuori il pacchetto di sigarette, ne prese una e l’accese con un fiammifero. Si mise lentamente a camminare, senza badare al fuoco che dietro di lui stava divorando il cadavere. «Dovrei farlo più spesso, è stato davvero rilassante» pensò il ragazzo mentre stava tirando la sigaretta. Nova era cresciuto a Grugliasco, una città in periferia di Torino, suo padre era solito tornare a casa ubriaco fino all’ultimo capello e appena vedeva il ragazzo, ci si scagliava contro. Una volta il bambino, all’età di nove anni finì in ospedale, poiché suo padre lo aveva pestato più forte del solito, a causa del suo licenziamento inaspettato. La madre di Nova era morta quando lui aveva otto anni, lasciandolo solo in casa con quell’animale. Ora il ragazzo aveva ventun anni. Viveva nella stessa casa dove era cresciuto, grazie ai soldi della NASpI di suo padre. Il padre del ragazzo era per l’Inps ancora vivo. Peccato però, che il suo cadavere, mutilato e seviziato nell’angolo della cantina di Nova non avrebbe potuto dire lo stesso.

Pubblicato: 21 Maggio 2022
Fascia: 16-19
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